Page 26 - Del gran mezzo della Preghiera
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chiedete  le  grazie  che  volete,  ed  io  vi  prometto  e  vi  giuro,  in  verità,  in  verità  vi  dico  (dice
            sant’Agostino  esser  questa  una  specie  di  giuramento),  che  quanto  domanderete,  il  mio  Padre  vi
            concederà. O Dio! e qual maggior consolazione può avere un peccatore dopo le sue rovine, che
            sapere con certezza che quanto chiederà a Dio in nome di Gesù Cristo, tutto riceverà?
            Dico, tutto, circa la salute eterna, perché intorno ai beni temporali già abbiamo detto di sopra che il
            Signore,  anche  pregato,  alle  volte  non  ce  li  concede,  vedendo  che  tali  beni  ci  nuocerebbero
            all’anima.  Ma  in  quanto  ai  beni  spirituali  la  sua  promessa  di  esaudirci  non  è  condizionata,  ma
            assoluta; e perciò esorta S. Agostino che quelle cose che Dio assolutamente promette, noi dobbiamo
            domandarle con sicurezza di riceverle (Serm. 354, E. B.). E come mai, scrive il Santo, può negarci
            qualcosa  il  Signore,  allorché  noi  lo  preghiamo  con  confidenza,  quando  desidera  più  esso  di
            dispensarci le sue grazie, che noi di averle? (Serm. 105).
            Dice il Crisostomo che il Signore si adira con noi solo quando noi trascuriamo di cercargli i suoi
            doni (In Matth., Hom. 23). E come mai può succedere che Iddio non voglia esaudire un’anima, che
            gli cerca cose tutte di suo gusto? Quando l’anima gli dice: Signore, io non vi cerco beni di questa
            terra, ricchezze, piaceri, onori; ma solo vi domando la grazia vostra, liberatemi dal peccato, datemi
            una buona morte, datemi il Paradiso, datemi il Santo amor vostro (ch’è quella grazia, come dice san
            Francesco di Sales, che deve chiedersi a Dio sopra tutte le altre), datemi rassegnazione nella vostra
            volontà; com’è possibile che Dio non voglia esaudirla? E quali domande mai, dice sant’Agostino,
            esaudirete voi, mio Dio, se non esaudirete queste che sono tutte secondo il vostro cuore? (De Civ.
            Dei, LXXII. c. 8). Ma sopra tutto deve ravvivarsi la nostra confidenza, allorché chiediamo a Dio le
            grazie  spirituali,  ciò  che  disse  Gesù  Cristo.  Se  voi,  dice  il  Redentore  (Lc  11,13),  che  siete  così
            cattivi, così attaccati ai vostri interessi, perché pieni d’amor proprio, non sapete negare ai vostri
            figli ciò che vi domandano; quanto più il vostro Padre celeste, che vi ama più d’ogni padre terreno,
            vi concederà i beni spirituali, allorché voi lo pregherete?


            V. - PREGARE CON PERSEVERANZA
            Necessità della perseveranza

            E’  necessario  dunque  che  le  nostre  preghiere  siano  umili  e  confidenti;  ma  ciò  non  basta  per
            conseguire la perseveranza finale e con quella la salute eterna. Le preghiere particolari otterranno
            bensì le particolari grazie che a Dio si chiederanno, ma se non sono perseveranti, non otterranno la
            perseveranza  finale,  la  quale,  perché  contiene  il  cumulo  di  molte  grazie  insieme,  richiede
            moltiplicate preghiere, e continuate sino alla morte. La grazia della salute non è una sola grazia, ma
            una catena di grazie, le quali tutte poi si uniscono con la grazia della perseveranza finale. Ora a
            questa catena di grazie deve corrispondere un’altra catena, per così dire, delle nostre preghiere. Se
            noi trascurando di pregare spezziamo la catena delle nostre preghiere, si spezzerà ancora la catena
            delle grazie che ci devono ottenere la salute e non ci salveremo.
            E’ vero che la perseveranza finale non si può da noi meritare, come insegna il Concilio di Trento,
            dicendo: Non può ottenersi da nessun altro, se non da Colui che ha la potenza di rendere stabile
            quello che sta, acciocché perseverantemente stia (Sess. VI. c. 13). Nulladimeno, dice S. Agostino,
            che questo gran dono della perseveranza in qualche modo ben può meritarsi con le preghiere, cioè
            pregando impetrarsi (De dono persev. e. 6). E soggiunge il P. Suarez, che chi prega infallibilmente
            l’ottiene. Ma per ottenerlo e salvarsi, dice san Tommaso, è necessaria una perseverante e continua
            preghiera  (P.  3.  q.  39,  a.  5).  E  prima  lo  disse  più  volte  il  nostro  medesimo  Salvatore:  Bisogna
            sempre orare, né mai stancarsi (Lc 18,1). Vegliate adunque in ogni tempo, pregando di essere fatti
            degni di schivare tutte queste cose che debbono avvenire; e di star con fiducia dinanzi al Figliolo
            dell’Uomo (Lc 21,36). Lo stesso sta detto prima nel Vecchio Testamento: Nessuna cosa ti ritenga
            dal sempre orare (Ecli 18,22). Benedici Dio in ogni tempo e pregalo, che regga i tuoi andamenti
            (Tb 4,20). Quindi l’Apostolo inculcava ai suoi discepoli, che non lasciassero mai di pregare: Orate
            senza interruzione (1 Ts 5,17). Siate perseveranti nell’orazione, vegliando in essa (Col 4,2). Bramo
            adunque che gli uomini preghino in ogni luogo  (1 Tm 2,8). Il  Signore certamente vuole dare la
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