Page 17 - Del gran mezzo della Preghiera
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facile di questa? e questo poco basterà a salvarci, se saremo attenti a farlo. Specialmente esorta S.
Lorenzo Giustiniani, a sforzarci di fare orazione almeno in principio di qualunque azione (Lig. vit.
de or. e. 16). Attesta Cassiano, che i Padri esortavano sommamente a ricorrere a Dio con brevi ma
frequenti preghiere. "Niuno faccia, diceva S. Bernardo, poco conto della sua orazione, giacché ne fa
conto Iddio il quale, o ci dona allora ciò che cerchiamo, o ciò che è più utile per noi" (Serm. v, De
Quadrag.). Ed intendiamo, che se non preghiamo, per noi non v’è scusa, perché la grazia di pregare
è data a ognuno: in mano nostra sta l’orare, sempre che vogliamo, come di sé parlando, diceva
Davide: Meco avrò l’orazione a Dio, che è mia vita; dirò a Dio: tu sei mio aiuto (Sal 41,9-10). Dio
dona a tutti la grazia di pregare, acciocché pregando possiamo poi ottenere tutti gli aiuti, anche
abbondanti, per osservare la divina Legge, e perseverare sino alla morte; se non ci salveremo, tutta
la colpa sarà nostra, perché non avremo pregato.
CAPO III
DELLE CONDIZIONI DELLA PREGHIERA
I. - PREGARE PER SE STESSO
In verità, in verità vi dico, che qualunque cosa domandiate al Padre nel nome mio, ve la concederà
(Gv 16,23). E’ promessa adunque di Gesù Cristo, che, quando, in nome suo, domanderemo al Padre,
tutto il Padre ci concederà; ma sempre si intende quando domanderemo con le dovute condizioni.
Molti, dice S. Giacomo, cercano e non ottengono, perché malamente cercano (Gc 4,3). Onde S.
Basilio, seguendo il detto dell’Apostolo, dice: "Appunto talvolta chiedi, e non ottieni, perché
malamente hai domandato, o infedelmente, o con leggerezza, o chiedesti cose non convenienti, o
hai desistito" (Const. mon. e. i, vers. fin.). Infedelmente, cioè con poca fede, ossia poca confidenza:
con leggerezza; con poco desiderio di avere la grazia: cose non convenienti, cercando beni non
giovevoli alla salute: hai desistito, senza perseveranza. Pertanto S. Tommaso riduce a quattro le
condizioni richieste nella preghiera, acciocché si ottenga il suo effetto; cioè che l’uomo domandi:
per se stesso, le cose necessarie alla salute, devotamente e con perseveranza (Qu. 83, a. 7, ad 2).
Ha Dio promesso di esaudire la preghiera fatta per gli altri?
La prima condizione dunque della preghiera è che si faccia per sé; poiché l’Angelico tiene che un
uomo non può impetrare agli altri ex condigno (a titolo di giustizia) la vita eterna, e per
conseguenza neppure quelle grazie che appartengono alla loro salute; mentre la promessa, come
dice, sta fatta non per gli altri ma solamente a coloro che pregano: Ve la concederà (Gv 16,23). Ma
ciò nonostante, vi sono molti dottori (CORN. A LAPID., Sylvest., Tolet., Habert et alii) che tengono
l’opposto, appoggiati all’autorità di san Basilio, il quale insegna che l’orazione in virtù della divina
promessa, ha infallibilmente il suo effetto, anche per gli altri per cui si prega, purché gli altri non vi
mettano positivo impedimento. E si fondano sulle Scritture: Orate l’un per l’altro per essere
salvati; imperciocché molto può l’assidua preghiera del giusto (Gc 5,16). Orate per coloro che vi
perseguitano e vi calunniano (Mt 5,44). E meglio sul testo di S. Giovanni: Chi sa che il proprio
fratello pecca di peccato, che non mena a morte, chieda, e sarà data la vita a quello che pecca non
a morte (Gv 5,16). Spiegano quel che pecca non a morte, S. Agostino, Beda, sant’Ambrogio ed
altri, purché quel peccatore non sia tale che intenda di vivere ostinato sino alla morte; poiché per
costui si richiederebbe una grazia molto straordinaria. Del resto per gli altri peccatori non rei di
tanta malizia, l’apostolo promette a chi per essi prega, la loro conversione: chieda, sarà data la vita
a quello che pecca (Mt 5,44).
Dobbiamo pregare per i peccatori