Page 10 - Dialogo tra un'anima illuminata e una priva di luce
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succoso,  e  rallegrarsi  tra  le  piante,  così  tu  non  puoi  per  la  tua  capacità
                  raggiungere  il  luogo  di  Dio  e  tornare  ad  essere  la  forma  angelica  che
                  primamente eri. Tu, infatti, sei disseccata e spenta a Dio come il cavolo lo
                  è alla sua forza e succosità: sei solo un’arida e angosciosa fame, e le tue
                  qualità  sono  come  il  caldo  e  il  freddo,  in  perenne  conflitto  senza  mai
                  diventare una cosa sola”.

                  47. La povera anima disse: “Che devo mai fare per rinverdire e riavere la
                  mia  vita  primi  genia,  quando  stavo  in  quiete  e  non  ero  ancora
                  un’immagine?”.


                  48.  L’anima  illuminata  disse:  “Non  devi  fare  nulla,  ma  abbandonare  la
                  tua  volontà  alla  propria  disposizione.  Così  le  tue  cattive  qualità  si
                  indeboliranno  e  sfrontate  morranno,  e  tu  ti  tufferai  con  la  tua  volontà
                  nell’Uno dal quale uscisti in principio. Tu, invero, giaci prigioniera delle
                  creature: abbandona la tua stessa volontà e morranno in te le creature e le
                  loro cattive inclinazioni, che ti trattengono perché tu non vada a Dio”.


                  49. “Fai dunque così, e Dio ti manderà incontro il Suo più alto amore, che
                  rivelò  all’umanità  in  Cristo  Gesù.  Questo  amore  ti  ridarà  succo  e  vita,
                  rinverdirai e ti rallegrerai del Dio vivente. Riotterrai pure l’immagine di
                  Dio, liberandoti di questa forma serpentina, e tornerai alla nostra schiera
                  angelica e saremo affratellate”.

                  50.  La  povera  anima  disse:  “Come  posso  abbandonare  il  mio  volere  e
                  farvi morire le creature, se io vivo nel mondo e debbo possederlo?”.


                  51. L’anima illuminata disse: “Se reputassi il bene e la gloria terreni e la
                  voluttà della carne per tue proprietà, stimeresti superficialmente te e  le
                  tue  azioni;  e  se  ugualmente,  vedendo  soffrire  il  misero  che  pure  ti  è
                  fratello, invece di salvarlo lo legassi a te, tormentando lo e occupandoti
                  per gioco del suo lavoro e della sua fatica, saresti altezzosa e presuntuosa,
                  ti innalzeresti contro di lui e lo disprezzeresti” .

                  52. “Il misero starebbe davanti a Dio, sospirando perché accanto a te gli
                  sia risparmiata una vita di stenti. Allora i suoi sospiri desterebbero in te la
                  collera  divina,  ingrossando  sempre  più  la  tua  fiamma  e  la  tua
                  inquietudine”.


                  53. “E queste sono tue creature, per volere delle quali ti sei allontanata da
                  Dio  amando  le.  Di  questo  amore  esse  vivono,  e  tu  con  collera  e  agio
                  continuamente le nutri, portando  in  loro la  tua voglia di vita: ma sono
                  solo bestie impure e maligne, formate nel piacere e con l’agio”.
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