Page 8 - Elogio dei perfetti cristiani
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folla»;  e  nel  moltiplicare  i  pani  figurò  attraverso  un  beneficio  corporale  il
                  mistero  della  grazia  spirituale.  Ma  quando poi  vide  la  città  di  Gerusalemme,
                  pianse  su  di  essa  dicendo:  «Se  avessi  compreso  anche  tu...!».  E  per  spiegare
                  perché  egli  piangesse,  anzi,  perché  non  potesse  fare  a  meno  di  piangere,
                  soggiunse: «ora, in questo giorno, la via della pace». E quando il Signore veniva
                  condotto  alla  passione,  voltandosi  verso  le  donne  che  erano  là  e  piangevano
                  disse: «Non piangete su di me, ma su voi stesse e sui vostri figli».
                  È dunque più grande lo zelo per le anime che la vicinanza alle sofferenze del
                  corpo. Questa è il candore del latte, quello è il candore dell’olio, che galleggia al
                  di  sopra  di  ogni  altro  liquido.  Questa  è  come  il  grasso  esterno  dei  sacrifici,
                  quello è il grasso interno. Questa è praticata dai ricchi, che misericordiosi danno
                  del  loro;  quello  è  piuttosto  dei  nazirei:  vi  è  infatti  in  tale  atteggiamento  un
                  sincero  voler  bene  al  prossimo  dal  profondo  dell’essere.  Sì:  perché  mai  si
                  dovrebbe tanto amare il nostro prossimo, che ha in sorte la nostra stessa natura,
                  se  non  perché  sia  compartecipe  della  gloria  che  ci  accomuna?  I  nazirei  che
                  mettono al di sopra di ogni cosa lo zelo per le anime, senza tuttavia disprezzare
                  le  necessità  dei  corpi,  sono  più  bianchi  del  latte  perché  in  loro  risplende  un
                  duplice candore. Essi posseggono sempre il candore della grazia e della gloria
                  innanzi  a  quel  Dio  che  dice:  «Beati  i  misericordiosi  perché  troveranno
                  misericordia» . Quelli che si sono impegnati nella vita comune e che nella vita
                  futura avranno in comune ogni cosa già fin d’ora fanno comunione di ciò che è
                  loro fino a non volere per sé nulla che possa giovare ad altri; reputano superfluo
                  tutto ciò che non è stato ricondotto alla grazia della comunione, e ritengono che
                  nulla sia lecito possedere in proprio così come nulla è consentito usurpare dei
                  beni altrui.


                                         III. IL ROSSEGGIARE DEI NAZIREI

                  In questa descrizione del viso dei nazirei un colore si sovrappone all’altro: allo
                  splendore  e  al  candore  si  aggiunge  ora  il  rosseggiare.  Così  il  loro  viso,  già
                  magnificamente  colorato  dallo  splendore,  acquista  una  tonalità  di  grande
                  allegria grazie al rosseggiare. Il rossore sul viso  è normalmente  un indizio di
                  calore oppure di pudore. I nazirei sono rosseggianti per il fervore dell’ardente
                  loro volontà di donazione e per il pudore che nasce dalla considerazione di ciò
                  che è onesto. Pieni di zelo per la legge di Dio, non solo cercano con fervore la
                  virtù, ma amano  ardentemente  la bellezza  di una vita coerente  con se  stessa.
                  Delicata  è  la  loro  sensibilità,  e  li  fa  arrossire  di  fronte  ad ogni  sporcizia.  Essi
                  hanno in abominio tutto ciò che è sconveniente, si ritraggono di fronte a ciò ch’è
                  inopportuno;. riservati e casti sono i loro sensi. E vergogna per loro vedere cose
                  indecenti,  è  vergogna  ascoltare  discorsi  ignobili  sia  riguardo  a  se  stessi  che
                  riguardo  ad  altri,  è  vergogna  dire  cose  ignobili  e  anche  solo  pensarle,  come
                  disse qualcuno: «Avevo stretto con gli occhi un patto di non pensare neppure a
                  una vergine». E vergogna compiere atti ignobili, come dice di alcuni l’apostolo:
                  «Quale frutto raccoglievate allora da cose di cui ora vi vergognate?»
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