Page 60 - Confessioni
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Libro ottavo
LA CONVERSIONE
Visita a Simpliciano
Simpliciano, servo di Dio
1. 1. Dio mio, fa’ ch’io ricordi per ringraziarti e ch’io confessi gli atti della tua misericordia nei miei
riguardi. Le mie ossa s’impregnino del tuo amore e dicano: “Signore, chi simile a te?. Hai spezzato i miei
lacci, ti offrirò un sacrificio di lode”. Come li hai spezzati, ora narrerò, e diranno tutti coloro che ti
adorano, all’udirmi: “Benedetto il Signore in cielo e in terra; grande e mirabile il suo nome”. Penetrate
stabilmente nelle mie viscere le tue parole, da te assediato d’ogni parte, possedevo la certezza della tua
vita eterna. L’avevo vista soltanto in un enigma e come attraverso uno specchio; tuttavia si era dissipato
dalla mia mente ogni dubbio sulla sostanza incorruttibile e la derivazione da quella di ogni altra sostanza.
Non desideravo acquistare ormai una maggiore certezza di te, quanto piuttosto una maggiore stabilità in
te. Senonché dalla parte della mia vita terrena tutto vacillava, e bisognava ripulirmi il cuore del fermento
vecchio. La via, ossia la persona del Salvatore, mi piaceva, ma ancora mi spiaceva passare per le sue
strettoie. Allora m’ispirasti il pensiero, apparso buono ai miei occhi, di far visita a Simpliciano, che mi
sembrava un tuo buon servitore. In lui riluceva la tua grazia; avevo anche sentito dire che fin da giovane
viveva interamente consacrato a te. Allora era vecchio ormai e nella lunga esistenza passata a perseguire
la tua via con impegno così santo, mi sembrava avesse acquistato grande esperienza, grande sapienza; né
mi sbagliavo. Era mio desiderio conferire con lui sui miei turbamenti, affinché mi riferisse il metodo
adatto a chi si trova nel mio stato per avanzare sulla tua via.
Il legame della donna
1. 2. Vedevo la Chiesa popolata di fedeli che avanzavano, l’uno in un modo, l’altro in un altro; invece mi
disgustava la mia vita nel mondo. Era divenuta un grave fardello per me, ora che non mi stimolavano più a
sopportare un giogo così duro le passioni di un tempo, l’attesa degli onori e del denaro. Ormai tutto ciò mi
attraeva meno della tua dolcezza e della bellezza della tua casa, che ho amato. Ma ero stretto ancora da
un legame tenace, la donna. L’Apostolo non mi proibiva il matrimonio, sebbene invitasse a uno stato più
alto, desiderando, se possibile, che tutti gli uomini fossero come lui; ma io, più debole, cercavo una
posizione più comoda. Era l’unica causa delle mie oscillazioni. Per il resto ero illanguidito e snervato da
preoccupazioni putride, perché la vita coniugale, di cui ero devoto prigioniero, mi costringeva ad altri
adattamenti, che non avrei voluto subire. Avevo sentito dire dalla bocca della verità che esistono eunuchi,
i quali si mutilarono volontariamente per amore del regno dei cieli; ma aggiunge: “Chi può capire,
capisca”. Sono certamente vani tutti gli uomini in cui non si trova la conoscenza di Dio e che non
poterono trovare, muovendo dalle cose che ci si mostrano buone, Colui che è ; ma questo genere di vanità
non era più il mio ormai. L’avevo superato, trovando nella testimonianza concorde dell’intero creato te,
nostro Creatore, e il tuo Verbo, Dio presso di te e con te unico Dio e strumento della tua intera creazione.
Esiste poi una seconda categoria di empi, quelli che, pur conoscendo Dio, non lo glorificarono o
ringraziarono come Dio. Anche fra costoro ero caduto, ma la tua destra mi raccolse, mi traesti di là e mi
ponesti in un luogo ove potevo guarire, poiché hai detto all’uomo: “Ecco, pietà è sapienza”, e: “Non
cercare di apparire sapiente, perché chi si dichiarava sapiente divenne stolto”. Dunque avevo già trovato
la perla preziosa e mi conveniva acquistarla vendendo tutti i miei beni. Eppure esitavo.
La conversione di Vittorino nel ricordo di Simpliciano
2. 3. Feci visita dunque a Simpliciano, padre per la grazia, che aveva ricevuto da lui, del vescovo di allora
Ambrogio e amato da Ambrogio proprio come un padre. Quando, nel descrivergli la tortuosità dei miei
errori, accennai alla lettura da me fatta di alcune opere dei filosofi platonici, tradotte in latino da
Vittorino, già retore a Roma e morto, a quanto avevo udito, da cristiano, si rallegrò con me per non
essermi imbattuto negli scritti di altri filosofi, ove pullulavano menzogne e inganni secondo i princìpi di
questo mondo. Nei platonici invece s’insinua per molti modi l’idea di Dio e del suo Verbo. Per esortarmi
Agostino – Confessioni pag. 58 di 134