Page 28 - Forme dell'Intelligenza Spirituale
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Lo  scarabeo  è  il  profeta:  E  lo  scarabeo  gridò  dal  legno,  come  si  ritiene  [da
                  quello  della  croce]  abbia  fatto  il  Signore.  Le  locuste  sono  i  popoli;  nel
                  Vangelo:  Si  nutriva  di  locuste  (Mt  3,4).  Si  intende  talvolta  col  termine  di
                  locuste  il  popolo  giudeo,  talaltra  i  pagani  convertiti,  o  la  lingua  degli
                  adulatori, o per similitudine  [col volo]  la resurrezione del Signore, o  la
                  vita  dei  predicatori.  Le  api  sono  un’immagine  della  verginità  o  della
                  sapienza;  in  Salomone:  Guarda  l’ape  e  come  lavora  (Pro  6,  6).  E,  in  senso
                  negativo,  nel  profeta:  E  l’ape  dalla  terra  d’Assur  (Is  7,  18).  M’hanno
                  circondato come api (Sal 117, 12), cioè i malvagi e gli iracondi. Poiché le api
                  hanno il miele in bocca e il pungiglione nascosto nella coda, col loro nome
                  si intendono anche coloro che lusingano con la lingua, ma feriscono con
                  nascosta malignità; parlando, nutrono infatti con un dolce miele, e in pari
                  tempo  feriscono  col  pungiglione.  Lo  stesso  nome  [delle  api]  può
                  contrassegnare i detti dei prudenti, com’è scritto: Un favo di miele sono le
                  parole del buono (Pro 16, 14). La mosca è il diavolo, o un suo ministro, o la
                  lordura  dell’idolatria;  in  Salomone:  Una  mosca  morta  guasta  una  coppa
                  d’unguento profumato (Ec 10, 1).
                  Le bestie sono il diavolo, o gli uomini crudeli; nel salmo: Non abbandonare
                  alle  bestie  l’anima  che  confida  in  te  (Sal  73,  19).  Il  leone  è  il  Signore,  o
                  l’Apostolo. Ha vinto il leone della tribù di Giuda (Ap 5, 5). Oppure, in senso
                  negativo: Il diavolo, nostro avversario, si aggira come un leone (1Pt 5, 8). La
                  leonessa simbolizza i superbi o gli sconsiderati. Il leopardo è il diavolo o
                  il  peccatore  variamente  corrotto;  nel  profeta:  È  forse  possibile  che  l’Etiope
                  muti la sua pelle, e il leopardo il mantello chiazzato? (Ger 13, 27). L’elefante
                  rappresenta  il  grande  peccatore;  nei  Re  si  portano  innanzi  a  Salomone
                  scimmie ed elefanti (3Re 10,22). L’orso è il diavolo, o i principi spietati, o gli
                  insidiatori. Nei Re: E uscirono due orsi che li divorarono (4Re 2, 24): con essi
                  si indicano gli imperatori romano Tito e Vespasiano, che annientarono gli
                  Ebrei. Il cervo è Cristo, o i santi; nel salmo: Come anela il cervo alle fonti
                  dell’acqua (Sal 41, 2). E in altro salmo: I monti eccelsi sono per i cervi, le rocce
                  son  di  dimora  ai  ricci  (Sal  103,  18),  significando  questi  ultimi  quanti  si
                  dedicano  alla  vita  contemplativa.  Il  lupo  è  il  diavolo,  o  un  eretico;  nel
                  Vangelo: Dentro son lupi rapaci (Mt 7, 15). O, in senso positivo: Beniamino è
                  un lupo rapace (Gn 49, 27), con cui si intende l’apostolo Paolo. Il cinghiale è
                  il  diavolo;  nel  salmo:  La  va  brucando  il  cinghiale  (Sal  79,  14).  La  tigre  è
                  talvolta  la  boria  femminile;  nel  libro  di  Giobbe:  La  tigre  vien  meno,  per
                  mancanza di preda (Gb 4, 11). L’unicorno è citato nel salmo: È caro come il
                  figlio dell’unicorno (Sal 28, 6); si riferisce a una forza eccezionale, o ai santi

                  che  sostengono  la  parola  unica  di  Dio.  E  altrove:  È  salva  ma  inerme  dai
                  corni degli unicorni (Sal 21, 22). In senso negativo sta per
                  qualsiasi  superbo  o  violento,  o  per  chi  ha  fede  in  uno  solo  dei  due
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