Page 21 - Cristianesimo vissuto
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colpevoli.  Esamina  gli  incontri,  in  cui  la  tua  povera  anima  si  lascia
                  scivolare  nell’abisso  del  male.  Dovunque,  sempre,  è  il  piacere  che  ti
                  domina e ti trascina. Sia che tu commetta il peccato mortale per ottenere
                  un  godimento  che  cerchi,  sia  che  lo  commetta  per  evitare  un
                  inconveniente che paventi, tu segui sempre la via della soddisfazione.
                     E dove ti conduce questa via? All’ingiuria del tuo Creatore e alla morte
                  dell’anima tua. All’ingiuria del tuo Creatore: ingiuria grave, grossolana,
                  incomprensibile:  è  questo  il  lato  più  deplorevole  del  tuo  peccato.  Fai  a
                  Dio  l’ingiuria  sanguinosa  di  metterti  sotto  i  piedi  il  suo  nome,  il  suo
                  amore,  il  suo  timore,  parola,  la  sua  gloria,  per  pascerti  d’un  piacere
                  ch’egli condanna. Metterti Dio sotto i piedi! e Dio è fatto per stare sotto i
                  tuoi piedi? lui? Chi è il primo, tu o lui?
                     E  nell’anima  tua,  che  disastro!  Offendendo  Dio,  tu  la  rompi  con  lui,
                  separi l’anima tua da lui; distruggi in te quell’unione divina, che è la tua
                  vita soprannaturale. L’anima tua perde quel movimento soprannaturale,
                  che è la tua vera vita di cristiano; è il colpo di morte dato a ciò che vi è di
                  meglio  e  di  più  elevato  in  te,  la  tua  esistenza  di  cristiano.  A  da  questo
                  peccato deriva quel terribile epiteto di mortale.
                     Dimmi, a che punto ti trovi quanto al timore di quest’abominazione?...
                  Ne senti la mostruosità?... ad ogni costo di purgarne per sempre la tua
                  mente, il tuo cuore e i tuoi sensi?... Ah! se avessi la fede!... se credessi in
                  Dio! Se credessi alla vita soprannaturale!... Se sapessi la dignità della tua
                  anima e la grandezza della tua vita!... No, è impossibile aver la fede, la
                  fede  vera  e  viva,  la  fede  sincera  e  profonda,  e  non  detestare  il  peccato
                  mortale sopra ogni altra sventura.
                     Fintantoché  non  detesti  questo  male  che  per  metà  e  a  malincuore,
                  fintantoché il tuo cuore conserva volontariamente verso di esso qualche
                  simpatia, non stare a dirmi che sei un uomo di fede. Eh! senza dubbio il
                  peccato ha gettato nell’anima tua radici numerose e profonde, che non è
                  in tuo potere di estirpare in un giorno. Ma se tu gemi del tuo male, se
                  chiedi a Dio di esserne liberato, se ti studi di sradicarlo, se sei generoso
                  nel rialzarti, generoso nel lottare, ciò basta alla tua fede. Quello che Dio
                  domanda, quello che la fede esige, è che tu non rimanga volontariamente
                  voltato  dal  lato  del  male,  che  tu  sia  sincero,  e  che  nel  più  intimo  di  te
                  stesso tu sia semplicemente risoluto di dare a Dio il suo posto. Dopo ciò,
                  se le tue debolezze ti faranno commettere ancora qualche caduta, Dio le
                  guarirà.
                     Perciò ti scongiuro, abbi fede, credi in Dio, tanto da non mai preferirgli

                  un piacere mortale; mettilo una buona volta al primo posto in cima alla
                  tua  coscienza.  Piuttosto  morire  che  lasciar  volontariamente  che
                  l’obbrobrioso  mostro  profani  in  te  e  calpesti  la  gloria  dì  Dio,  insozzi








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