Page 16 - Del gran mezzo della Preghiera
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soave sei tu, o Signore, e benigno e di molta misericordia per quei che t’invocano (Sal 85,4). Voi,
mio Dio, diceva Davide, siete troppo liberale e cortese con chi v’invoca. Le misericordie che voi gli
usate sono tanto abbondanti, che superano le sue domande.
In questo adunque, dice il Crisostomo, ha da consistere tutta la nostra attenzione, in pregare con
confidenza, sicuri che pregando si apriranno a nostro favore tutti i tesori del Cielo. L’orazione è un
tesoro: chi più prega, più ne riceve. Dice S. Bonaventura, che ogni volta che l’uomo ricorre
devotamente a Dio con la preghiera, guadagna beni che valgono più che tutto il mondo (De perf.
vitae, c. S). Alcune anime devote impiegano gran tempo nel leggere e in meditare, ma poco
attendono a pregare. Non v’ha dubbio, che la lettura spirituale, e la meditazione delle verità eterne
siano cose molto utili, ma assai più utile, dice S. Agostino, è il pregare. Nel leggere e meditare noi
intendiamo i nostri obblighi, ma con l’orazione otteniamo la grazia di adempirli (In Ps. 75). Che
serve conoscere ciò che siamo obbligati a fare, e poi non farlo, se non renderci più rei innanzi a
Dio? Leggiamo e meditiamo quanto vogliamo, non soddisferemo mai le nostre obbligazioni, se non
chiediamo a Dio l’aiuto per adempirle.
E perciò, riflette S. Isidoro, che in nessun altro tempo il demonio più s’affatica a distoglierci col
pensiero delle cure temporali, che quando si accorge, che noi stiamo pregando, e cercando le grazie
a Dio (Lib. 3, Sent. e. 7). E perché? perché vede il nemico che in nessun altro tempo noi
guadagniamo più tesori di beni celesti che quando preghiamo. Il frutto più grande dell’orazione
mentale è questo: il domandare a Dio le grazie che ci abbisognano per la perseveranza, e per la
salute eterna. Per questo principalmente l’orazione mentale è moralmente necessaria all’anima per
conservarsi in grazia di Dio, se la persona non si raccoglie in tempo della meditazione a domandare
gli aiuti che gli sono necessari per la perseveranza, non lo farà in altro tempo. Infatti senza meditare,
non penserà al bisogno che ha di chiederli. All’incontro chi ogni giorno fa la sua meditazione ben
vedrà i bisogni dell’anima, i pericoli in cui si trova, la necessità che ha di pregare; e così pregherà ed
otterrà le grazie che lo faranno poi perseverare e salvarsi. Diceva parlando di sé Padre Segneri, che a
principio della meditazione egli più si tratteneva in fare affetti, che in preghiere; ma conoscendo poi
la necessità, e l’immenso utile della preghiera, d’indi in poi per lo più, nella molta orazione mentale
ch’egli faceva, si applicava a pregare.
Io strideva come un tenero rondinino, diceva il devoto re Ezechia (Is 38,14). I pulcini delle rondini
non fanno altro che gridare, cercando con ciò l’aiuto e l’alimento alle loro madri. Così dobbiamo
sempre gridare, chiedendo a Dio soccorso per evitare la morte del peccato, e per avanzarci nel suo
santo amore. Riferisce il padre Rodriguez, che i padri antichi, i quali furono i nostri primi maestri di
spirito, fecero consiglio fra di loro, per vedere qual fosse l’esercizio più utile e più necessario per la
salute eterna, e risolsero esser il replicare spesso la breve orazione di Davide: Muoviti, o Dio, in mio
soccorso (Sal 69,1). Lo stesso (scrive Cassiano) deve fare chi vuol salvarsi, dicendo sempre: Dio
mio, aiutatemi, Dio mio, aiutatemi. Questo dobbiamo fare dal principio che ci svegliamo la mattina,
poi seguitarlo a fare in tutti i nostri bisogni e in tutte le applicazioni in cui ci troviamo, così
spirituali, come temporali; e più specialmente poi quando ci vediamo molestati da qualche
tentazione o passione. Dice S. Bonaventura, che alle volte più presto si ottiene la grazia con una
breve preghiera, che con molte altre opere buone (De prof. rel. 1. 2. c. 65).
Soggiunge S. Ambrogio, che chi prega, già ottiene, poiché lo stesso pregare è ricevere. Quindi
scrisse S. Crisostomo che non vi è uomo più potente di un uomo che prega; perché costui si rende
partecipe della potenza di Dio. Per salire alla perfezione, diceva S. Bernardo, vi bisogna la
meditazione e la preghiera; con la meditazione vediamo quel che ci manca, con la preghiera
riceviamo quel che ci bisogna (De S. Andr. Serm. I).
Conclusione
Il salvarsi insomma senza pregare è difficilissimo, anzi impossibile, come abbiamo veduto, secondo
la divina Provvidenza ordinaria, ma pregando, il salvarsi è cosa sicura e facilissima. Non è
necessario per salvarsi andare tra gli infedeli e dar la vita; non è necessario ritirarsi nei deserti a
cibarsi di erbe. Che ci vuole a dire: Dio mio, aiutami, assistimi, abbi pietà di me? Vi è cosa più