Page 62 - Confessioni
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tornato in vita, era perduto e fu ritrovato. Tu gioisci in noi e nei tuoi angeli santificati da un santo amore,
perché sei sempre il medesimo, e le cose che non esistono sempre né sempre nel medesimo modo tu nel
medesimo modo le conosci sempre tutte.
3. 7. Cosa avviene dunque nell’anima, per cui gode maggiormente di trovare o riavere quanto ha caro, che
se lo avesse sempre conservato? Lo conferma la testimonianza di molte altre circostanze, ogni luogo è
pieno di testimoni che proclamano: “È così”. Trionfa il generale vittorioso, che non avrebbe vinto senza
aver combattuto: e quanto maggiore fu il pericolo nella battaglia, tanto maggiore è la gioia nel trionfo; la
tempesta sballotta i naviganti e minaccia di farli naufragare, tutti sbiancano nell’imminenza della morte,
poi il cielo e il mare si placano e l’eccesso dell’esultanza nasce dall’eccesso della paura; una persona cara
sta male, il polso rivela le sue cattive condizioni: quanti ne desiderano la guarigione stanno male con lei in
cuor loro, ma poi migliora, e prima ancora che si aggiri col vigore primitivo, già si diffonde un giubilo che
non esisteva quando, prima, si aggirava sana e robusta. Persino i piaceri fisici della vita umana non solo a
prezzo di noie impreviste e subìte controvoglia se li procurano gli uomini, ma a prezzo di disagi
premeditati e volontari. Così il piacere del cibo e della bevanda è nullo, se non preceduto dal tormento
della fame e della sete; e i beoni accompagnano il cibo con certe salse piccanti per provocare un’arsura
tormentosa, che nell’essere estinta dal bere nasce il piacere. Si è persino stabilita l’usanza di non
consegnare subito le spose già promesse, affinché i mariti non le disprezzino dopo avute, se da fidanzati
non sospirarono di averle.
3. 8. Così avviene per una gioia vergognosa e abominevole, così per una permessa e lecita, così per la più
sincera e onesta delle amicizie, così per chi era morto ed è tornato in vita, era perduto e fu ritrovato:
sempre un gaudio più grande è preceduto da più grande tormento. Che è ciò, Signore mio Dio? Tu, tu
stesso non sei per te stesso perenne gaudio, e alcuni esseri intorno a te non godono di te perennemente? E
come in quest’altra parte dell’universo si alternano regressi e progressi, contrasti e accordi? È forse la
limitazione che hai fissato per essa allorché dalla sommità dei cieli sino alle profondità della terra,
dall’inizio sino alla fine dei secoli, dall’angelo sino all’ultimo verme, dal primo moto sino all’estremo hai
disposto una per una nella sua propria sede tutte le varietà dei beni, tutte le tue giuste opere e le hai attuate
ciascuna a suo proprio tempo? Ahimè, quale sublimità la tua nelle cose sublimi e quale profondità nelle
profonde! Eppure non ti allontani mai da noi: noi stentiamo a tornare.
Maggiore esultanza e frutto per la conversione di un personaggio famoso
4. 9. Ebbene, Signore, agisci, svegliaci e richiamaci, accendi e rapisci, ardi, sii dolce. Amiamo, corriamo.
Non è forse vero che molti risalgono a te da un Tartaro di cecità ancora più profondo di Vittorino? Eppure
si avvicinano e sono illuminati al ricevere la tua luce, e quanti la ricevono, ricevono da te il potere di
divenire tuoi figli. Ora, se costoro sono poco conosciuti dalla gente, anche quanti li conoscono gioiscono
poco per loro. Una gioia condivisa con molti è più abbondante anche per ciascuno. Ci si riscalda e
accende a vicenda, e poi la grande notorietà avvalora ed estende a un grande numero di persone il
richiamo alla salvezza. Ci si avvia, e molti seguiranno. Perciò molto ne gioiscono anche coloro che si sono
mossi per primi, poiché non gioiscono soltanto per sé. Lungi da me il pensiero che nella tua tenda
vengano accolti meglio dei poveri i personaggi ricchi, o meglio dei vili i nobili. Anzi, tu hai scelto la
debolezza del mondo per sgominare la forza, hai scelto la viltà di questo mondo e il disprezzo, ciò che è
nulla come se fosse qualcosa, per abolire ciò che è. Tuttavia proprio quell’ultimo fra i tuoi apostoli, della
cui lingua ti servisti per far risuonare queste parole, allorché ebbe debellato con le sue armi la superbia del
proconsole Paolo, e l’ebbe fatto passare sotto il giogo lieve del tuo Cristo, rendendolo suddito oscuro di
grande re, volle egli pure chiamarsi anziché Saulo come innanzi, Paolo, quasi a emblema di così grande
vittoria. Invero è più grave la sconfitta del nemico in chi tiene più saldamente e con cui tiene un maggior
numero di altri; ed egli tiene più saldamente, mediante il prestigio della nobiltà, i superbi, con cui poi
tiene un maggior numero di altri mediante il prestigio dell’autorità. Quanto più gradita era dunque la
visione del cuore di Vittorino, già tenuto dal diavolo come una ridotta inespugnabile, e della lingua di
Vittorino, già impiegata come un dardo poderoso e acuminato per la morte di molti, tanto più abbondante
doveva essere l’esultanza dei tuoi figli. Il nostro re aveva incatenato il forte e davanti ai loro occhi i suoi
arnesi divenivano mondi, atti a rendere onore a te, servizio al Signore per ogni opera buona.
Il conflitto delle due volontà e il peso dell’abitudine
5. 10. Comunque, allorché il tuo servo Simpliciano mi ebbe narrata la storia di Vittorino, mi sentii ardere
Agostino – Confessioni pag. 60 di 134