Page 15 - Del gran mezzo della Preghiera
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Dice S. Bernardino da Siena, che la preghiera è un’ambasciatrice fedele, ben nota al Re del Cielo, e
solita d’entrare fin dentro al suo cuore, e di piegare con la sua importunità l’animo pietoso del Re a
concedere ogni soccorso a noi miserabili, che gemiamo fra tanti combattimenti e miserie in questa
valle di lacrime (I. 4 in Dom. 5 p. Pasc.). Ci assicura ben anche Isaia, che quando il Signore sente le
nostre preghiere, subito si muove a compassione di noi e non ci lascia molto piangere, ma nello
stesso punto ci risponde e concede quanto domandiamo (Is 30,19). Ed in altro luogo parla il Signore
per bocca di Geremia, e di noi lagnandosi, dice: Perché voi dite che non volete più ricorrere a me,
forse la mia misericordia è terra sterile per voi, che non sappia darvi alcun frutto di grazie? o terra
tardiva che renda il frutto molto tardi? (Ger 2,31). Con ciò il nostro amoroso Signore volle darci ad
intendere ch’egli non lascia mai d’esaudire, e subito, le nostre preghiere; e con ciò vuol anche
rimproverare coloro che lasciano di pregarlo per diffidenza di non essere esauditi.
Se Dio ci ammettesse ad esporgli le nostre suppliche una volta al mese, sarebbe pur un gran favore.
I re della terra danno udienza poche volte all’anno, ma Dio dà sempre udienza. Scrive il
Crisostomo, che sta continuamente apparecchiato a sentire le nostre orazioni né si dà mai caso, che
egli essendo pregato come si deve, non esaudisca chi lo prega (Hom. 52 in Matth.). E altrove dice,
che quando noi preghiamo Dio, prima che terminiamo di esporgli le nostre suppliche, egli già
n’esaudisce. Anzi di ciò ne abbiamo la promessa da Dio medesimo. Prima che abbiano finito di
dire, li avrò uditi (Is 65,24). Il Signore, dice Davide, sta dappresso a tutti coloro che lo invocano
con cuor verace. Egli farà la volontà di coloro che lo temono, ed esaudirà la loro preghiera, e li
salverà (Sal 144,18). Ciò era quello di cui si gloriava Mosé dicendo: Non v’ha certo altra nazione,
per grande che ella sia, la quale abbia tanto vicini a sé i suoi dei, come il Dio nostro è presente a
tutte le nostre preghiere (Dt 4,7). Gli dei dei Gentili erano sordi a chi li invocava, perché erano
misere creature che niente potevano; ma il nostro Dio, che può tutto non è già sordo alle nostre
preghiere, ma sta sempre vicino a chi lo prega, e pronto a concedere tutte le grazie che gli si
domandano. Signore (diceva il Salmista), ho conosciuto che Voi siete il mio Dio tutto bontà e
misericordia, perché ogni volta che a Voi ricorro, subito mi soccorrete (Sal 55,10).
IV. - DOMANDIAMO A DIO COSE GRANDI
E’ meglio pregare che meditare
Noi siamo poveri di tutto, ma se domandiamo non siamo più poveri. Se noi siamo poveri, Dio è
ricco, e Dio è tutto liberale, dice l’Apostolo, con chi lo chiama in aiuto (Rm 12). Giacché dunque, ci
esorta S. Agostino, abbiamo a che fare con un Signore d’infinita potenza, e d’infinita ricchezza; non
gli cerchiamo cose piccole e vili, ma domandiamogli qualche cosa di grande (In Ps. 62). Se uno
cercasse al re una vile moneta, un quattrino, mi pare che costui farebbe al re un disonore.
All’incontro noi onoriamo Dio, onoriamo la sua misericordia e la sua liberalità, allorché vedendoci
miseri come siamo, ed indegni di ogni beneficio, gli cerchiamo nondimeno grazie grandi, affidati
alla bontà di Dio, ed alla sua fedeltà per la promessa fatta di concedere a chi lo prega qualunque
grazia che gli domanda: qualunque cosa vorrete, la chiederete e vi sarà concessa (Gv 15,7). Diceva
S. Maria Maddalena de’ Pazzi, che il Signore si sente così onorato, e tanto si consola quando gli
cerchiamo le grazie, che in certo modo egli ci ringrazia, poiché così allora par che noi gli apriamo la
via a beneficarci ed a contentare il suo genio, ch’è di fare bene a tutti. E persuadiamoci, che quando
noi cerchiamo le grazie a Dio, egli ci dà sempre più dì quello che domandiamo: Che se alcuno di voi
è bisognoso di sapienza, la chieda a Dio, che dà a tutti abbondantemente e non lo rimprovera (Gc
1,5). Così dice S. Giacomo, per dimostrarci che Dio non è come gli uomini, avaro dei suoi beni. Gli
uomini ancorché ricchi, ancorché pii e liberali, quando dispensano elemosine, sono sempre stretti di
mano, e per lo più donano meno di ciò che loro si domanda, perché la loro ricchezza, per quanto sia
grande, è sempre ricchezza finita, onde quanto più danno, tanto più loro viene a mancare. Ma Dio
dona i suoi beni, quando è pregato, abbondantemente, cioè, con la mano larga, dando sempre più di
quello che gli si cerca, perché la sua ricchezza è infinita; quanto più dà, più gli resta da dare. Perché