Page 12 - Elogio dei perfetti cristiani
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quanto può l’umana capacità, e nel riferire ogni cosa alla sua gloria, e ciò sia nel
fare il bene che nel subire il male. La prima virtù è innocenza riguardo a se
stessi portata al suo compimento; la seconda è misericordia verso il prossimo
spinta fino alla sua piena realizzazione; la terza è pazienza di fronte al nemico
che da nulla può essere vinta; la quarta è la pura e semplice coscienza innanzi a
Dio che nasce dalla sincerità della ricerca interiore. La prima virtù è costruita o
da un santo odio di sé o da una dura misericordia verso di sé; la seconda da un
amore benevolo, che è l’amore per il prossimo; la terza da un amore paziente,
che è l’amore per il nemico; la quarta da quell’amore che tutto supera e che è
l’amore per Dio. Quest’ultima informa tutte le altre affinché siano delle virtù;
poi le rende salde, le riempie, affinché non siano vane. Sì: qualunque cosa
buona uno compia, qualunque cosa cattiva subisca, tutto sarà considerato vano,
privo di solidità e indegno di lode se egli non dirige l’occhio della propria
ricerca interiore al luogo in cui sarà gradito alla presenza di Dio nella luce dei
vivendi, se non è preso dall’onore di Dio al punto di non cercare più la propria
gloria.
La purezza di questa ricerca interiore è nel cuore dei nazirei ciò che è la bellezza
degli occhi in un bel volto. Niente più della leggiadria degli occhi è in grado di
accrescere l’incanto di una figura avvenente, lo splendore di un volto. In una
faccia leggiadra l’incanto degli occhi aggiunge bellezza a bellezza, leggiadria a
leggiadria. Ebbene, la bellezza propria dell’opera di bene è la purezza della
volontà. Ecco la bellezza dello zaffiro. Lo zaffiro ha il colore del cielo, imita lo
spettacolo del cielo puro e sereno. Ma se pure imita la purezza del cielo, tuttavia
non la eguaglia: è superato da ciò che gli è superiore, poiché la purezza del cielo
splende più di quella dello zaffiro. Così, la ricerca interiore tesa
all’adempimento del volere divino e unita alla speranza e al desiderio dei beni
celesti, in alcuni ha la purezza dello zaffiro, che imita lo spettacolo del cielo; in
altri esprime la purezza ben più splendida del purissimo cielo. Vi sono infatti
alcuni che amano Dio di un amore purissimo, non assieme ad altre cose ma al di
sopra di tutte; altri invece lo amano certo al di sopra di tutte le cose ma assieme
ad esse. Negli uni l’amore è unico, negli altri è solo il più alto. L’amore più alto
non esclude un altro amore, l’amore unico non ammette di essere condiviso con
un altro. Ed è più puro, nel suo genere, colui che non sopporta la mescolanza
con qualcosa di genere inferiore. Quanti invece amano Dio al di sopra di tutte le
cose ma anche assieme ad esse, in tutto ciò che soffrono e fanno volgono
continuamente lo sguardo, grazie all’occhio di una pura ricerca interiore, a quel
Dio che occupa il centro del loro cuore; sperano con fiducia che si compiranno
anche in loro quelle promesse di Dio che essi desiderano prima di tutto e al di
sopra di tutto. E tuttavia, poiché amano alcune cose vane, nelle quali non
amano Dio dato che non le amano rettamente a causa di Dio, spesso distolgono
lo sguardo dalla ricerca delle gioie eterne verso ciò che amano di un amore
vano. Dove infatti è l’amore, là è l’occhio Così essi sperano, desiderano e
pregano che i loro desideri riguardo a ciò che amano si adempiano fino in
fondo. Il loro cuore non è totalmente innalzato verso l’alto, si china un poco
verso ciò che sta in basso. Quelli invece che amano in purezza solo Dio e ciò che