Page 37 - Il combattimento spirituale
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inquieta e ne potessi trovare quiete lasciandola. In tal modo non impareresti mai a patire e la tua non
            sarebbe vera quiete, non procedendo da un animo purificato  dalla passione e ornato  di  virtù. La
            stessa cosa ti dico dei pensieri noiosi, che alcune volte travagliano e conturbano la tua mente: non li
            devi scacciare del tutto da te, perché, con la pena che ti danno, ti servono nello stesso tempo per
            assuefarti alla tolleranza delle contrarietà. E chi ti dice diversamente ti insegna piuttosto a fuggire il
            travaglio che ne senti, anziché a conseguire la virtù che desideri.
            E  ben  vero  che  conviene,  massimamente  al  giovane  soldato,  temporeggiare  e  destreggiarsi  nelle
            dette occasioni con avvertenza e con abilità, ora affrontandole ora scansandole secondo che più o
            meno va acquistando virtù e forza di spirito. Ma non si deve mai in tutto voltare le spalle e ritirarsi
            in modo da lasciarsi completamente dietro ogni occasione di contrarietà, perché, se per allora ci
            salvassimo  dal  pericolo  di  cadere,  per  l’avvenire  saremmo  esposti  con  maggior  rischio  ai  colpi
            dell’impazienza, non essendoci prima armati e fortificati con l’uso della virtù contraria.
            Questi  moniti  però  non  hanno  luogo  nel  vizio  della  carne,  di  cui  abbiamo  già  trattato
            dettagliatamente.

                                                  CAPITOLO XXXVIII

             Bisogna aver care tutte le occasioni di combattere per l’acquisto delle virtù, particolarmente quelle
                                              che comportano più difficoltà

            Figliuola, non mi contento che tu non schivi le occasioni che ti si fanno incontro per l’acquisto della
            virtù,  ma  voglio  che  come  cosa  di  gran  valore  e  di  grande  stima  siano  a  volte  da  te  cercate  e
            abbracciate  sempre  lietamente,  appena  si  presentano;  e  voglio  che  tu  reputi  più  preziose  e  care
            quelle che sono più spiacevoli per la tua sensibilità: questo ti verrà concesso con l’aiuto divino, se ti
            imprimerai bene nella mente le seguenti considerazioni.
            L’una è che le occasioni sono mezzi proporzionati, anzi necessari, per acquistare le virtù. Per cui
            quando tu chiedi queste al Signore, di conseguenza chiedi anche quelle, altrimenti la tua preghiera
            sarebbe vana e tu verresti a contraddire te stessa e a tentare Dio, poiché egli ordinariamente non dà
            la pazienza senza le tribolazioni né l’umiltà senza i disprezzi.
            La stessa cosa si può dire di tutte le altre virtù, che si conseguono senza dubbio per mezzo delle
            contrarietà. Essi ci sono di tanto maggior aiuto per questo scopo, che ci devono essere perciò tanto
            più care e gradite quanto più sono faticose: infatti gli atti che noi facciamo in tali casi più sono
            generosi e forti, più agevolmente e più presto ci aprono la strada alla virtù. Sono però da stimare e
            da non lasciare senza il loro esercizio anche le minime occasioni, come di uno sguardo o di una
            parola  contro  la  nostra  volontà,  poiché  gli  atti  che  vi  si  fanno  sono  più  frequenti  benché  meno
            intensi di quelli che sono da noi prodotti nelle difficoltà importanti.
            L’altra considerazione accennata anche sopra è questa: tutte le cose che ci succedono vengono da
            Dio per nostro beneficio e perché noi ne ricaviamo frutto. E quantunque di queste cose alcune che
            sono mancanze nostre o di altri, come dicemmo pure in altro luogo, non si può dire che siano di
            Dio, che non vuole il peccato, sono però da Dio in quanto egli le permette e non le impedisce, pur
            potendolo fare. Tutte le afflizioni e le pene che ci capitano o per nostri difetti o per malignità altrui
            sono da Dio e di Dio, poiché egli in quelle interviene. E ciò che non vorrebbe che si facesse in
            quanto contiene deformità grandemente odiosa ai suoi occhi purissimi, vuole che si patisca per quel
            bene di virtù che noi ne possiamo trarre e per altre giuste cause a noi occulte.
            Perciò, essendo noi più che certi che il Signore vuole che sosteniamo volentieri qualunque molestia
            ci venga dalle altrui o anche dalle nostre ingiuste azioni, il dire, come per una siffatta scusa della
            loro impazienza dicono molti, che Dio non vuole anzi aborrisce le cose mal fatte, non è altro che
            coprire la propria colpa con un vano pretesto e rifiutare la croce: infatti non possiamo negare che a
            lui piace che noi la portiamo (cfr. Lc 9,23).
            Anzi dico di più: in confronto al resto, il Signore ama più in noi la sopportazione di quelle pene che
            derivano dall’iniquità degli uomini, specialmente se sono stati prima serviti e beneficati, anziché le
            molestie che procedono da altre penose circostanze. E ciò sia perché ordinariamente più in quelle
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