Page 7 - Dialogo tra un'anima illuminata e una priva di luce
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dunque  in  grande  miseria  e  tristezza,  poiché  si  era  stancata  e  nauseata
                  delle gioie e voluttà mondane a cui prima era avvezza.

                  31.  La  volontà  naturale  e  terrena  bramava  le  cose  che  l’anima  voleva
                  invece  abbandonare,  desiderando  l’estinzione  di  ogni  gioia  e  piacere
                  temporale: aveva solo nostalgia della sua prima Patria, donde in origine
                  era uscita e dalla quale si riteneva tuttavia lontana; giaceva così in grande
                  abbandono e miseria, né sapeva cosa doversi fare. Pensò di entrare in se
                  stessa  senza  più  distogliersi  dall’ardente  preghiera,  evitando  la  grande
                  agitazione con cui il diavolo la fronteggiava.


                  32. Ma il diavolo sollevò nel suo cuore la voglia terrena, e le inclinazioni
                  le  riportarono  in  mente  il  falso  diritto  naturale  per  difendersi  dai  suoi
                  voleri e dalle sue brame: esse infatti non volevano la morte del proprio
                  volere e piacere, ma conservare la voluttà terrena. Così la povera anima
                  fu  imprigionata  nella  loro  falsa  brama,  e  non  poté  sollevarsi  dal  loro
                  giogo, né gemere e sospirare la grazia di Dio.


                  33.  Infatti,  quando  l’anima  pregava  sollecita  Dio,  il  desiderio  carnale
                  convogliava in sé i raggi uscenti da lei e, sviandoli da Dio, li introduceva
                  nei pensieri terreni. In tal modo essa nulla otteneva dalla potenza divina,
                  si  credeva  ripudiata  da  Dio  e  non  sapeva  come  Egli  fosse  vicino  e
                  indugiasse presso di lei.

                  34.  Nel  mercurio  ignificato  o  ruota  incandescente  della  vita  entrò  il
                  diavolo,  mischiò  la  sua  brama  al  desiderio  terreno  della  carne  e,
                  beffandosi della povera anima, le parlò nei suoi pensieri terreni: “Perché
                  preghi?  Pensi  dunque  che  Dio  ti  ascolti  e  ti  voglia?  Considera  il  tuo
                  pensiero di Lui! Hai pensieri cattivi e vani, e non hai fede in Lui: perché
                  mai dovrebbe ascoltarti? Non ti ascolta, desisti, poiché ciò non è buono e
                  uscirai di senno”.


                  35.  “Perché  ti  tormenti?  Guarda  il  mondo  che  vive  nelle  gioie,  e
                  nondimeno  sarà  felice  poiché  Cristo  ha  pagato  per  tutti  gli  uomini  a
                  sufficienza:  consola  te  stessa  e  sii  felice.  Non  puoi  giungere  in  questo
                  mondo  alla  sensibilità  del  divino”:  desisti,  occupati  del  corpo  e  della
                  magnificenza temporale”.

                  36. “Non pensi che, agendo così, uscirai di senno e sarai melanconica e
                  pazza? Saresti il folle d’ognuno e vivresti in un’inutile tristezza che non
                  piace né a Dio né alla natura. Osserva il bel mondo dove Dio ti ha creata
                  come  signora  di  tutte  le  creature  per  governarle.  Pensa  prima  al  bene
                  temporale, così da non avere poi più bisogno del mondo; quando infine
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