Page 23 - Del gran mezzo della Preghiera
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esaudire le sue domande. Non hai ricevuto la grazia, dice S. Basilio, perché l’hai domandata senza
            confidenza (Const. Monac. c. 2). Disse Davide, che la nostra confidenza in Dio dev’essere ferma
            come un monte, che non si muove a qualunque urto di vento: Coloro che confidano nel Signore,
            sono come il monte Sion; non sarà vacillante in eterno chi abita in Gerusalemme (Sal 124,1). E ciò
            è quello di cui ci ammonì il Redentore, se vogliamo ottenere la grazia che cerchiamo. Qualsivoglia
            grazia che domandiate, state sicuri di averla e così l’otterrete (Mr 11,24).

            Fondamento della nostra fiducia

            Ma  dove,  dirà  taluno,  io  miserabile  debbo  fondare  questa  confidenza  certa  di  ottenere  quel  che
            domando? dove? sulla promessa fatta da Gesù Cristo Cercate ed avrete (Gv 16,24). Come possiamo
            dubitare, dice sant’Agostino, di non essere esauditi, quando Iddio che è la stessa verità promette di
            concederci ciò che pregando gli domandiamo? Certamente il Signore non ci esorterebbe a chiedergli
            le grazie, se non ce le volesse concedere (Serm. 105). Ma questo è quello a cui Egli tanto ci esorta, e
            tante volte ce lo replica nelle sacre Scritture: pregate, domandate, cercate ecc., ed otterrete quanto
            desiderate.  E  perché  noi  lo  preghiamo  con  la  confidenza  dovuta,  il  Salvatore  ci  ha  insegnato
            nell’orazione del Pater noster, che noi ricorrendo a Dio per ricevere le grazie necessarie alla nostra
            salute (che già nel Pater noster tutte si contengono), lo chiamiamo non Signore, ma Padre, Pater
            noster. Mentre vuole, che noi chiediamo a Dio le grazie con quella confidenza, con la quale il figlio
            povero o infermo cerca il sostentamento o la medicina al suo proprio padre. Se un figlio sta per
            morire di fame, basta che lo palesi al padre, e questi subito lo provvederà di cibo. E se ha ricevuto
            qualche morso di serpe velenoso, basterà che presenti al padre la ferita ricevuta, perché  il padre
            applichi il rimedio che già tiene.
            Fidati dunque alle divine promesse, domandiamo sempre con confidenza, non vacillanti, ma stabili
            e  fermi,  come  dice  l’Apostolo  (Eb  10,23).  Come  è  certo  intanto,  che  Dio  è  fedele  nelle  sue
            promesse,  così  deve  essere  certa  ancora  la  nostra  confidenza,  che  egli  ci  esaudisca  quando  lo
            preghiamo.  E  se  qualche  volta,  ritrovandoci  forse  noi  in  stato  di  aridità,  o  disturbati  da qualche
            difetto  commesso,  non  proviamo  nel  pregare  quella  confidenza  sensibile  che  vorremmo  sentire,
            sforziamoci  ugualmente  a  pregare,  perché  Dio  non  lascerà  di  esaudirci.  Anzi  allora  meglio  ci
            esaudirà, poiché allora pregheremo più diffidati da noi, e solo confidati nella bontà e fedeltà di Dio,
            il quale ha promesso di esaudire chi lo prega. Oh, come piace al Signore in tempo di tribolazioni, di
            timori e di tentazioni il nostro sperare, anche contro la speranza, cioè  contro quel  sentimento di
            diffidenza che proviamo allora per causa della nostra desolazione. Di ciò l’Apostolo loda il patriarca
            Abramo: il quale contro alla speranza credette (Rm 4,18).
            Dice S. Giovanni, che chi ripone una ferma confidenza in Dio, certamente si santifica come egli
            pure è santo (1 Gv 3,3). Perché Dio fa abbondare le grazie in tutti coloro che in lui confidano. Con
            questa confidenza tanti martiri, tante verginelle, tanti fanciulli, nonostante lo spavento dei tormenti
            che loro preparavano i tiranni, hanno superato i tormenti e le sofferenze.
            Talvolta, dico, noi preghiamo, ma ci sembra che Dio non voglia ascoltarci; deh, non lasciamo allora
            di perseverare a pregare ed a sperare! Diciamo allora con Giobbe: Quand’anche mi desse la morte,
            in lui spererò (Gb 13,15). Quasi dicesse: Dio mio, ancorché mi discacciaste dalla vostra faccia, io
            non lascerò di pregarvi, e di sperare nella vostra misericordia. Facciamo così, e ne avremo quel che
            vorremo  dal  Signore.  Così  fece  la  donna  Cananea,  ed  essa  ottenne  tutto  ciò  che  volle  da  Gesù
            Cristo.  Questa  donna,  avendo  la  sua  figlia  invasata  dal  demonio,  pregò  il  Redentore  che  ne  la
            liberasse:  Abbi  pietà  di  me,  Signore,  figlio  di  Davide:  mia  figlia  è  malamente  tormentata  dal
            demonio (Mt 15,22). Il Signore le rispose ch’egli non era stato mandato per i Gentili, come ella era,
            ma per i Giudei. Ma quella non si perdette d’animo, e ritornò a pregare con confidenza: Signore, voi
            potete consolarmi, mi avete da consolare. Replicò Gesù Cristo: Ma il pane dei figli non è bene darlo
            ai cani. Ma, Signor mio, ella soggiunse, anche ai cagnolini si dispensano le briciole di pane che
            cadono dalla mensa. Allora il Salvatore, vedendo la grande confidenza di questa donna, la lodò, e le
            fece la grazia, dicendo: O donna, grande è la tua fede: ti sia fatto, come desideri. E chi mai, dice
            l’Ecclesiastico, ha chiamato Dio in suo aiuto, e Dio l’ha disprezzato e non l’ha soccorso? (Ecli
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