Page 8 - Il combattimento spirituale
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diffida di sé, assai più umilmente confida in Dio; e avendo in odio sopra ogni cosa il difetto e le
            passioni disordinate, causa della caduta, con un dolore grande, quieto e pacifico per l’offesa di Dio,
            segue poi l’impresa e perseguita i suoi nemici fino alla morte con maggior animo e risoluzione.
            Queste cose vorrei che fossero ben considerate da certe persone che si dicono spirituali. Quando
            esse  sono  incorse  in  qualche  difetto,  non  possono  né  vogliono  darsi  pace;  e  alle  volte,  più  per
            liberarsi dall’ansietà e dall’inquietudine dovute all’amor proprio che per altro, non vedono l’ora di
            andare a trovare il padre spirituale, dal quale dovrebbero andare principalmente per lavarsi dalla
            macchia del peccato e prendere forza contro di esso con il santissimo sacramento dell’eucaristia.

                                                     CAPITOLO V

                               Un errore di molti, dai quali la pusillanimità è tenuta per virtù

            In questo ancora si ingannano molti, i quali attribuiscono a virtù la pusillanimità e l’inquietudine
            che seguono dopo il peccato, perché sono accompagnate da qualche dispiacere: ma essi non sanno
            che nascono da occulta superbia e presunzione fondate sulla confidenza in se stessi e nelle proprie
            forze  nelle quali, perché  si  stimavano qualche cosa, avevano eccessivamente confidato.  Costoro,
            scorgendo dalla prova della caduta di sbagliare, si turbano e si meravigliano come di cosa strana e
            diventano pusillanimi, vedendo caduto per terra quel sostegno in cui vanamente avevano riposto la
            loro confidenza.
            Questo non accade all’umile, il quale, confidando nel suo solo Dio e in niente presumendo di sé,
            quando incorre in qualsiasi colpa, pur sentendone dolore, non se ne inquieta o se ne meraviglia: egli
            sa che tutto ciò gli avviene per sua miseria e propria debolezza da lui molto ben conosciute con
            lume di verità.

                                                     CAPITOLO VI

                      Altri avvisi, perché acquistiamo la diffidenza di noi stessi e la confidenza in Dio

            Poiché tutta la forza di vincere i nostri nemici nasce principalmente dalla diffidenza di noi stessi e
            dalla confidenza in Dio, di nuovo ti provvedo di avvisi perché tu le consegua con il divino aiuto.
            Devi sapere dunque e tenere per cosa certa che né tutti i doni, o naturali o acquisiti che siano, né
            tutte le grazie gratis date, né la conoscenza di tutta la Scrittura, né l’aver lungamente servito Dio e
            fatto in questo l’abitudine ci faranno compiere la sua volontà, se in qualunque opera buona e accetta
            agli occhi suoi che dobbiamo fare, e in qualunque tentazione che dobbiamo vincere, e in qualunque
            pericolo che dobbiamo fuggire, e in qualunque croce che dobbiamo portare secondo la sua volontà,
            se, dico, non è aiutato ed elevato il cuor nostro dal particolare aiuto di Dio, e anzi Dio stesso non ci
            tenda anche la mano per fare tutto questo. Dunque dobbiamo in tutta la nostra vita, in tutti i giorni,
            in tutte le ore e in tutti i momenti aver presente questa verità: che così per nessuna via o progetto
            potremo mai confidare in noi stessi.
            Per  quanto  poi  riguarda  la  confidenza  in  Dio, sappi  che per lui non c’è  niente di  più facile che
            vincere i pochi come i molti nemici, i vecchi ed esperti come i fiacchi e inesperti. Perciò, sebbene
            un’anima sia carica di peccati, abbia tutti i difetti del mondo, anzi sia difettosa quanto mai si possa
            immaginare;  benché  abbia  tentato  quanto  si  voglia,  usato  qualunque  mezzo  e  fatto  qualunque
            esercizio  per  lasciare  il  peccato  e  operare  il  bene;  benché  non  abbia  mai  potuto  acquistare  un
            minimo di bene, anzi sia precipitata più pesantemente nel male: con tutto ciò non deve mancare di
            confidare  in  Dio  né  deve  mai  lasciare  le  armi  e  gli  esercizi  spirituali,  ma  combattere  sempre
            generosamente in quanto bisogna sapere che in questa battaglia spirituale non perde chi non smette
            di combattere e di confidare in Dio, il cui aiuto non manca mai ai suoi soldati anche se a volte
            permette che siano feriti. Si combatta pure, perché qui è tutto! La medicina per le ferite è pronta ed
            efficace per i soldati, che con confidenza cercano Dio e il suo aiuto; e quando meno ci pensano, i
            nemici si troveranno morti.
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