Page 10 - Il combattimento spirituale
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affetto viene a essere oscurato maggiormente l’intelletto e, così oscurato, fa di nuovo sembrare alla
            volontà la cosa più che mai amabile o odiosa. Perciò, se non si osserva la regola che ho detto (il che
            in  tutto  questo  esercizio  è  di  somma  importanza),  queste  due  potenze  tanto  nobili  ed  eccellenti,
            intelletto e volontà, vengono miseramente a camminare sempre, come in un vortice, di tenebre in
            più folte tenebre e di errore in errore maggiore.
            Guardati dunque, figliuola, con ogni vigilanza da ogni non bene ordinato affetto a qualsiasi cosa,
            che  prima  non  sia  da  te  ben  esaminata  e  riconosciuta  per  quella  che  è  veramente  con  il  lume
            dell’intelletto,  e  principalmente  con  quello  della  grazia  e  dell’orazione  e  con  il  giudizio  del  tuo
            padre  spirituale.  Il  che intendo che tu  debba osservare, talora più  che nelle altre cose, in  alcune
            opere  esteriori  che  sono  buone  e  sante,  perché  in  queste,  per  essere  tali,  vi  è  più  che  in  quelle
            pericolo di inganno e di indiscrezione da parte nostra. Onde per qualche circostanza di tempo, di
            luogo  e  di  misura,  o  per  rispetto  dell’obbedienza,  alcune  volte  ti  potrebbero  recare  non  piccolo
            danno, come di molti si sa che nei lodevoli e santissimi esercizi hanno corso pericolo.

                                                     CAPITOLO IX

                       Un’altra cosa da cui si deve guardare l’intelletto perché possa discernere bene

            L’altra cosa da cui dobbiamo difendere l’intelletto è la curiosità perché, riempiendolo noi di pensieri
            nocivi, vani e impertinenti, lo rendiamo inabile e incapace di apprendere ciò che più appartiene alla
            nostra  vera  mortificazione  e  perfezione.  Per  cui  tu  devi  essere  come  morta  in  tutto  a  ogni
            investigazione delle cose terrene non necessarie, sebbene lecite.
            Restringi sempre il tuo intelletto quanto puoi e ama di farlo stolto. Le novità e le vicissitudini del
            mondo, piccole e grandi, per te siano appunto come se non fossero; e se ti sono offerte, opponiti
            loro e scacciale lontano da te. Nel desiderio di intendere le cose celestiali fa’ in modo da essere
            sobria e umile, non volendo sapere altro che Cristo crocifisso (cfr. 1Cor 2,2; Gal 6,14; 1Cor 1,23),
            la vita e la morte sua e quanto da te domanda. Allontana da te tutto il resto e farai cosa molto gradita
            a Dio, il quale considera suoi cari e diletti coloro che desiderano da lui e cercano quelle cose che
            bastano per amare la sua divina bontà e per fare la sua volontà. Ogni altra domanda e ricerca è amor
            proprio, superbia e inganno del demonio.
            Se tu seguirai queste norme potrai sfuggire a molte insidie perché, vedendo l’astuto serpente che in
            quelli  che  attendono  alla  vita  spirituale  la  volontà  è  gagliarda  e  forte,  tenta  di  abbattere  il  loro
            intelletto per farsi così padrone di questo e di quella. Onde è solito molte volte dar loro sentimenti
            alti, vivi e stravaganti; e li concede massimamente alle persone acute e di grande ingegno e che sono
            facili a montare in superbia perché, occupate nel diletto e nella meditazione di quei punti nei quali
            falsamente si persuadono di godere Dio, si dimentichino di purificare il cuore e di attendere alla
            conoscenza di se stessi e alla vera mortificazione. Irretiti così nel laccio della superbia, si fanno un
            idolo  del  proprio  intelletto.  Da  questo  ne  segue  che  a  poco  a  poco,  senza  accorgersene,  si
            convincono  di  non  avere  bisogno  del  consiglio  e  ammaestramento  altrui,  essendo  già  abituati  a
            ricorrere in ogni evenienza all’idolo del proprio giudizio.
            Questa  è  cosa  di  grave  pericolo  e  molto  difficile  a  curarsi,  perché  è  più  pericolosa  la  superbia
            dell’intelletto che della volontà: essendo la superbia della volontà manifesta al proprio intelletto,
            facilmente un giorno potrà curarla obbedendo a chi deve. Ma chi ha ferma opinione che il suo parere
            sia migliore di quello di altri, da chi e come potrà essere sanato? Come si sottoporrà al giudizio di
            altri, che non ritiene tanto buono quanto il suo proprio? Se l’occhio dell’anima, che è l’intelletto,
            con cui si doveva conoscere e purificare la piaga della superba volontà è infermo, cieco e pieno
            della stessa superbia, chi lo potrà curare? E se la luce diventa tenebre e la regola fallisce, che ne sarà
            del resto?
            Perciò tu opponiti per tempo a così  pericolosa superbia, prima che ti penetri  nelle midolla delle
            ossa. Rintuzza l’acutezza del tuo intelletto: sottoponi facilmente il tuo parere a quello altrui; diventa
            pazza per amore di Dio e sarai più saggia di Salomone.
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