Page 31 - Il Maestro
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fanciulli, fornace, fuoco, re, infine illesi dal fuoco e tutto il resto che quelle
                  parole significano.  Al contrario Anania, Azaria e  Misael mi sono ignoti
                  come le sarabare e a conoscerli non mi hanno giovato affatto tutti questi
                  nomi e non potranno ormai più aiutarmi. E confesso di avere fede e non
                  scienza  che  tutte  le  notizie  contenute  in  quella  storia  sono  avvenute  in
                  quel  tempo  così  come  sono  state  narrate.  La  differenza  la  conobbero
                  anche  coloro  ai  quali  crediamo.  Dice  il  Profeta:  Se  non  crederete,  non
                  conseguirete  con  l'intelletto  17.  Non  l'avrebbe  detto  certamente  se  non
                  avesse  ritenuto  che  non  differiscono.  Dunque  ciò  che  conseguo  con
                  l'intelletto, lo credo  anche, ma non  tutto ciò che credo lo conseguo con
                  l'intelletto. E di tutto ciò che conseguo con l'intelletto ho scienza, ma non
                  ho  scienza  di  tutto  ciò  che  credo.  Ma  non  per  questo  non  ho  scienza
                  dell'utilità  di  credere  molte  cose  di  cui  non  ho  scienza.  A  tale  utilità
                  assegno anche la vicenda dei tre fanciulli. Dunque giacché di molte cose
                  non posso avere scienza, ho scienza della grande utilità di crederle.


                  Nell'interiorità parla il Maestro divino.



                  11.  38.  Sul  mondo  intelligibile  poi  non  ci  poniamo  in  colloquio  con
                  l'individuo che parla all'esterno, ma con la verità che nell'interiorità regge
                  la mente stessa, stimolati al colloquio forse dalle parole. E insegna colui
                  con cui si dialoga, Cristo, di cui è stato detto che abita nell'uomo interiore,
                  cioè  l'eternamente  immutabile  potere  e  sapienza  di  Dio  18.  Si  pone  in
                  colloquio con lei ogni anima ragionevole, ma essa si rivela a ciascuno nei
                  limiti con cui può averne conoscenza secondo la buona o cattiva volontà.
                  E il fatto che può sfuggire non avviene per difetto della verità con cui ci si
                  rapporta,  come  non  è  difetto  della  luce  sensibile  che  la  vista  spesso
                  s'inganna. Ma noi dobbiamo,ammettere che ci si rapporta alla luce per le
                  cose visibili perché ce le mostri secondo il limite della nostra facoltà.


                  Senso, parola, insegnamento.



                  12. 39. Dunque per i colori ci volgiamo alla luce e per gli altri sensibili che
                  si percepiscono col corpo ci volgiamo alle proprietà delle cose, anche esse
                  corpo, e  ai sensi stessi, di cui l'intelligenza si serve come strumenti per
                  conoscere i sensibili. Per gli intelligibili al contrario ci volgiamo mediante
                  il  pensiero  alla  verità  interiore.  Quale  prova  dunque  si  può  addurre
                  ancora per evidenziare che con le parole si conosce qualche cosa al di là
                  del  suono  stesso  che  colpisce  l'udito?  Infatti  tutti  gli  oggetti  che  ci
                  rappresentiamo o ce li rappresentiamo con il senso o con l'intelligenza.
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