Page 13 - Il Maestro
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suppongo  l'autore,  che  hai  recitato  al  maestro  di  grammatica,  l'ha  così
                  definito:  il  pronome  è  una  parte  del  discorso  che,  posta  in  luogo  del
                  nome,  significa  la  medesima  cosa  sebbene  meno  pienamente.
Ad.  -
                  Ricordo e son d'accordo.
Ag. - Puoi osservare dunque che, secondo tale
                  definizione,  i  pronomi  sono  esclusivamente  in  funzione  dei  nomi  e  si
                  usano soltanto in luogo di essi. Ad esempio nei termini: " quest'uomo, lo
                  stesso  re,  la  medesima  donna,  quest'oro,  quell'argento ",  sono  pronomi
                  " questo, lo stesso, la medesima, questo e quello ", sono nomi " uomo, re,
                  donna,  oro,  argento ".  Con  essi  gli  oggetti  sono  stati  significati  più
                  pienamente  che  con  i  pronomi.
Ad.  -  Veggo  e  sono  d'accordo.
Ag.  -  E
                  adesso tu enunziami alcune congiunzioni a tuo piacere.
Ad. - " E, anche,
                  ma,  altresì ".
Ag.  -  E,  secondo  te,  tutte  queste  che  hai  detto  non  sono

                  nomi?
Ad.  -  Ma  niente  affatto.
Ag.  -  Per  lo  meno,  secondo  te,  mi  sono
                  espresso  logicamente  nel  dire:  " Tutte  queste  che  hai  detto "?
Ad.  -
                  Logicamente  certo.  E  ora  comincio  a  capire  con  quanta  abilità  mi  hai
                  mostrato  che  ho  enunziato  dei  nomi.  Altrimenti  non  si  sarebbe  potuto
                  dire:  " tutte  queste ".  Ma  temo  tuttora  di  dover  ritenere  che  non  hai
                  parlato logicamente perché devo ammettere che le quattro congiunzioni
                  sono  anche  parole.  Anche  delle  congiunzioni  si  può  logicamente  dire:
                  " tutte queste ", poiché logicamente si dice " tutte queste parole ". E se mi
                  chiedi quale parte del discorso è " parole ", dovrò rispondere che è nome.
                  Pertanto il pronome è stato forse aggiunto a questo nome in maniera che
                  la tua espressione risultasse logica.


                  L'autorità di Paolo.


                  5.  14.  Ag.  -  Ti  sbagli,  ma  con  discernimento.  Ma  per  sfuggire  all'errore
                  segui  con  maggiore  discernimento  il  mio  discorso,  seppure  saprò
                  formularlo  come  voglio.  Trattare  parole  con  parole  è  tanto  complicato
                  quanto intrecciare e contemporaneamente stropicciare le dita. Soltanto chi
                  compie l'atto può forse discernere quali dita sentano il prurito e quali lo

                  leniscano.
Ad.  -  Son  presente  con  tutta  la  mia  capacità  anche  perché  la
                  similitudine  mi  stimola  all'attenzione.
Ag.  -  Certamente  le  parole
                  risultano di suoni e lettere.
Ad. - Sì.
Ag. - Serviamoci dunque soprattutto
                  di  un'autorità  che  ci  è  molto  cara.  L'apostolo  Paolo  dice:  Non  v'era  nel
                  Cristo il sì e il no, ma il sì era in lui 8. Ora non si deve pensare, mi pare, che
                  in Cristo vi siano le lettere che si pronunciano nel dire il sì, ma piuttosto
                  quel che da queste lettere è significato.
Ad. - Giusto.
Ag. - Tu comprendi
                  dunque che chi ha detto In lui era il sì, ha detto appunto che si chiama sì
                  ciò che era in lui. Allo stesso modo se avesse detto " In lui era la virtù ", si
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