Page 7 - Il combattimento spirituale
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Benché in questa battaglia, come abbiamo detto, sia tanto necessaria la diffidenza di sé, tuttavia, se
            l’avremo sola, o ci daremo alla fuga o resteremo vinti e superati dai nemici; e perciò oltre a questa ti
            occorre ancora la totale confidenza in Dio, da lui solo sperando e aspettando qualunque bene, aiuto e
            vittoria. Perché siccome da noi, che siamo niente, non ci è lecito prometterci altro che cadute, onde
            dobbiamo  diffidare  del  tutto  di  noi  medesimi,  così  grazie  a  nostro  Signore  conseguiremo
            sicuramente ogni gran vittoria purché, per ottenere il suo aiuto, armiamo il nostro cuore di una viva
            confidenza in lui. E questa parimenti in quattro modi si può conseguire.
            Primo: col domandarla a Dio.
            Secondo: col considerare e vedere con l’occhio della fede l’onnipotenza e la sapienza infinita di
            Dio,  al  quale  niente  è  impossibile  (cfr.  Lc  1,37)  né  difficile;  e  che  essendo  la  sua  bontà  senza
            misura, con indicibile amore sta pronto e preparato a dare di ora in ora e di momento in momento
            tutto quello che ci occorre per la vita spirituale e la totale vittoria su noi stessi, se ci gettiamo con
            confidenza nelle sue braccia. E come sarà possibile che il nostro Pastore divino, il quale trentatré
            anni ha corso dietro alla pecorella smarrita con grida tanto forti da diventarne rauco e per via tanto
            faticosa e spinosa da spargervi tutto il sangue e lasciarvi la vita, ora che questa pecorella va dietro a
            lui  con  l’obbedienza  ai  suoi  comandamenti  oppure  con  il  desiderio  benché  alle  volte  fiacco  di
            obbedirgli, chiamandolo  e pregandolo,  come sarà possibile che egli non volga ad essa quei  suoi
            occhi vivificanti, non l’oda e non se la metta sulle divine spalle facendone festa con tutti i  suoi
            vicini e con gli angeli del cielo? Che se nostro Signore non lascia di cercare con grande diligenza e
            amore  e  di  trovare  nella  dramma  evangelica  il  cieco  e  muto  peccatore,  come  sarà  possibile  che
            abbandoni colui che come smarrita pecorella grida e chiama a suo Pastore? E chi crederà mai che
            Dio,  il  quale  batte  di  continuo  al  cuore  dell’uomo  per  il  desiderio  di  entrarvi  e  cenarvi
            comunicandogli i suoi doni, faccia egli davvero il sordo e non vi voglia entrare qualora l’uomo apra
            il cuore e lo inviti (cfr. Ap 3,20)?
            Il terzo modo per acquistare questa santa confidenza è il ricorrere con la memoria alla verità della
            sacra Scrittura, la quale in tanti luoghi ci mostra chiaramente che non restò mai confuso colui che
            confidò in Dio.
            Il quarto modo, che servirà per conseguire insieme la diffidenza di te stessa e la confidenza in Dio, è
            questo: quando ti capita qualcosa da fare e di intraprendere qualche battaglia e vincere te stessa,
            prima  che  ti  proponga  o  ti  risolva  di  volerla  fare  rivolgiti  con  il  pensiero  alla  tua  debolezza  e,
            diffidando completamente, volgiti poi alla potenza, alla sapienza e alla bontà divina. E in queste
            confidando,  delibera  di  operare  e  di  combattere  generosamente;  ma  come  nel  suo  luogo  dirò,
            combatti e opera poi con queste armi in pugno e con l’orazione. E se non osserverai quest’ordine,
            anche se ti parrà di fare ogni cosa nella confidenza in Dio, ti troverai in gran parte ingannata: infatti
            è  tanto  sottile  e  tanto  propria  all’uomo  la  presunzione  di  se  medesimo,  che  subdolamente  quasi
            sempre vive nella diffidenza che ci pare di avere di noi stessi e nella confidenza che stimiamo di
            avere in Dio.
            Perché tu fugga quanto più sia possibile la presunzione e operi con la diffidenza di te stessa e con la
            confidenza  in  Dio,  fa  in  maniera  che  la  considerazione  della  tua  debolezza  preceda  la
            considerazione dell’onnipotenza di Dio e ambedue precedano le nostre opere.

                                                     CAPITOLO IV

                  Come possa conoscersi se l’uomo opera con la diffidenza di sé e con la confidenza in Dio

            Alle volte pare assai al servo presuntuoso d’aver ottenuto la diffidenza di sé e la confidenza in Dio,
            ma non sarà così. E di ciò ti darà chiarezza l’effetto che produrrà in te la caduta.
            Se tu dunque, quando cadi, t’inquieti, ti rattristi e ti senti chiamare a un certo che di disperazione di
            poter andare più innanzi e di far bene, è segno certo che tu confidavi in te e non in Dio. E se molta
            sarà la tristezza e la disperazione, molto tu confidavi in te e poco in Dio: infatti colui che in gran
            parte  diffida  di  se  stesso  e  confida  in  Dio, quando cade non si  meraviglia, non si  rattrista né si
            rammarica  conoscendo  che  ciò  gli  capita  per  sua  debolezza  e  poca confidenza in  Dio. Anzi  più
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