Page 11 - Il combattimento spirituale
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CAPITOLO X
L’esercizio della volontà é il fine al quale si devono indirizzare tutte le azioni interiori ed esteriori
Oltre all’esercizio che tu devi fare intorno all’intelletto, ti è necessario regolare talmente la tua
volontà che, non lasciandola nei suoi desideri, si renda in tutto conforme al beneplacito divino. E
avverti bene che non ti deve bastare soltanto il volere e il procurare le cose che a Dio sono più
gradite, ma devi anche volerle e compierle come mossa da lui e solamente allo scopo di piacergli. In
questo abbiamo pure, più che nel suddetto, contrasto grande con la natura: essa è talmente inclinata
verso se stessa che in tutte le cose, anche nelle buone e nelle spirituali (talora più che nelle altre)
cerca il proprio comodo e diletto. In questi si va trattenendo e di quelle, come di cibo per niente
sospetto, si va avidamente pascendo.
Infatti quando ci sono offerte, subito le adocchiamo e le vogliamo, non come mossi dalla volontà di
Dio né allo scopo di piacere solamente a lui, ma per quel bene e diletto che derivano dal volere le
cose volute da Dio. Questo inganno è tanto più occulto, quanto la cosa voluta è per se stessa
migliore. Onde persino nel desiderare lo stesso Dio vi sogliono essere degli inganni dell’amor
proprio, perché si mira spesso più al nostro interesse e al bene che ne aspettiamo che alla volontà di
Dio, il quale per sua sola gloria si compiace e vuole da noi essere amato, desiderato e obbedito.
Per guardarti da quest’insidia, che ti impedirebbe il cammino della perfezione, e per abituarti a
volere e a fare tutto come mossa da Dio e con pura intenzione di onorare e di compiacere lui solo (il
quale vuole essere unico principio e fine di ogni nostra azione e di ogni nostro pensiero), seguirai
questa via. Quando ti si offre qualcosa voluta da Dio, non inclinare la volontà a volerla se prima non
innalzi la mente a Dio per vedere che è volontà sua che tu la voglia e perché egli così vuole, e per
piacere solamente a lui. Così mossa e attirata da questa volontà, la tua si pieghi poi a volere quella
cosa come voluta da Dio e per suo solo beneplacito e onore. Parimenti volendo tu rifiutare le cose
non volute da Dio, non rifiutarle se prima non fissi lo sguardo dell’intelletto nella sua divina
volontà, la quale vuole che tu le rifiuti per piacergli.
Ma devi sapere che le frodi della sottile natura sono poco conosciute: essa, cercando sempre
occultamente se medesima, molte volte fa sembrare che in noi vi siano il detto motivo e il fine di
piacere a Dio, e non è così. Onde spesso avviene che quello che si vuole o non si vuole per nostro
interesse, pare a noi di volerlo o non volerlo per piacere o non piacere a Dio. Per fuggire da questo
inganno il rimedio proprio e intrinseco sarebbe la purezza del cuore, la quale consiste nello
spogliarsi dell’uomo vecchio e nel vestirsi del nuovo (cfr. Col 3,9-10; Ef 4,22-23): a tal fine si
indirizza tutto questo Combattimento.
Tuttavia per predisporti come si deve, poiché sei piena di te stessa, dal principio delle tue azioni sta’
attenta a spogliarti quanto puoi di ogni mistura dove tu possa stimare che vi sia del tuo, e non volere
né fare né rifiutare cosa alcuna, se prima non ti senti muovere e tirare dal puro e semplice volere di
Dio. Se in tutte le azioni, e particolarmente in quelle interiori dell’anima e in quelle esteriori che
passano presto, non potrai così sempre in atto sentire questo motivo, contentati di averlo
virtualmente in ciascuna, tenendo sempre vera intenzione di piacere in tutto al tuo solo Dio.
Ma nelle azioni che continuano qualche spazio di tempo, non solamente nel principio è bene che tu
ecciti in te questo motivo, ma devi stare attenta a rinnovarlo spesso e a tenerlo desto fino all’ultimo:
altrimenti vi sarebbe pericolo di incappare in un altro tranello pure dell’amor nostro naturale.
Essendo questo incline e propenso più verso se stesso che verso Dio, molte volte con intervallo di
tempo suole farci inavvertitamente cambiare gli oggetti e mutare le intenzioni.
Il servo di Dio, che in ciò non è ben attento, spesso comincia a fare qualche cosa per il solo motivo
di piacere al suo Signore; ma poi a poco a poco, quasi senza accorgersene, si va talmente
compiacendo in quella con il proprio senso che, scordatosi della divina volontà, si rivolge e si
attacca a tal punto al gusto sensibile e all’utile e all’onore che gliene possono venire, che se Dio
mette impedimento a quell’azione con qualche infermità o avversità o per mezzo di qualche
creatura, egli ne rimane tutto turbato e inquieto e alle volte cade nella mormorazione e di questo e di
quello, per non dire talora dello stesso Dio. Segno assai chiaro che l’intenzione sua non era in tutto