Page 13 - Il combattimento spirituale
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detta perciò ragionevole e superiore, l’altra del senso, chiamata inferiore e sensuale, la quale con i
            nomi di appetito, carne, senso e passione si suole significare -, tuttavia, poiché siamo uomini per la
            ragione,  anche  se  diciamo  che  con  il  solo  senso  vogliamo  qualche  cosa,  non  si  intende  che
            veramente la vogliamo, fintanto che non ci incliniamo a volerla con la volontà superiore. Per cui
            tutta  la  nostra  battaglia  spirituale  consiste  principalmente  nel  fatto  che  la  volontà  ragionevole,
            essendo come interposta fra la volontà divina che la sovrasta e la volontà inferiore che è quella del
            senso, è continuamente combattuta dall’una e dall’altra, mentre ciascuna di queste tenta di tirarla a
            sé e rendersela soggetta e obbediente. Ma gran pena e fatica, specialmente all’inizio, provano quelli
            che sono prigionieri delle cattive abitudini quando decidono di migliorare la loro vita corrotta e,
            liberandosi del mondo e della carne, di darsi all’amore e al servizio di Gesù Cristo.
            Questo perché i colpi, che la volontà superiore sostiene dalla volontà divina e da quella sensuale che
            le stanno sempre intorno battagliandola, sono possenti e forti e si fanno ben sentire non senza grave
            pena. Il che non avviene a quelli che sono già abituati alle virtù o ai vizi e sulla loro via intendono
            continuare, perché i virtuosi facilmente consentono alla volontà divina e i viziosi si piegano senza
            contrasto a quella del senso.
            Ma nessuno presuma di poter conseguire le vere virtù cristiane né di servire Dio come si conviene,
            se non vuole farsi violenza davvero e sopportare la pena che si sente nel lasciare non solo i piaceri
            maggiori ma anche i piccoli, ai quali prima era attaccato con affetto terreno. E la conseguenza di ciò
            è  che  pochissimi  raggiungono  lo  scopo  della  perfezione:  dopo  aver  con  fatica  superato  i  vizi
            maggiori,  non  vogliono  poi  farsi  violenza  continuando  a  soffrire  le  punture  e  il  travaglio  che  si
            provano  nel  resistere  a  quasi  infinite  vogliette  proprie  e  passioncelle  di  minor  conto,  le  quali,
            prevalendo ogni ora in essi, vengono ad acquistare dominio e signoria sopra i loro cuori.
            Fra questi se ne trovano alcuni che, se non rubano i beni altrui, si affezionano in modo eccessivo a
            quelli che giustamente possiedono; se non si procurano onori con mezzi illeciti, non li aborriscono
            però  come  dovrebbero  né  smettono  di  desiderarli  e  alcune  volte  di  cercarli  per  vie  diverse;  se
            osservano i digiuni di obbligo, non mortificano per questo la gola nel mangiare superfluamente e nel
            desiderare cibi delicati; vivendo nella continenza, non si staccano da certe amicizie di loro gusto,
            che portano grande impedimento all’unione con Dio e alla vita spirituale; essendo inoltre esse molto
            pericolose in qualsiasi persona sia pur santa e più in chi meno le teme, sono da fuggirsi da ciascuno
            quanto più si possa. Da tali cose ancora ne consegue che le altre loro opere buone sono fatte con
            tiepidezza di spirito e sono accompagnate da molti interessi e imperfezioni occulte, da una certa
            stima di se stessi e dal desiderio di esserne lodati e apprezzati dal mondo.
            Costoro non solo non fanno progresso nella via della salvezza, ma, tornando indietro, corrono il
            rischio di ricadere nei primi mali in quanto non amano  la vera virtù e si mostrano poco grati al
            Signore, che li tolse dalla tirannia del demonio; inoltre sono ignoranti e ciechi per vedere il pericolo
            in cui si trovano, mentre si persuadono di essere come in stato sicuro. E qui si scopre un inganno
            tanto più dannoso quanto meno avvertito: cioè molti che attendono alla vita spirituale, amando se
            stessi più di quanto dovrebbero (sebbene in verità non sanno amarsi), per lo più praticano quegli
            esercizi che più si confanno al loro gusto e lasciano gli altri che toccano sul vivo la propria naturale
            inclinazione e i loro sensuali appetiti, contro i quali ogni ragione vorrebbe che si rivolgesse tutto lo
            sforzo.
            Perciò, figlia mia diletta, ti avviso ed esorto a innamorarti della difficoltà e della pena che comporta
            il vincere se stessi: qui è tutto! E tanto più certa e sollecita sarà la vittoria quanto più fortemente ti
            innamorerai della difficoltà, che mostra ai principianti la virtù e la guerra; e se tu amerai la difficoltà
            e il penoso combattere più delle vittorie e delle virtù, più presto acquisterai ogni cosa.

                                                    CAPITOLO XIII

             Il modo di combattere contro gli impulsi del senso e gli atti che la volontà deve fare per acquistare
                                                   le abitudini alle virtù

            Ogniqualvolta la tua volontà ragionevole è combattuta da quella del senso da una parte e da quella
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