Page 25 - Il combattimento spirituale
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Queste meditazioni, divise secondo i tre segni, servono per tutti i tempi.
Le seguenti sono fatte per la sera, la mattina e il mezzogiorno e vertono sulla passione del Signore.
Infatti noi abbiamo il dovere di ricordarci spesso dei dolori che a causa di quella sostenne nostra
Signora; e se non lo facciamo, ci mostreremo ingrati.
La sera richiama alla tua memoria le angosce della Vergine pura per il sudore di sangue, per la
cattura nell’orto e per i dolori occulti del suo benedetto Figliuolo in tutta quella notte. La mattina
compassionala nelle sue afflizioni per la presentazione di Gesù a Pilato e a Erode, per la sentenza
della sua morte e per aver dovuto portare la croce. A mezzogiorno penetra con il pensiero nella
spada di dolore che trafisse il cuore della sconsolata Madre per la crocifissione e morte del Signore
e per la crudelissima lanciata nel suo sacratissimo costato.
Queste meditazioni dei dolori della Vergine potrai farle dalla sera del giovedì fino al mezzogiorno
del sabato e le altre negli altri giorni. Mi rimetto però alla tua particolare devozione e
all’opportunità che le cose esteriori ci porgeranno. E per concluderti in breve il modo con cui devi
regolare i sensi, ti dico: sii desta sicché in ogni cosa e in ogni avvenimento tu sia mossa e attirata
non dall’amore o dalla ripugnanza per loro, ma dalla sola volontà di Dio; e abbracciando e
aborrendo soltanto quelli che Dio vuole che tu abbracci e aborrisca.
Fa’ attenzione che io non ti ho dato i suddetti modi di reggere i sensi perché tu ti occupi in questi,
dovendo stare quasi sempre raccolta nella tua mente con il tuo Signore, il quale vuole che con
frequenti atti attenda a vincere i tuoi nemici e le passioni viziose sia resistendo loro sia facendo gli
atti delle virtù contrarie. Invece te li ho insegnati affinché sappia regolarti quando ce n’è bisogno.
Infatti devi sapere che si fa poco frutto quando si intraprendono molti esercizi i quali, benché in se
stessi siano buonissimi, ben spesso però sono confusione mentale, amor proprio, instabilità e tranelli
del demonio.
CAPITOLO XXIV
Il modo di regolare la lingua
La lingua dell’uomo ha grande bisogno di essere ben regolata e tenuta a freno (cfr. Gc 1,26), perché
ognuno è grandemente inclinato a lasciarla correre e discorrere di quelle cose che più dilettano i
nostri sensi. Il molto parlare ha radice per lo più in una certa superbia con la quale, persuadendoci
noi di sapere molto e compiacendoci nei nostri concetti ci sforziamo ripetutamente di imprimerli
negli animi degli altri per atteggiarci a maestri su di loro quasi che abbiano bisogno d’imparare da
noi.
Non si possono esprimere con poche parole i mali che nascono dalle molte parole. La loquacità è
madre dell’accidia, argomento di ignoranza e di pazzia, porta della detrazione, ministra di bugie e
raffreddamento del devoto fervore. Le molte parole danno forza alle passioni viziose e da questo,
poi, la lingua è indotta a continuare tanto più facilmente nel parlare indiscreto. Non ti allargare in
lunghi ragionamenti con chi ti ascolta mal volentieri, per non infastidirli; e fa’ la stessa cosa con chi
ti dà ascolto, per non eccedere i termini della modestia.
Fuggi il parlare con eloquenza e ad alta voce, perché l’una e l’altra cosa è assai odiosa ed è indizio
di presunzione e di vanità. Di te, dei fatti tuoi e dei tuoi congiunti non parlare mai, se non per pura
necessità e quanto più brevemente e ristrettamente potrai. Se ti pare che un altro parli di sé
eccessivamente, sforzati di trarne buon concetto ma non imitarlo, sebbene le sue parole tendano alla
propria umiliazione e all’accusa di se stesso. Del prossimo tuo e delle cose appartenenti a lui
ragiona il meno possibile, fuorché per dirne bene dove lo richieda l’occasione. Parla volentieri di
Dio, particolarmente del suo amore e della sua bontà; fallo, però, con timore di poter errare anche in
questo e ti piaccia stare piuttosto attenta quando un altro ne ragiona, conservando le sue parole
nell’intimo del tuo cuore. Delle altre solamente il suono della voce percuota le tue orecchie e la
mente stia sollevata al Signore; se poi bisogna ascoltare colui che ragiona per intendere e
rispondere, non lasciare per questo di dare qualche occhiata col pensiero al cielo dove abita il tuo
Dio; però osserva la sua altezza e come egli sempre guarda la tua umiltà (cfr. Lc 1,48).