Page 24 - Del gran mezzo della Preghiera
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2,12).
Dice S. Agostino, che la preghiera è una chiave, la quale apre il cielo a nostro bene: nello stesso
punto in cui la nostra preghiera sale a Dio, discende a noi la grazia che domandiamo (Serm. 47).
Scrisse il profeta regale, che vanno unite insieme le nostre suppliche con la misericordia di Dio:
Benedetto Dio, il quale non ha allontanato da me né la mia orazione, né la sua misericordia (Sal
65,19). E dice il medesimo S. Agostino, che quando noi ci troviamo pregando il Signore, dobbiamo
star sicuri, che egli già ci esaudisce (In Ps. 45).
Ed io, dico la verità, non mai mi sento più consolato nello spirito, e con maggior confidenza di
salvarmi, che quando mi trovo pregando Dio, ed a lui mi raccomando. E lo stesso penso, che
avvenga a tutti gli altri fedeli, poiché gli altri segni della nostra salvezza sono tutti incerti e fallibili;
ma che Dio esaudisca chi lo prega con confidenza, è verità certa ed infallibile, com’è infallibile, che
Dio non può mancare alle sue promesse.
Quando ci vediamo deboli ed impotenti a superare qualche passione o qualche difficoltà, per
eseguire ciò che il Signore da noi domanda, diciamo animosi con l’Apostolo: Tutte le cose mi sono
possibili in Colui che è mio conforto (Fil 4,13). Non diciamo, come dicono alcuni: Non posso, non
mi fido. Con le forze nostre non possiamo certamente niente, ma col divino aiuto possiamo tutto. Se
Dio dicesse ad uno: prendi questo monte sulle tue spalle, e portalo, perché io ti aiuto; non sarebbe
colui uno sciocco, un infedele, se rispondesse: io non lo voglio prendere, perché non ho forza di
portarlo? E così, quando noi ci conosciamo miseri ed infermi quali siamo, e ci troviamo più
combattuti dalle tentazioni, non ci perdiamo d’animo, alziamo gli occhi a Dio, e diciamo con David:
Con l’aiuto del mio Signore io vincerò, e disprezzerò tutti gli assalti dei miei nemici (Sal 117,7). E
quando ci troviamo in qualche pericolo di offendere Dio, o in altro affare di conseguenza, e confusi
non sappiamo che dobbiamo fare, raccomandiamoci a Dio dicendo: Il Signore è la mia luce e mia
salute: che ho io da temere? (Sal 26,1). E siamo sicuri, che Iddio allora ben ci illuminerà, e ci
salverà da ogni danno.
Anche i peccatori debbono aver fiducia
Ma io sono peccatore, dice taluno, e nella Scrittura si legge: Iddio non esaudisce i peccatori (Gv
9,31). Risponde S. Tommaso con Sant’Agostino che ciò fu detto dal cieco, il quale parlava allorché
non era stato illuminato ancora perfettamente, e perciò non fa autorità (2, 2.ae, q. 83, art. 16. ad 1).
Per altro, soggiunge l’Angelico, che ciò sta ben detto, parlando della domanda che fa il peccatore, in
quanto è peccatore, cioè quando egli domanda per desiderio di seguitare a peccare: per esempio, si
chiedesse aiuto per vendicarsi del suo nemico, o per seguire altra sua prava intenzione. E lo stesso
dicesi di quel peccatore che prega Dio a salvarlo, senza avere alcun desiderio di uscire dallo stato di
peccato... Vi sono alcuni infelici che amano le catene, con le quali il demonio li tiene legati da
schiavi. Le preghiere di costoro non sono esaudite da Dio, perché sono preghiere temerarie e
abominevoli. E qual maggior temerità di colui che domanda grazia ad un principe, che non solo ha
più volte offeso, ma che pensa di seguitare ad offendere? E così s’intende quel che dice lo Spirito
Santo, esser detestabile e odiosa a Dio, la preghiera di colui che volta le orecchie per non ascoltare
ciò che Dio comanda (Pro 28,9). A questi tali dice il Signore: Non occorre che voi mi preghiate,
perché io volterò gli occhi da voi, e non vi esaudirò (Is 1,15). Tale era appunto l’orazione
dell’empio re Antioco, che pregava Dio, e prometteva grandi cose, ma fintamente, e col cuore
ostinato nella colpa, pregando solo per sfuggire il castigo che lo sovrastava: perciò il Signore non
diede orecchio alle sue preghiere, ma lo fece morire roso dai vermi (2 Mc 9,13).
Altri poi che peccano per fragilità, o per impeto di qualche gran passione, o gemono sotto il giogo
del nemico e desiderano di rompere quelle catene di morte ed uscire da quella misera schiavitù, e
perciò domandano aiuto a Dio; l’orazione di costoro, se ella è costante, ben sarà esaudita dal
Signore il quale dice, che ognuno che domanda, riceve, e chi cerca la grazia, la ritrova (Mt 7,8).
Ognuno, spiega l’autore dell’opera imperfetta, o giusto sia o peccatore (Homil. XVIII). Ed in san
Luca, parlando Gesù Cristo di colui che chiede tutti i pani che aveva all’amico, non tanto per
l’amicizia, quanto per la di lui importunità disse: Vi dico che quando anche non si levasse a