Page 6 - Del gran mezzo della Preghiera
P. 6
salute, è impossibile che si salvi. Lo stesso insegna san Tommaso dicendo: Dopo il battesimo poi è
necessaria all’uomo una continua orazione, affine di entrare in cielo; poiché quantunque per mezzo
del battesimo si rimettano i peccati, ciò nondimeno rimane il fomite del peccato che ci fa guerra
internamente e il mondo e i demoni, che ci guerreggiano esternamente (3 p. q. 39, art. 5). La
ragione dunque, che ci fa certi, secondo l’Angelico, della necessità che abbiamo della preghiera,
eccola in breve: Noi per salvarci dobbiamo combattere e vincere: Colui che combatte nell’agone
non è coronato, se non ha combattuto secondo le leggi (1 Tm 2,5). All’incontro senza l’aiuto divino
non possiamo resistere alle forze di tanti e tali nemici: or questo aiuto divino solo per l’orazione si
concede; dunque senza orazione non v’è salute.
Che poi l’orazione sia l’unico ordinario mezzo per ricevere i divini doni, lo conferma più
distintamente il medesimo santo dottore in altro luogo dicendo che il Signore tutte le grazie che ab
aeterno ha determinato di donare a noi, vuol donarcele non per altro mezzo che per l’orazione (2,
2.ae, q. 83, 2). E lo stesso scrisse S. Gregorio: Gli uomini pregando meritano di ricevere ciò che
Dio avanti i secoli dispone loro di dare (Lib. i. Dial. cap. 8). Non già, dice S. Tommaso, è
necessario di pregare, affinché Iddio intenda i nostri bisogni, ma affinché noi intendiamo la
necessità, che abbiamo di ricorrere a Dio, per ricevere i soccorsi opportuni per salvarci, e con ciò
riconoscerlo per unico autore di tutti i nostri beni (Ibid. ad 1 et 2). Siccome dunque ha stabilito il
Signore che noi fossimo provveduti di pane col seminare il grano, e del vino col piantare le viti; così
ha voluto che riceviamo le grazie necessarie i alla salute per mezzo della preghiera, dicendo:
"Chiedete ed otterrete, cercate, e troverete" (Matth. 7,7).
Noi insomma, altro non siamo che poveri mendicanti, i quali tanto abbiamo, quanto ci dona Dio per
elemosina. Io per me sono mendico e senza aiuto (Ps. 39,18). Il Signore, dice S. Agostino, bene
desidera e vuole dispensare le sue grazie, ma non vuol dispensarle se non a chi le domanda (In Ps.
102). Egli si protesta con dire: Chiedete ed otterrete. Cercate, e vi sarà dato; dunque dice santa
Teresa, chi non cerca, non riceve. Siccome l’umore è necessario alle piante per vivere e non seccare,
così dice il Crisostomo, è necessaria a noi l’orazione per salvarci. In altro luogo, dice il medesimo
santo, che: siccome il corpo senza dell’anima non può vivere, così l’anima senza l’orazione è
morta, e manda cattivo odore (De or. D. l. i.). Dice, manda cattivo odore, perché chi lascia di
raccomandarsi a Dio, subito comincia a puzzare di peccati. Si chiama anche l’orazione cibo
dell’anima perché senza cibo non può sostentarsi il corpo, e senza l’orazione, dice S. Agostino, non
può conservarsi in vita l’anima (De sal. doc. c. 28). Tutte queste similitudini che adducono questi
santi Padri, denotano l’assoluta necessità, ch’essi insegnano d’esservi in pregare per conseguire la
salute.
II. - SENZA LA PREGHIERA E’ IMPOSSIBILE RESISTERE ALLE TENTAZIONI E
PRATICARE I COMANDAMENTI.
L’orazione inoltre è l’arma più necessaria per difenderci dai nemici: chi di questa non s’avvale, dice
S. Tommaso, è perduto. Non dubita il Santo di ritenere che Adamo cadde perché non si raccomandò
a Dio allora che fu tentato (P. I. q. 94, a. 4). E lo stesso scrisse S. Gelasio parlando degli angeli
ribelli: Che cioè ricevendo invano la grazia di Dio, senza pregare non seppero rimanere fedeli
(Epist. adversus Pelag. haeret.). San Carlo Borromeo in una lettera Pastorale (Litt. pastor. De or. in
com.) avverte, che tra tutti i mezzi che Gesù Cristo ci ha raccomandati nel Vangelo, ha dato il primo
luogo alla preghiera: ed in ciò ha voluto che si distinguesse la sua Chiesa e Religione dalle altre
sette, volendo che ella si chiamasse specialmente casa d’orazione. La casa mia sarà chiamata casa
d’orazione (Mt 21,13).
Conclude S. Carlo nella suddetta lettera, che la preghiera è il principio, il progresso e il
complemento di tutte le virtù. Sicché nelle tenebre, nelle miserie e nei pericoli, in cui ci troviamo
(diceva re Giosafat) non abbiamo in che altro fondare le nostre speranze, che in sollevare gli occhi a
Dio e dalla sua misericordia impetrare colle preghiere la nostra salvezza (2 Cron 20,12). E così
anche praticava Davide; non trovando altro mezzo per non esser preda dei nemici, che pregare
continuamente il Signore a liberarlo dalle loro insidie: Gli occhi miei sono sempre rivolti al Signore