Page 13 - Dialogo tra un'anima illuminata e una priva di luce
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stesso peso; la tua volontà e il tuo animo saranno in cielo ogni giorno e
ogni giorno le tue creature morranno. Otterrai un nuovo animo, diverrai
una nuova creatura, tornerai ad essere l’immagine di Dio e la tua
immagine di larva bestiale si perderà. Tornerai alla quiete e sarai salva da
questa angoscia”.
68. Quando la povera anima cominciò ad esercitarsi severamente,
pensava di vincere senza indugio, ma le porte del cielo e della grazia
erano chiuse alla sua capacità come se fosse rifiutata da Dio, e non
otteneva di vedere la grazia. Pensava allora tra sé: «Non ti sei
abbandonata a Dio con semplicità, non Lo desideri, non Lo preghi, né ti
rassegni alla Sua giustizia affinché uccida la tua cattiva lassezza.
Sprofòndati dunque in Lui, nel fondo che è fuori dalla natura e dalle
creature, abbandònati a Lui, che faccia di te ciò che vuole, perché non sei
degna di rivolgerGli la parola”. E l’anima si sprofondò, abbandonando la
propria volontà.
69. Così facendo, giunse a pentirsi sommamente dei suoi antichi peccati, a
dolersi amaramente della propria mancanza di forma e di ospitare in sé le
creature. Il pentimento le impediva di rivolgere parola a Dio, ma
nondimeno in esso considerava le amare sofferenze e la morte del nostro
Signore Gesù Cristo, patite per amor suo con grande angoscia e martirio,
affinché essa fosse redenta dalla miseria e dall’angoscia e ritrasformata
nell’immagine di Dio. Così affondata, si sollevava solo per lamentarsi
della propria stoltezza, della propria negligenza nel considerare
quest’immenso amore: aveva invece dissipato vanamente il proprio
tempo e, senza considerare come potesse partecipare a tanta grazia, s’era
conformata al vano piacere di questo mondo e delle cose terrene.
Ricevuta, purtroppo, quest’inclinazione bestiale, giaceva ora prigioniera
della miseria e, per vergogna, non osava sollevare gli occhi a Dio che le
nascondeva la potenza del Suo volto.
70. Gemendo e piangendo fu trascinata nell’abisso della crudeltà, quasi
stesse davanti alle porte dell’inferno e là dovesse putrefarsi. E fu come se
tutti i sensi la lasciassero, avesse cessato d’essere e di poter agire,
consegnata alla morte e non più creatura; infatti, come il suo Salvatore
Gesù Cristo aveva patito martirio per lei e per lei era morto, così essa
null’altro bramava che morire e perdersi nella Sua morte. In questa
consunzione tuttavia si levò per sospirare e supplicare con fervore la
misericordia di Dio, volendo affondare in questa purissima misericordia.