Page 36 - Il combattimento spirituale
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Signore Gesù per me torturato! Sarà mai, unica vita dell’anima mia, che per tua  gloria io viva
            contenta tra mille angosce? Me beato, se in mezzo al fuoco delle tribolazioni arderò dalla voglia di
            sostenere cose maggiori!.
            Ci serviremo di queste e di altre orazioncelle, che siano conformi al nostro progresso nelle virtù e
            che lo spirito della devozione insegnerà. Queste orazioncelle si chiamano giaculatorie, perché sono
            come giavellotti e dardi che si lanciano verso il cielo e hanno grande forza per eccitarci alla virtù e
            penetrare fino nel cuore di Dio se sono accompagnate da due cose, quasi da due ali. L’una è la vera
            conoscenza della gioia che Dio prova per il nostro esercizio delle virtù. L’altra è un vero e ardente
            desiderio di acquistarle al solo scopo di essere graditi a sua divina Maestà.

                                                   CAPITOLO XXXVI

                          Nell’esercizio della virtù si deve camminare con sollecitudine continua

            Fra tutte le cose più importanti e necessarie per l’acquisto delle virtù, oltre a quelle insegnate sopra,
            una è questa: per raggiungere il fine che qui ci proponiamo, bisogna continuare andando sempre
            avanti,  altrimenti  con  il  solo  fermarsi  si  torna  indietro.  Perché  quando  noi  cessiamo  dagli  atti
            virtuosi, ne segue necessariamente che, per violenta inclinazione dell’appetito sensitivo e delle altre
            cose  che  esteriormente  ci  muovono,  si  generino  in  noi  molte  passioni  disordinate.  Queste
            distruggono  o  almeno  diminuiscono  le  virtù  e  inoltre  restiamo  privi  di  molte  grazie  e  doni,  che
            avremmo potuto ottenere dal Signore se avessimo fatto progresso. Perciò il cammino spirituale è
            differente dal cammino che fa il viandante per terra: in questo con il fermarsi non si perde niente del
            viaggio già fatto, mentre invece si perde in quello. E inoltre la stanchezza di chi fa il cammino a
            piedi aumenta con la continuazione del movimento corporale; mentre nella via dello spirito quanto
            più si cammina avanti, tanto più si acquista sempre maggior forza e vigore.
            Questo capita perché con l’esercizio virtuoso la parte inferiore, che con la sua resistenza rendeva
            aspro e faticoso il sentiero, si debilita sempre più; invece la parte superiore, nella quale risiede la
            virtù, si stabilisce e si fortifica di più. Perciò progredendo nel bene, va scemando qualche pena che
            vi si sente, e una certa segreta giocondità, che per l’azione divina si mescola con la stessa pena, in
            ogni ora si va facendo maggiore. A questo modo, continuando ad andare sempre con più facilità e
            diletto di virtù in virtù, si arriva finalmente alla sommità del monte dove l’anima, diventata perfetta,
            opera  poi  senza  fastidio;  anzi  opera  con  gusto  e  giubilo  perché,  avendo  già  vinto  e  domato  le
            passioni sregolate ed elevandosi sopra tutto il creato e sopra se stessa, vive felicemente nel cuore
            dell’Altissimo e quivi prende riposo soavemente faticando.

                                                  CAPITOLO XXXVII

             Dovendosi sempre continuare nell’esercizio delle virtù, non si devono fuggire le occasioni che ci si
                                                presentano per acquistarle

            Abbiamo visto assai chiaramente che nel viaggio tendente alla perfezione, ci conviene camminare
            sempre avanti senza fermarsi. Per fare questo, stiamo bene attenti e vigilanti a non lasciarci sfuggire
            qualunque occasione che ci si presenti per acquistare le virtù. Per cui non pensano bene quelli che si
            allontanano quanto possono dalle cose contrarie che potrebbero servire a questo scopo.
            Per non discostarmi dal solito esempio, ti dico: desideri acquistare l’abitudine alla pazienza? Non è
            bene  che  ti  allontani  da  quelle  persone,  da  quelle  azioni  e  da  quei  pensieri  che  ti  muovono
            all’impazienza.  E  perciò  non  devi  evitare  di  trattare  con  qualcuno,  benché  ti  sia  molesto;  ma,
            conversando e trattando con chiunque ti procuri noia, tieni sempre disposta e pronta la volontà a
            tollerare qualsiasi cosa ti possa capitare di increscioso e di molesto; se facessi diversamente, non ti
            abitueresti mai alla pazienza.
            Parimenti se un’azione ti reca fastidio o per se stessa o per chi te l’ha imposta o perché ti svia dal
            fare altra cosa a te più gradita, non esitare a intraprenderla e a continuarla anche se te ne sentissi
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