Page 27 - Il combattimento spirituale
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Anche se il desiderio fosse da Dio, prima di realizzarlo fa’ in modo di mortificare al tua eccessiva
            vivacità, perché l’opera, preceduta da tale mortificazione, certamente gli sarà molto più gradita che
            se  fosse  fatta  con  l’avidità  della  natura;  anzi  alcune  volte  gli  piacerà  più  la  mortificazione  che
            l’opera stessa. Così, scacciando da te i desideri non buoni e non effettuando quelli buoni se prima
            non  avrai  represso  gli  stimoli  naturali,  terrai  in  pace  e  al  sicuro  la  rocca  del  tuo  cuore.  E  per
            conservarlo in tutto pacifico occorre anche che tu lo difenda e lo custodisca da certi rimproveri e da
            rimorsi interiori contro te stessa: essi alcune volte sono dal demonio, sebbene, per il fatto che ti
            accusano di qualche mancanza, paiono essere da Dio. Dai loro frutti conoscerai da dove procedono.
            Se ti abbassano, ti fanno diligente nell’operare bene e non ti tolgono la confidenza in Dio dal quale
            li devi ricevere con rendimento di grazie. Ma se ti confondono e ti fanno pusillanime, diffidente,
            pigra e lenta nel bene, tieni pure per cosa certa che vengono dall’avversario; tu, però, non dando
            loro ascolto, continua il tuo esercizio.
            Siccome,  oltre  a  quello  che  ti  ho  detto,  più  comunemente  nasce  nel  nostro  cuore  l’inquietudine
            dovuta all’accadere di cose contrarie, per difenderti da questi colpi devi fare due cose.
            L’una consiste nel considerare e nel vedere a chi sono contrari quegli avvenimenti: se allo spirito
            oppure all’amor proprio e alle proprie voglie. Se essi sono contrari alle proprie voglie e all’amore di
            te stessa, tuo capitale e principale nemico, non devi chiamarli contrari; anzi devi ritenerli per favori
            e soccorsi dell’altissimo Dio, per cui devono essere ricevuti con cuore allegro e con rendimenti di
            grazie. Ed essendo contrari allo spirito, non per questo si deve perdere la pace del cuore, come sarai
            edotta nel capitolo seguente.
            L’altra cosa consiste nell’elevare la mente a Dio accettando tutto a occhi chiusi, senza voler sapere
            altro, dalla mano pietosa della divina provvidenza come cosa piena di diversi beni, che tu per il
            momento non conosci.

                                                   CAPITOLO XXVI

                                      Quello che dobbiamo fare quando siamo feriti

            Quando ti trovi ferita per esser caduta in qualche difetto per debolezza tua ovvero anche talora per
            volontà e malizia, non diventare pusillanime e non inquietarti per questo, ma rivolgendoti subito a
            Dio digli così: Ecco, mio Signore, che io mi sono comportata da quella che sono: né da me ci si
            poteva aspettare altro che cadute. E qui con un poco di sosta umiliati agli occhi tuoi, addolorati
            dell’offesa fatta al Signore e, senza confonderti, muoviti a sdegno contro le tue viziose passioni e
            principalmente contro quella che ti ha causato la caduta. Continua poi: Né qui, Signore, mi sarei
            fermata, se tu per tua bontà non mi avessi trattenuta. E qui rendigli grazie e amalo più che mai
            provando stupore di tanta clemenza poiché, da te offeso, ti porge la mano destra perché tu non cada
            di nuovo.
            Infine dirai con grande confidenza nella sua infinita misericordia: Fa’ tu, Signore, da quello che sei;
            perdonami, non permettere che io viva mai separata e lontana da te né che più ti offenda. Ciò fatto,
            non ti dare a pensare se Dio ti abbia o no perdonato: questo non è altro che superbia, inquietudine di
            mente, perdita di tempo e inganno del  demonio sotto apparenza di  diversi  buoni  pretesti.  Perciò
            lasciandoti liberamente nelle mani pietose di Dio, continua il tuo esercizio come se non fossi caduta.
            E  se  molte  volte  al  giorno  tornassi a cadere e restassi ferita, fa’ questo  che ti ho detto con non
            minore fiducia la seconda, la terza e anche l’ultima volta più della prima; e disprezzando sempre più
            te stessa e odiando di più il peccato, sforzati di vivere più prudentemente.
            Questo esercizio dispiace molto al demonio sia perché vede che è graditissimo a Dio sia perché ne
            viene a rimanere confuso, trovandosi superato da chi prima egli aveva vinto. E perciò con diversi
            fraudolenti  modi  si  adopera  perché  noi  lo  tralasciamo,  e  molte  volte  l’ottiene  per  nostra
            trascuratezza  e  poca  vigilanza  su  noi  stessi.  Per  la  qual  cosa  se  tu  in  ciò  troverai  difficoltà,  a
            maggior ragione ti devi fare violenza ripigliando questo esercizio più d’una volta anche in una sola
            caduta.
            Se dopo il difetto ti sentissi inquieta, confusa e sfiduciata, la prima cosa che devi fare è recuperare
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