Page 15 - Il Maestro
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ciò che noi denominiamo " chi ", vien risposto ; come i greci denominano
                  ciò  che  noi  denominiamo  " voglio ",  vien  risposto  ;  come  i  greci
                  denominano  ciò  che  noi  denominiamo  " bene ",  vien  risposto  ;  come  i
                  greci  denominano  ciò  che  noi  denominiamo  " scritto ",  vien  risposto  ;
                  come i greci denominano ciò che noi denominiamo " e ", vien risposto ;
                  come i greci denominano  ciò che noi denominiamo " da ", vien risposto
                  come i greci denominano ciò che noi denominiamo " oh! ", vien risposto .
                  E in tutte le parti del discorso che ho elencate si esprime logicamente chi
                  pone  la  domanda  in  quei  termini.  Ma  non  sarebbe  possibile  se  non
                  fossero nomi. E poiché possiamo, indipendentemente dai testi autorevoli
                  di tutti gli eruditi, dimostrare con tale ragionamento che l'apostolo Paolo
                  si  è  espresso  rettamente,  non  c'è  bisogno  di  un  nome  illustre  su  cui
                  fondare la nostra opinione.


                  L'autorità di Cicerone e maestri di logica.



                  5. 16. Ci può essere qualcuno però più caparbio e ostinato che ancora non
                  si  piega  e  afferma  che  si  piegherà  soltanto  agli  scrittori,  ai  quali  per
                  universale     riconoscimento       si   attribuisce     autorità    nelle    regole
                  grammaticali.  Ma  che  cosa  di  più  autorevole  di  Cicerone  si  ha  nella
                  lingua  latina?  Ora  egli  nelle  altissime  orazioni,  dette  verrine,  designò
                  come nome la preposizione " davanti ", che tuttavia in quel passo è usata
                  come avverbio 10. Ma è possibile che io interpreti meno bene il testo e che
                  esso sia spiegato diversamente da me e da altri. Se ne può dunque citare
                  uno,  al  quale,  penso,  non  è  possibile  obiettare  nulla.  Insegnano  i  più
                  autorevoli maestri di logica che la proposizione perfetta, che può essere
                  affermativa e negativa, risulta dal nome e dal verbo. Tullio in un passo la
                  chiama  enunziato  11.  E  quando  si  ha  la  terza  persona  del  verbo,
                  affermano  che  il  caso  del  nome  è  il  nominativo.  E  giustamente  lo
                  affermano. Ma se ne analizzi uno assieme a me, puoi osservare  che, ad
                  esempio, nelle espressioni " L'uomo siede, il cavallo corre ", si hanno due
                  enunziati.
Ad. - Sì.
Ag. - E ti accorgi anche che in ciascuna c'è un nome,
                  uomo nella prima, cavallo nella seconda, e un verbo, siede nella prima,
                  corre nella seconda.
Ad. - Sì.
Ag. - Dunque se dicessi " siede " soltanto o
                  " corre " soltanto, mi chiederesti chi o che cosa. Ed io dovrei rispondere
                  " l'uomo, il cavallo ", l'animale o altro, in maniera che il nome congiunto
                  al  verbo  renda  esplicito  l'enunziato,  cioè  la  proposizione  che  può
                  affermare o negare.
Ad. - Capisco.
Ag. - Seguimi ancora. Supponi che noi
                  vediamo  un  qualche  cosa  di  lontano  e  che  rimaniamo  incerti  se  sia  un
                  sasso o un animale o altro oggetto e che io ti dica: " Poiché è un uomo, è
                  un  animale ".  Parlerei  avventatamente?
Ad.  -  Certo;  ma  non
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