Page 40 - Il combattimento spirituale
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Il modo di opporsi al demonio, mentre cerca di ingannarci con l’indiscrezione
Quando il sagace demonio si avvede che con vivi e ben ordinati desideri camminiamo dritto per la
via delle virtù, non potendoci tirare dalla sua parte con aperti inganni si trasfigura in angelo di luce.
Quindi con amichevoli pensieri, con sentenze della Scrittura e con esempi dei santi in modo
importuno ci sollecita a camminare con indiscrezione verso il culmine della perfezione, per farci poi
cadere nel precipizio. Perciò ci esorta a castigare aspramente il corpo con discipline, astinenze, cilizi
e altre simili afflizioni perché o ci insuperbiamo sembrandoci (come capita particolarmente alle
donne) di fare cose grandi o perché, sopraggiungendo qualche infermità, diventiamo inabili alle
opere buone, o perché per troppa fatica e pena ci vengano a noia e ripugnanza gli esercizi spirituali.
Così, a poco a poco, intiepiditi nel bene, con maggiore avidità di prima ci daremo in preda ai diletti
e ai passatempi terreni: questo è avvenuto a molti che, seguendo con presunzione di spirito l’impeto
di uno zelo indiscreto e oltrepassando con sproporzionati patimenti esteriori la misura della propria
virtù, sono periti nelle loro invenzioni e sono diventati motivo di derisione per i maligni demoni. Il
che non sarebbe loro successo, se avessero bene considerato le cose suddette e che questa specie di
atti penosi, sebbene siano lodevoli e apportino frutto qualora vi siano forze corporali e umiltà di
spirito corrispondenti, ha bisogno di misura conforme alla qualità e alla natura di ciascuno.
A chi non può in questa vita aspra tribolare con i santi, non mancano altre occasioni per imitarne la
vita con grandi ed efficaci desideri e con orazioni ferventi, aspirando alle più gloriose corone dovute
ai veri combattimenti per Gesù Cristo col disprezzare il mondo intero e anche se stesso; col darsi al
silenzio e alla solitudine; con l’essere umile e mansueto con tutti; col patire il male e fare il bene a
chiunque gli è più contrario e con il guardarsi da ogni colpa anche leggera. Questa è cosa più gradita
a Dio degli esercizi che affliggono il corpo: in essi io ti consiglio di essere piuttosto discretamente
parca per poterli accrescere nel bisogno, anziché con certi eccessi ridurti al punto di doverli
abbandonare.
Infatti già io credo che non stai affatto per cadere nell’errore di alcuni, ritenuti per altro spirituali, i
quali, allettati e ingannati dalla lusinghevole natura, sono troppo diligenti nel conservare la loro
salute corporale. E se ne mostrano tanto gelosi e ansiosi, che per una minima cosa stanno sempre in
dubbio e nel timore di perderla: infatti non vi è cosa che pensino e trattino più volentieri di come
regolarsi in questa parte della loro vita. Perciò attendono continuamente a procurarsi cibi conformi
più al gusto che al loro stomaco, il quale molte volte si indebolisce per eccessiva delicatezza. E
mentre si fa questo sotto pretesto di poter meglio servire Dio, non è altro che voler accordare
insieme senza alcun vantaggio, anzi con danno dell’uno e dell’altro, due nemici capitali che sono
spirito e corpo, poiché, con siffatta sollecitudine, a questo si toglie sanità e a quello devozione.
E perciò è più sicuro e giovevole sotto ogni aspetto un certo modo di vivere libero, non disgiunto
però da quella discrezione di cui ho parlato, avendo riguardo per le diverse condizioni e costituzioni
fisiche, che non soggiacciono tutte a una stessa regola. Inoltre aggiungo che non solo nelle cose
esteriori, ma anche nell’acquistare le virtù interiori dobbiamo procedere con qualche moderazione,
come si è precedentemente dimostrato a proposito della conquista graduale delle virtù.
CAPITOLO XLIII
Quanto possano in noi la nostra cattiva inclinazione e l’istigazione del demonio per indurci a
giudicare temerariamente il prossimo. Il modo di fare loro resistenza
Dal suddetto vizio della propria stima e reputazione ne nasce un altro, che ci porta gravissimo danno
ed è il giudizio temerario sul nostro prossimo che consideriamo vile, disprezziamo e abbassiamo.
Questo difetto, siccome ha la sua origine nella cattiva inclinazione e nella superbia, così da essa
viene volentieri fomentato e nutrito. Insieme a tale difetto, anche la superbia si va accrescendo,
compiacendo e ingannando insensibilmente: infatti senza avvedercene tanto più presumiamo di
innalzare noi stessi, quanto più nella nostra opinione deprimiamo gli altri sembrandoci di essere