Page 5 - Del gran mezzo della Preghiera
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I. - LA PREGHIERA E’ NECESSARIA ALLA SALUTE,
DI NECESSITA DI MEZZO.
Fu già errore dei pelagiani il dire, che l’orazione non è necessaria a conseguire la salute. Diceva
l’empio loro maestro Pelagio, che l’uomo in tanto solamente si perde, in quanto trascura di
riconoscere le verità necessarie a sapersi. Ma gran cosa! diceva Santo Agostino: Pelagio d’ogni altra
cosa voleva trattare, fuorché dell’orazione (De natura et orat. c. XVII), ch’è l’unico mezzo, come
teneva ed insegnava il santo, per acquistare la scienza dei santi, secondo quel che scrisse già S.
Giacomo: Se alcuno di voi è bisognoso di sapienza, la chieda a Dio, che dà a tutti
abbondantemente e non lo rimprovera, e gli sarà concesso (Gc 1,5).
Sono troppo chiare le Scritture, che ci fan vedere la necessità che abbiamo di pregare, se vogliamo
salvarci. Bisogna sempre pregare, né mai stancarsi (Lc 18,1). Vegliate ed orate per non cadere in
tentazione (Mt 26,41). Chiedete ed otterrete (Mt 7,7). Le suddette parole bisogna, chiedete, orate,
come vogliono comunemente i teologi, significano ed importano precetto e necessità. Vicleffo
diceva, che questi testi s’intendevano non già dell’orazione, ma solamente della necessità delle
buone opere, sicché il pregare in suo senso non era altro che il bene operare: ma questo fu suo errore
e fu condannato espressamente dalla Chiesa. Onde scrisse il dotto Leonardo Lessio, non potersi
negare senza errare nella fede, che la preghiera agli adulti è necessaria per salvarsi; constando
evidentemente dalle Scritture, essere l’orazione l’unico mezzo per conseguire gli aiuti necessari
alla salute (De Iust. 1, 2, c. 37, dub. 3, n. 9).
La ragione è chiara. Senza il soccorso della grazia, noi non possiamo fare alcun bene. Senza di me
non potete far nulla (Gv 15,5). Nota S. Agostino su queste parole, che Gesù Cristo non disse: niente
potete compire, ma niente potete fare. Per darci con ciò ad intendere il nostro Salvatore, che noi
senza la grazia, neppure possiamo cominciare a fare il bene. Anzi scrisse l’Apostolo: Da per noi
neppure possiamo avere desiderio di farlo (2 Cr 3,5). Se dunque non possiamo neanche pensare al
bene, tanto meno possiamo desiderarlo. Lo stesso ci significano tante altre Scritture. Lo stesso Dio è
quegli che fa in tutti tutte le cose (1 Cr 12,6). Farò che camminiate nei miei precetti, ed osserviate
le mie leggi, e le pratichiate (Ez 36,27). In modo che, siccome scrisse san Leone I: Noi non
facciamo alcun bene, fuori di quello che Dio con la sua grazia ci fa operare. Onde il Concilio di
Trento nella Sess. 6, can. 3, disse: Se alcuno avrà detto, che senza una preventiva ispirazione, ed
aiuto dello Spirito Santo, l’uomo può credere, sperare, amare o pentirsi, come bisogna, per
ottenere la grazia della giustificazione, sia scomunicato (Sess. 6, can. 3).
L’autore dell’Opera imperfetta, parlando dei bruti ci dice che il Signore altri ha provveduto di corso,
altri di unghie, altri di penne, affinché possano così conservare il loro essere; ma l’uomo poi l’ha
formato in tal stato, che esso solo, Dio, fosse tutta la di lui virtù (Hom. 18). Sicché l’uomo è affatto
impotente a procurarsi la sua salute, poiché ha voluto Iddio, che quanto ha, e può avere, tutto lo
riceva dal solo aiuto della sua grazia.
Ma questo aiuto della grazia, il Signore per provvidenza ordinaria, non lo concede se non a chi
prega, secondo la celebre sentenza di Gennadio: Crediamo che niuno giunga a salute, se Dio non lo
invita; niuno invitato operi la salute, se non è da Dio aiutato; niuno meriti aiuto, se non per mezzo
della preghiera (De Eccl. dogm. cap. 26). Posto dunque da una parte, che senza il soccorso della
grazia niente noi possiamo; e posto dall’altra che tale soccorso ordinariamente non si dona da Dio se
non a chi prega, chi non vede dedursi per conseguenza, che la preghiera ci è assolutamente
necessaria alla salute? E’ vero che le prime grazie, le quali vengono a noi senza alcuna nostra
cooperazione, come sono la vocazione alla fede, alla penitenza, dice S. Agostino, che Dio le
concede anche a coloro che non pregano; tuttavia il santo tiene poi per certo che le altre grazie (e
specialmente il dono della perseveranza) non si concedono se non a chi prega (De Dono pers. c. 16).
Ond’è che i teologi comunemente con san Basilio, san Giovanni Crisostomo, Clemente
Alessandrino, ed altri col medesimo S. Agostino, insegnano che la preghiera agli adulti è necessaria
non solo di necessità di precetto, come abbiamo veduto, ma anche di mezzo. Vale a dire che di
provvidenza ordinaria, un fedele senza raccomandarsi a Dio, con cercargli le grazie necessarie alla