Page 72 - Confessioni
P. 72
alterigia scolastica, è testimoniata nei libri ricavati dalle discussioni che ebbi con i presenti, e con me solo
davanti a te; mentre quelle che ebbi con Nebridio assente sono testimoniate nel mio epistolario. E quando
mi basterà il tempo per mettere in scritto tutti i tuoi grandi benefici a noi accordati in quel periodo, tanto
più che ho fretta di passare ad altri, ancora maggiori? La mia memoria mi richiama, pregusto la dolcezza
di confessarti, Signore, i pungoli interiori, con cui mi domasti; il modo che usasti per spianarmi,
abbassando i monti e i colli dei miei pensieri, per raddrizzare le mie vie tortuose, per addolcire le mie
asperità; e quello con cui piegasti anche lui, Alipio, al nome del tuo unigenito, il signore e salvatore
nostro Gesù Cristo, fino ad allora indegno ai suoi occhi di figurare nei nostri scritti. Preferiva che
olezzassero dei cedri scolastici, ormai stritolati dal Signore, anziché delle erbe ecclesiastiche,
medicamentose contro i serpenti.
Lettura dei salmi
4. 8. Quali grida, Dio mio, non lanciai verso di te leggendo i salmi di Davide, questi canti di fede, gemiti
di pietà contrastanti con ogni sentimento d’orgoglio! Novizio ancora al tuo genuino amore, catecumeno
ozioso in villa col catecumeno Alipio e la madre stretta al nostro fianco, muliebre nell’aspetto, virile nella
fede, vegliarda nella pacatezza, materna nell’amore, cristiana nella pietà, quali grida non lanciavo verso di
te leggendo quei salmi, quale fuoco d’amore per te non ne attingevo! Ardevo del desiderio di recitarli, se
potessi, al mondo intero per abbattere l’orgoglio del genere umano. Ma lo sono, cantati nel mondo intero,
e nessuno si sottrae al tuo calore. Come era violento e aspro di dolore il mio sdegno contro i manichei,
che tosto si mutava in pietà per la loro ignoranza dei nostri misteri, dei nostri rimedi, per il loro pazzo
furore contro un antidoto che avrebbe potuto salvarli! Avrei voluto averli vicini da qualche parte in quel
momento, e che a mia insaputa osservassero il mio volto, udissero le mie grida mentre nella quiete di
quelle giornate leggevo il salmo quarto, e percepissero l’effetto che producevano in me le sue parole: Ti
invocai e mi esaudisti, Dio della mia giustizia; nell’angustia mi apristi un varco. Abbi pietà di me,
Signore, esaudisci la mia preghiera; ma che udissero a mia insaputa, altrimenti avrebbero potuto
intendere come dette per loro le parole che intercalavo a quelle del salmo. Invece davvero non le avrei
dette, o le avrei dette diversamente, se avessi sentite su me le loro orecchie e i loro occhi; o, se dette, non
le avrebbero intese quali le dicevo a me e fra me innanzi a te, espressione dell’intimo sentimento della mia
anima.
Riflessioni sul salmo quarto
4. 9. Rabbrividii di paura e insieme ribollii di speranza e giubilo nella tua misericordia, Padre; e tutti
questi sentimenti si esprimevano attraverso i miei occhi e la mia voce alle parole che il tuo spirito buono
dice rivolto a noi: “Figli degli uomini, fino a quando avrete i cuori gravati? Sì, perché amate la vanità e
cercate la menzogna?”. Io avevo amato appunto la vanità e cercato la menzogna, mentre tu, Signore,
avevi già esaltato il tuo Santo, risuscitandolo dai morti e collocandolo alla tua destra, affinché inviasse
dal cielo chi aveva promesso, il Paracleto, spirito di verità. L’aveva già inviato, ma io lo ignoravo.
L’aveva già inviato, per essere già stato esaltato risorgendo dai morti e ascendendo al cielo. Prima lo
Spirito non era stato ancora dato, perché Gesù non era stato ancora glorificato. Grida il profeta: “Fino a
quando avrete i cuori gravati? Sì, perché amate la vanità e cercate la menzogna? Sappiate che il Signore
ha esaltato il suo Santo”; grida: “Fino a quando”, grida: “Sappiate”, e io per tanto tempo, ignaro, amai
la vanità e recai la menzogna. Perciò un brivido mi corse tutto all’udirlo. Ricordavo di essere stato simile
a coloro, cui sono rivolte queste parole; gli inganni che avevo preso per verità, erano vanità e menzogna.
Perciò feci risuonare a lungo, profonde e forti, le mie grida nel dolore del ricordo. Oh, se le avessero udite
coloro che amano tuttora la vanità e cercano la menzogna! Forse ne sarebbero rimasti turbati e l’avrebbero
rigettata; tu li avresti esauditi, quando avessero levato il loro grido verso di te, poiché morì per noi della
vera morte della carne Chi intercede per noi presso di te.
4. 10. Al leggere: “Adiratevi e non peccate”, quanto mi turbavo, Dio mio! Avevo ormai imparato ad
adirarmi contro me stesso dei miei trascorsi per non peccare in avvenire, e con giusta ira, perché in me
non peccava per mezzo mio una natura estranea, della razza delle tenebre, secondo le asserzioni di coloro
che, non adirandosi contro se stessi, accumulano un patrimonio d’ira per il giorno dell’ira e della
proclamazione del tuo giusto giudizio. Il mio bene non era più fuori di me, né lo cercavo più in questo
sole con gli occhi della carne. Quanti pretendono di avere gioia fuori di sé, facilmente si disperdono,
riversandosi sulle cose visibili e temporali e lambendo la loro apparenza con immaginazione famelica. Oh
se, spossati dal digiuno, chiedessero: “Chi ci mostrerà il bene?”. Rispondiamo loro, e ci ascoltino: “In noi
Agostino – Confessioni pag. 70 di 134