Page 24 - Cristianesimo vissuto
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più  affatto,  volontariamente;  che  gran  cosa!  e  come  la  brami
                  ardentemente, nevvero? come desideri finalmente di mettere la tua vita
                  d’accordo con la tua fede!
                     Come giuri di non più mentire a te stesso!... - Dio è Dio ed egli sarà il
                  mio Dio, e io lo tratterò da Dio. - Ecco il tuo giuramento, non è vero? Sì,
                  davvero  questa  volta  sei  deciso  a  credere  in  Dio  e  a  metterlo  al  primo
                  posto.  Non  più  peccati!  il  peccato  è  un’abominevole  menzogna  in  un
                  uomo  che  ha  la  fede.  È  indegno  di  un  uomo  che  si  rispetta  il  mentire
                  continuamente  alle  proprie  credenze.  L’onore  esige  tutto  o  niente.  O  io
                  non credo a nulla, o vado sino al fondo del mio dovere.
                     Benissimo! Non più peccati... Ma sei definitivamente in pieno accordo
                  con la tua fede? - E come lo sarei, ora?, mi dici. - Vediamo un po’.
                     Dimmi, la vita consiste forse solo nell’evitare il male? No, ma bisogna
                  anche  fare  il  bene.  -  Sì,  e  grazie  a  Dio,  io  credo  che,  anche  con
                  l’abbondanza delle mancanze che desolano ancora la tua anima, nella tua
                  vita  le azioni buone in sé son più numerose di quelle  cattive.  Difatti le
                  occasioni  di  peccato  non  sono  cose  non  sono  cose  che  si  presentano
                  infallantemente  tutti  gli  istanti,  ma  sono  più  o  meno  frequenti,  e
                  subiscono  delle  interruzioni.  La  tua  vita  invece  non  subisce  nessuna
                  interruzione. La tua mente, il  tuo cuore e  i tuoi sensi sono  in perpetua
                  attività.
                     Tutta questa attività è buona in sé, e le sue operazioni, succedendosi
                         ininterrottamente, sono molto più numerose di quelle del peccato.
                     C’è molto bene in te: ce n’è nei tuoi pensieri, n tuoi affetti e nelle tue
                  azioni.
                     Ma questo bene come lo fai? Per chi è la tua prima intenzione? Chi è il
                  primo,  tu  o  Dio?  Se  credi  in  Dio,  non  potrai  ammettere,  lo  sai,  ch’egli
                  possa in qualche cosa passare al secondo posto e tu al primo. Ebbene, in
                  ciò che fai o che credi di fare il bene, io voglio sapere qual posto tenga
                  l’interesse di Dio e quale il tuo. Temo assai che tu ti comporti come un
                  qualunque maleducato, che si serve per primo, passa per primo, parla di
                  sé per primo e non sa essere cortese con un commensale o un visitatore.
                  Osservi  verso  Dio  le  norme  di  galateo,  a  cui  non  oseresti  mancare
                  riguardo ad un uomo? Sai cedere con molta delicatezza il passo, offrire il
                  primo posto, porgere una vivanda, nominare un altro prima di te come
                  vuole il galateo. Ma conosci con la stessa profondità anche le norme che
                  devi osservare riguardo a Dio?
                     Se nel bene che fai o credi di fare, poni Dio al secondo posto, commetti

                  un male, che non è un peccato, ma che si chiama imperfezione. Così si
                  chiama  una  mancanza  di  galateo  riguardo  a  Dio.  Tu  commetti  questa










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