Page 10 - Del gran mezzo della Preghiera
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soffrire tutti i dolori di questa vita che hanno patito gli uomini fino al giorno del giudizio, che patire
            per un giorno solo la minor pena del Purgatorio. Onde scrisse il nominato  S. Cirillo, che quelle
            pene, in quanto all’asprezza, sono le stesse che quelle dell’Inferno; in questo solo differiscono, che
            non sono eterne.
            Le pene dunque di quelle anime sono troppo grandi; dall’altra parte non possono aiutarsi da sé; esse,
            secondo quel che dice Giobbe, sono in catena ed annodate dai lacci di povertà (Gb 36,8). Sono già
            destinate al regno quelle sante regine, ma sono trattenute sin tanto che non giunge il termine della
            loro purga; sicché non possono aiutarsi (almeno a sufficienza, se vogliamo credere a quei Dottori, i
            quali vogliono che quelle anime ben possano anche con le loro orazioni impetrare qualche sollievo)
            per sciogliersi da quelle catene, finché non soddisfano interamente la divina giustizia. Così appunto
            disse dal Purgatorio un monaco Cistercense al sacrestano del suo monastero: Aiutatemi, vi prego,
            con le vostre orazioni, perché io da per me niente posso ottenere. E ciò è secondo quel che dice S.
            Bonaventura, cioè che quelle anime sono sì povere, che non hanno come soddisfare.
            All’incontro essendo certo, anzi di fede, che noi possiamo coi nostri suffragi, e principalmente con
            le orazioni approvate od anche praticate dalla Chiesa, sollevare quelle sante anime; io non so come
            possa essere scusato da colpa, chi trascura di porgere loro qualche aiuto, almeno con le sue orazioni.
            Ci muova almeno a soccorrerle, se non ci muove il dovere, il gusto che si  dà  a Gesù  Cristo,  in
            vedere  che  noi  ci  applichiamo  a  sprigionare  quelle  sue  dilette  spose,  acciocché  le  abbia  seco  in
            Paradiso.  Ci  muova  almeno  finalmente  l’acquisto  dei  gran  meriti  che  possiamo  fare,  con  usare
            questo grande atto di carità verso di quelle sante anime, le quali all’incontro sono gratissime, e ben
            conoscono il gran beneficio che noi loro facciamo, sollevandole da quelle pene, e ottenendo con le
            nostre orazioni l’anticipo della loro entrata alla gloria; onde non lasceranno, allorché elle saranno ivi
            giunte, di pregare per noi. E se il Signore promette la sua misericordia a chi usa misericordia al suo
            prossimo: beati i misericordiosi, perché questi troveranno misericordia (Mt 5,7), con molta ragione
            può sperare la sua salute chi attende a sovvenire quelle sante anime così afflitte, e così care a Dio.
            Gionata,  dopo  aver  procurata  la  salute  degli  Ebrei  con  la  vittoria  che  ottenne  dei  nemici,  fu
            condannato a morte da Saul suo padre per essersi cibato del miele, contro l’ordine da lui dato. Ma il
            popolo si presentò al re, e disse: E dovrà adunque morire Gionata, il quale ha salvato Israele (1 Re
            14,45). Or così appunto dobbiamo sperare che se mai alcuno di noi ottiene con le sue orazioni, che
            un’anima esca dal Purgatorio e vada in Paradiso, quell’anima dirà a Dio: Signore, non permettere
            che si perda colui che mi ha liberato dalle pene. E se Saul concesse la vita a Gionata per le suppliche
            del popolo, non negherà Iddio la salute eterna a quel fedele per le preghiere di un’anima che gli è
            sposa. Inoltre, dice S. Agostino, che coloro che in questa vita avranno più soccorso quelle sante
            anime, nell’altra, stando nel Purgatorio, farà Dio che siano più soccorsi degli altri.
            Si avverta che il più gran suffragio per le anime purganti è il sentir la Messa per esse, ed in quella
            raccomandarle a Dio per i meriti della Passione di Gesù Cristo, dicendo così: Eterno Padre, io vi
            offro questo sacrificio del Corpo e Sangue di Gesù Cristo, con tutti i dolori ch’egli patì nella sua
            vita  e  morte;  e  per  i  meriti  della  sua  Passione  vi  raccomando  le  anime  del  Purgatorio  e
            specialmente... ecc. Ed è atto di molta carità raccomandare nello stesso tempo anche le anime di
            tutti gli agonizzanti.

            L’invocazione dei Santi è necessaria

            Quanto si è detto delle anime purganti circa il punto, se esse possono o no pregare per noi, e se
            pertanto a noi giovi o no il raccomandarci alle loro orazioni, non corre certamente a rispetto dei
            Santi.  Poiché  in  quanto  ai  Santi  non  può  dubitarsi  essere  utilissimo  il  ricorrere  alla  loro
            intercessione, parlando dei Santi già canonizzati dalla Chiesa, che già godono la vista di Dio. Nel
            che  il  credere  fallibile  la  Chiesa,  non  può  scusarsi  da  colpa  o  da  eresia,  come  vogliono  S.
            Bonaventura,  il  Bellarmino,  ed  altri,  o  almeno  prossima  all’eresia,  come  tengono  il  Suarez,
            l’Azorio,  il  Gotti  ecc.,  poiché  il  sommo  Pontefice  nel  canonizzare  i  Santi,  principalmente  come
            insegna l’Angelico (Quodlib. 9, art. 16, ad. l), è guidato dall’istinto infallibile dello Spirito Santo.
            Ma ritorniamo al dubbio di sopra proposto, se vi sia anche obbligo di ricorrere all’intercessione dei
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