Page 21 - Del gran mezzo della Preghiera
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voglia, Dio non sa disprezzare il cuore che si umilia (Sal 50,19). Quando il Signore è severo con i
            superbi e resiste alle loro domande, altrettanto è benigno e liberale con gli umili (Gc 4,6). Questo
            appunto disse un giorno Gesù a S. Caterina da Siena: Sappi o figlia, che chi umilmente persevera a
            chiedermi le grazie, farà acquisto di tutte le virtù" (Ap. Blos in concl. c. 3).

            Dobbiamo preferire la via comune alla via straordinaria

            Giova qui addurre un bell’avvertimento, che fa alle anime spirituali che desiderano di farsi sante, il
            dotto e piissimo mons. Palafox vescovo d’Osma, nell’annotazione che fa sulla lettera XVIII di S.
            Teresa. Ivi la Santa scrive al suo confessore, e gli dà conto di tutti i gradi d’orazione soprannaturale,
            con  cui  il  Signore  l’aveva  favorita.  All’incontro  il  citato  prelato  scrive  che  queste  grazie
            soprannaturali, che Dio si degnò di fare a S. Teresa, ed ha fatte ad altri santi, non sono necessarie
            per giungere alla santità, poiché molte anime senza di esse vi sono giunte: e per contrario molte vi
            sono  giunte,  e  poi  si  sono  dannate.  Pertanto  dice  di  esser  cosa  superflua  anzi  presuntuosa,  il
            desiderare e cercare tali doni soprannaturali, mentre la vera ed unica strada per diventare un’anima
            santa  è  l’esercitarsi  nelle  virtù,  nell’amare  Dio;  al  che  si  arriva  per  mezzo  dell’orazione,  e  col
            corrispondere ai lumi ed aiuti di Dio, il quale altro non vuole che vederci santi (1 Ts 4,3).
            Quindi il suddetto pio scrittore, parlando dei gradi dell’orazione soprannaturale, di cui scriveva la
            Santa, cioè dell’orazione di quiete, del sonno e sospensione delle potenze, dell’estasi, del ratto, del
            volo  ed  impeto  di  spirito  e  della  ferita  spirituale;  saggiamente  scrive  e  dice,  che  in  quanto
            all’orazione  di  quiete,  ciò  che  noi  dobbiamo  desiderare  e  domandare  a  Dio  è,  che  ci  liberi
            dall’attacco e dal desiderio dei beni mondani, che non danno pace, ma apportano inquietudine ed
            afflizione  allo  spirito:  vanità  delle  vanità,  ben  li  chiamò  Salomone,  afflizione  di  spirito  (Ecli
            1,2.14). Il cuore dell’uomo non troverà mai vera pace, se non si vuota di tutto ciò che non è Dio, per
            lasciare luogo al di Lui santo amore, affinché egli solo tutto lo possieda. Ma ciò l’anima da sé non
            può farlo; bisogna che l’ottenga dal Signore con replicate preghiere.
            In quanto al sonno e sospensione delle potenze, dobbiamo chiedere a Dio la grazia di tenerle sopite
            per tutto il temporale, e solamente svegliate per considerare la divina bontà e per ambire l’amor
            divino, ed i beni eterni.
            In quanto all’unione delle potenze, preghiamo che ci doni la grazia di non pensare, di non cercare, e
            di  non  volere  se  non  quello  che  vuole  Iddio;  poiché  tutta  la  santità  e  la  perfezione  dell’amore
            consiste nell’unire la nostra volontà con la volontà del Signore.
            In quanto all’estasi e ratto, preghiamo Dio, che ci tragga fuori dall’amor disordinato di noi stessi e
            delle creature per tirarci tutti a sé.
            In quanto al volo di spirito, preghiamolo a darci la grazia di vivere tutti staccati da questo mondo, e
            far  come  fanno  le  rondini  che  anche  per  alimentarsi  non  si  fermano  sulla  terra,  ma  volando
            prendono il loro alimento: viene a dire che ci serviamo di questi beni temporali per quanto bisogna a
            sostenere la vita, ma sempre volando, senza fermarci sulla terra a cercare i gusti mondani.
            In quanto all’impeto di spirito, preghiamo Dio, che ci doni il coraggio e la fortezza di farci violenza
            quanto bisogna per resistere agli assalti dei nemici, per superare le passioni, per abbracciare il patire
            anche in mezzo alle desolazioni e tedii spirituali.
            In  quanto  finalmente  alla  ferita  d’amore,  siccome  la  ferita  con  il  suo  dolore  rinnova  sempre  la
            memoria del suo male, così dobbiamo pregare Iddio di ferirci talmente il cuore col suo santo amore,
            che abbiamo sempre a ricordarci della sua bontà, e dell’affetto che ci ha portato; e con ciò viviamo
            continuamente amandolo e compiacendolo con le nostre opere ed affetti.
            Ma tutte queste grazie non si ottengono senza l’orazione; e con l’orazione, purché ella sia umile,
            confidente e perseverante, tutto si ottiene.

                                           IV. - PREGARE CON FIDUCIA.

            Eccellenza e necessità della fiducia
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