Page 70 - Confessioni
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Libro nono
DA MILANO A OSTIA
A Cassiciaco, dopo la conversione
Ringraziamento a Dio salvatore
1. 1. O Signore, io sono servo tuo, io sono servo tuo e sono figlio dell’ancella tua. Poiché hai spezzato i
miei lacci, ti offrirò in sacrificio di lode una vittima. Ti lodi il mio cuore, la mia lingua; tutte le mie ossa
dicano: “Signore, chi simile a te?”. Così dicano, e tu rispondimi, di’ all’anima mia: “La salvezza tua io
sono”. Io chi ero mai, com’ero? Quale malizia non ebbero i miei atti, o, se non gli atti, i miei detti, o, se
non i detti, la mia volontà? Ma tu, Signore, sei buono e misericordioso; con la tua mano esplorando la
profondità della mia morte, hai ripulito dal fondo l’abisso di corruzione del mio cuore. Ciò avvenne
quando non volli più ciò che volevo io, ma volli ciò che volevi tu. Dov’era il mio libero arbitrio durante
una serie così lunga di anni? da quale profonda e cupa segreta fu estratto all’istante, affinché io
sottoponessi il collo al tuo giogo lieve e le spalle al tuo fardello leggero, o Cristo Gesù, mio soccorritore e
mio redentore? Come a un tratto divenne dolce per me la privazione delle dolcezze frivole! Prima temevo
di rimanerne privo, ora godevo di privarmene. Tu, vera, suprema dolcezza, le espellevi da me, e una volta
espulse entravi al loro posto, più soave di ogni voluttà, ma non per la carne e il sangue; più chiaro di ogni
luce, ma più riposto di ogni segreto; più elevato di ogni onore, ma non per chi cerca in sé la propria
elevazione. Il mio animo era libero ormai dagli assilli mordaci dell’ambizione, del denaro, della sozzura e
del prurito rognoso delle passioni, e parlavo, parlavo con te, mia gloria e ricchezza e salute, Signore Dio
mio.
Attesa delle vacanze
2. 2. Decisi davanti ai tuoi occhi di non troncare clamorosamente, ma di ritirare pianamente l’attività della
mia lingua dal mercato delle ciance. Non volevo che mai più i fanciulli cercassero, anziché la tua legge e
la tua pace, i fallaci furori e gli scontri forensi comprando dalla mia bocca le armi alla loro ira. Per una
fortunata coincidenza mancavano ormai pochissimi giorni alle vacanze vendemmiali. Perciò decisi di
pazientare quel poco. Mi sarei poi congedato come sempre, ma, da te riscattato, non sarei ritornato più a
vendermi. Questo il nostro piano, noto a te, ignoto invece agli uomini, eccetto gli amici intimi. Si era
convenuto fra noi di non parlarne in giro ad alcuno, sebbene durante la nostra ascesa dalla valle del
pianto, mentre cantavamo il cantico dei gradini, ci avessi dato frecce acuminate e carboni devastatori per
difenderci dalle lingue perfide, che sotto veste di consigliere contraddicono e sotto veste d’amiche
divorano, come si fa col cibo.
2. 3. Ci avevi bersagliato il cuore con le frecce del tuo amore, portavamo le tue parole conficcate nelle
viscere, e gli esempi dei tuoi servi, che da oscuri avevi reso splendidi, da morti vivi, ammassati nel seno
della nostra meditazione erano fuoco che divorava il profondo torpore, per impedirci di piegare verso il
basso. Tanto ne eravamo infiammati, che tutti i soffi contrari delle lingue perfide avrebbero rinfocolato,
non estinto l’incendio. Tuttavia nel tuo nome, che hai reso sacro su tutta la terra, qualcuno avrebbe anche
esaltato comunque il nostro voto e il nostro proposito; quindi ci sembrava che la nostra sarebbe stata
piuttosto un’ostentazione, se, invece di attendere l’epoca delle vacanze così prossime, ci fossimo ritirati in
anticipo da una professione pubblica, posta sotto gli occhi di tutti. Avrei richiamato sul mio gesto lo
sguardo dell’intera città, rifiutandomi di aspettare il giorno vicino delle vacanze, e molte sarebbero state le
chiacchiere, quasi avessi cercato di riuscire importante. A che pro, dunque, suscitare congetture e
discussioni sui miei sentimenti, oltraggi al nostro bene?
Una lesione polmonare
2. 4. C’era di più. Durante quella medesima estate i miei polmoni avevano cominciato a cedere sotto il
peso dell’eccessivo lavoro scolastico. Respiravo a stento e la lesione si manifestava con dolori al petto,
che m’impedivano di parlare in modo abbastanza chiaro e abbastanza a lungo. Dapprima mi aveva
Agostino – Confessioni pag. 68 di 134