Page 8 - Del gran mezzo della Preghiera
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‘Tosto ch’io seppi come non poteva essere continente se Dio non mel concedeva, io mi presentai al
            Signore, e lo pregai" (Sap 8,21). La castità è una virtù che non abbiamo forza di osservare se Dio
            non ce la concede, e Dio non concede questa forza, se non a chi la domanda. Ma chi la domanda
            certamente l’otterrà.
            Pertanto  dice  S.  Tommaso  contro  Giansenio,  che  non  dobbiamo  dire  essere  a  noi  impossibile  il
            precetto,  poiché  quantunque  non  possiamo  noi  osservarlo  con  le  nostre  forze,  lo  possiamo
            nondimeno  con  l’aiuto  divino  (1,  2,  q.  109,  a.  4,  ad  2).  Né  dicasi,  che  sembra  un’ingiustizia  il
            comandare ad uno zoppo che cammini diritto; no, dice S. Agostino, non è ingiustizia, sempre che
            gli sia dato il modo di trovare rimedio al suo difetto; onde se egli poi segue a zoppicare, la colpa è
            sua (De perfect. iust. c. III).
            Insomma, dice lo stesso santo Dottore, che non saprà mai vivere bene chi non saprà ben pregare (S.
            55. in app.). Ed all’incontro, dice S. Francesco d’Assisi, che senza orazione non può sperarsi mai
            alcun buon frutto in un’anima. A torto dunque si scusano quei peccatori che dicono di non aver
            forza  di  resistere  alla  tentazione.  Ma  se  voi,  li  rimprovera  S.  Giacomo,  non  avete  questa  forza,
            perché non la domandate? Voi non l’avete, perché non la cercate (Gc 4,2). Non vi è dubbio, che noi
            siamo troppo deboli per resistere agli assalti dei nostri nemici, ma è certo ancora, che Dio è fedele,
            come dice l’Apostolo, e non permette che noi siamo tentati oltre le nostre forze: "Ma fedele è Dio, il
            quale  non  permetterà  che  voi  siate  tentati  oltre  il  vostro  potere,  ma  darà  con  la  tentazione  il
            profitto, affinché possiate sostenere" (1 Cr 10,13). Commenta Primasio: Con l’aiuto della grazia
            farà provenire questo, che possiate sopportare la tentazione. Noi siamo deboli, ma Iddio è forte:
            quando noi gli domandiamo l’aiuto, allora egli ci comunica la sua fortezza, e potremo tutto, come
            giustamente vi prometteva lo stesso Apostolo dicendo: "Tutte le cose mi sono possibili in Colui che
            è mio conforto" (Fil 4,13). Non ha scusa dunque, dice S. Giovanni Crisostomo, chi cade perché
            trascura  di  pregare,  poiché  se  avesse  pregato,  non  sarebbe  restato  vinto  dai  nemici  (Serm.  De
            Moyse).

                                      III. - DELLA INVOCAZIONE DEI SANTI.

            E’ utile ricorrere alla intercessione dei Santi?

            Qui cade poi il dubbio, se sia necessario il ricorrere ancora all’intercessione dei Santi, per ottenere
            le divine grazie. In quanto al dire che sia cosa lecita ed utile l’invocare i Santi, come intercessori ad
            impetrarci per i meriti di Gesù Cristo, quel che noi per nostri demeriti non siamo degni di ottenere;
            questa è dottrina già della Chiesa, come ha dichiarato il Concilio di Trento (In Decr. de invoc. Ss.).
            Tale  invocazione  era  condannata  dall’empio  Calvino,  ma  troppo  ingiustamente.  Se  è  lecito  e
            profittevole  l’invocare  in  nostro  soccorso  i  santi  viventi,  e  pregarli  che  ci  assistano  con  le  loro
            azioni, come faceva il profeta Baruch che diceva: E per noi pure pregate il Dio nostro... (Bar 1,13).
            E S. Paolo: ‘"Fratelli, pregate per noi" (1 Ts 1,25). E Dio medesimo volle, che gli amici di Giobbe
            si raccomandassero alle di lui orazioni, acciocché per i meriti di Giobbe egli li favorisse: Andate a
            trovare Giobbe mio servo... e Giobbe mio servo farà orazioni per voi, e in grazia di lui non sarà
            imputata in voi la vostra stoltezza (Gb 42,8). Se è lecito dunque raccomandarsi ai vivi, perché non
            ha da esser lecito l’invocare i Santi, che in cielo più da vicino godono Dio? Ciò non è derogare
            all’onore che a Dio si deve, ma duplicarlo, com’è l’onorare il re non solo nella sua persona, ma
            ancora nei suoi servi. Che perciò dice S. Tommaso, essere bene che si ricorra a molti Santi, perché
            con le orazioni di molti alle volte si ottiene ciò che non si consegue per l’orazione di un solo. Che
            se poi dicesse taluno: ma che serve ricorrere ai Santi affinché preghino per noi, quando essi già
            pregano  per  tutti  coloro  che  ne  sono  degni?  Risponde  lo  stesso  santo  Dottore,  che  alcuno  non
            sarebbe già degno che i Santi preghino per lui, ma ne  è appunto fatto degno, perché ricorre con
            devozione al Santo medesimo (In 4 Sent. d. 45, q. 3 a. S.).

            E’ conveniente ricorrere alle anime del Purgatorio?
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