Page 4 - Dialogo tra un'anima illuminata e una priva di luce
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10. L’anima disse: “Voglio cibarmi di questa conoscenza per dominare le
cose nella loro potenza, essere il vero signore della terra e fare ciò che
voglio, come Dio stesso fa”.
11. Il diavolo disse: “Sono principe del mondo: se vuoi dominare la terra,
il tuo piacere fronteggi la mia immagine, al fine di conoscerla”. Ed egli
dunque pose il mercurio dell’anima nel vulcano come ruota infuocata
dell’essenza, che prima possedeva forma di serpente.
12. Quando l’anima vide ciò, disse: “Questa è la potenza di tutte le cose:
come posso diventare come lei?”
13. Disse il diavolo: “Tu pure sei un simile mercurio igneo. Stacca dunque
la tua volontà da Dio e introduci in quest’artificio la tua brama, così che il
tuo fondo latente si faccia palese c tu possa operare. Devi però mangiare
di quel frutto nel quale i quattro elementi si dominano l’un l’altro
lottando, come avviene del caldo contro il freddo e del freddo contro il
caldo, poiché la sensibilità è il campo in cui operano tutte le qualità
naturali. Così, accanto alla ruota infuocata, condurrai ogni cosa secondo
la propria potenza, e la possederai”.
14. L’anima allora separò la propria volontà da quella divina e introdusse
la brama nel vulcano del mercurio (cioè nella ruota di fuoco che in se
stessa è la forza dell’animo); nacque così in lei il desiderio di cibarsi della
conoscenza del bene e del male, ne afferrò il frutto e mangiò.
15. Avvenuto ciò, il vulcano incendiò la ruota infuocata dell’essenza,
destando nell’anima tutte le qualità naturali che entrarono nel piacere e
nella brama. Nacque per primo il piacere della superbia: di essere grande
e forte e potente, domare ogni cosa e tutto padroneggiare; di essere un
signore incomparabile, disprezzando umiltà e parità e ritenendosi il solo
ad agire con ineguagliabile astuzia e sapienza, e vedendo fuor da sé
null’altro che stoltezza.
16. Nacque indi nella brama la voglia di comodità, come avarizia che
ambisce di trarre a sé e possedere tutto. Quando infatti il piacere perverso
della superbia staccò la volontà da Dio, non ebbe più fede nella vita
divina ma volle curarsi solo di se stessa, volgendo brama e consenso
verso le creature, verso la terra, i metalli e gli alberi.
17. Spezzati che ebbe l’unità divina, l’amore e la mansuetudine,
l’incandescente mercurio igneo divenne affamato e avido come la vita
infuocata: trasse a sé i quattro elementi e il loro essere, conducendosi