Page 9 - Dialogo tra un'anima illuminata e una priva di luce
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da  Dio,  come  disse  Cristo:  “Il  diavolo  toglie  la  parola  dai  loro  cuori,
                  perché non credano e non divengano beati”. (Luca 8, 12)

                  41.  Per  decreto  divino  questa  povera  anima  afflitta  incontrò  una  volta
                  un’anima illuminata da Dio e rinata, che così le parlò:  “Che hai, anima
                  dolente, da stare così inquieta e in pena?”.


                  42. L’anima afflitta disse: “Il Creatore ha distolto da me il Suo volto, e così
                  non posso giungere alla Sua quiete. Perciò soffro, e non so che fare per
                  ottenere il Suo favore dal quale mi separano monti e burroni.

                  43.  L’anima  illuminata  le  disse:  “Porti  in  te  un’immagine  larvale  del
                  diavolo, che guarda la serpe e ti circonda. Così il diavolo ha accesso in te
                  e alle tue qualità, e trattiene la tua volontà affinché non penetri in Dio. Se
                  la tua volontà volesse altrimenti, sarebbe unta con la massima potenza di
                  Dio  nella  resurrezione  del  nostro  Signore  Gesù  Cristo,  quest’unzione

                  disperderebbe  il  mostro  e  si  paleserebbe  nuovamente  la  tua  prima
                  immagine  paradisiaca,  il  diavolo  perderebbe  il  suo  potere  su  di  te  e
                  ritorneresti un angelo. Non permettere che ti imprigioni nella sua brama
                  e  nel  tuo  piacere  della  carne,  perché  sarai  separata  da  Dio,  perderai  la
                  libertà e mai più tornerai nella nostra società”.

                  44. La povera anima afflitta si spaventò molto a questo discorso, e rimase
                  senza  parole  sentendo  come  l’immagine  serpentina  la  offuscava
                  separandola da Dio, e come mescolava falsi pensieri alla sua volontà con
                  potere  tale  da  condurla  vicino  alla  perdizione,  così  che  ella  stava
                  nell’abisso dell’inferno, prigioniera della collera di Dio e senza speranza
                  di ottenere la Sua grazia.


                  45.  Era  combattuta  interiormente  tra  il  dubbio  e  la  speranza,  e  solo  la
                  forza  della  propria  contrizione  le  impedì  di  disperare”.  Quanto  la
                  speranza  edificava,  il  dubbio  distruggeva,  ed  ella  stava  in  continua
                  inquietudine, disgustata del mondo e delle sue vane bellezze, incurante
                  di ogni gioia mondana: ma neppure così poté giungere alla quiete.

                  46.  Tornò  dunque  da  lei  l’anima  illuminata  e,  vedendo  le  sue  angosce,
                  disse: “Che stai facendo? Vuoi distruggerti nell’ansia? Perché ti tormenti
                  nella capacità e nella volontà, così da trasformarti in venne e ingrossare
                  sempre più il tuo tormento? Se pure ti sprofondassi nel fondo del mare, o
                  potessi  volare  verso  l’aurora,  o  ti  lanciassi  oltre  le  stelle,  neppur  così
                  saresti libera. Più ti angosci, più grossa e tormentata si fa la tua natura e
                  meno  perverrai  alla  quiete,  fino  a  che  la  tua  capacità  sarà  del  tutto
                  perduta.  Come  un  cavolo  secco  non  può  per  se  stesso  tornare  verde  e
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