Page 43 - Confessioni
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la tua Chiesa cattolica, ignaro che insegna la verità, ma non insegna le dottrine di cui l’accusavo
gravemente. Di qui la mia confusione, la mia conversione e la mia gioia, Dio mio, perché la tua unica
Chiesa, corpo del tuo unico Figlio, nel cui grembo mi fu inoculato, infante, il nome di Cristo, non si
compiaceva di futilità infantili, e il suo insegnamento sicuro non ti confinava, creatore di tutte le cose, in
uno spazio fisico, sia pure altissimo ed ampio, ma tuttavia limitato in ogni direzione dal profilo delle
membra umane.
Il senso spirituale delle Scritture
4. 6. Gioivo pure che la lettura dell’antica Legge e dei Profeti mi fosse proposta con una visuale diversa
dalla precedente, la quale me li faceva apparire assurdi, mentre rimproveravo ai tuoi santi una concezione
che non avevano; e mi rallegravo di sentir ripetere da Ambrogio nei suoi sermoni davanti al popolo come
una norma che raccomandava caldamente: “La lettera uccide, lo spirito invece vivifica”. Così quando,
scostando il velo mistico, scopriva il senso spirituale di passi che alla lettera sembravano insegnare un
errore, le sue parole non mi spiacevano, benché ignorassi ancora se erano veritiere. Trattenevo il mio
cuore dall’assentirvi minimamente, per timore del precipizio, e il pencolare a quel modo era una morte
peggiore. Che pretesa la mia, di raggiungere su cose che non vedevo la stessa certezza con cui ero certo
che sette più tre fa dieci! Non così pazzo da ritenere che nemmeno quest’ultima verità si può
comprendere, volevo però comprendere allo stesso modo anche le altre verità, sia le corporee non
sottoposte ai miei sensi, sia le spirituali, per me pensabili esclusivamente sotto una forma corporea.
Potevo guarire con la fede, cosicché l’occhio della mia mente si fissasse più puro sulla tua verità
permanente e indefettibile; ma, come accade di solito, che dopo aver incontrato un medico cattivo si ha
paura di affidarsi anche al buono, così la mia anima ammalata e risanabile soltanto dalla fede respingeva
la guarigione per timore di una fede sbagliata, resistendo alle tue mani, che confezionarono la medicina
della fede e la sparsero sulle malattie dell’universo intero, dotandola di così grande potere.
Lento e incerto sviluppo della fede in Agostino
5. 7. Tuttavia da allora incominciai a preferire la dottrina cattolica, anche perché la trovavo più equilibrata
e assolutamente sincera nel prescrivere una fede senza dimostrazioni, che a volte ci sono, ma non sono per
tutti, altre volte non ci sono affatto. Il manicheismo invece prometteva temerariamente una scienza, tanto
da irridere la fede, e poi imponeva di credere a un grande numero di fole del tutto assurde, dal momento
che erano indimostrabili. Sotto il lavorio della tua mano delicatissima e pazientissima, Signore, ora il mio
cuore lentamente prendeva forma. Tu mi facesti considerare l’incalcolabile numero dei fatti a cui credevo
senza vederli, senza assistere al loro svolgimento, quale la moltitudine degli eventi storici, delle notizie di
luoghi e città mai visitate di persona, delle cose per cui necessariamente, se vogliamo agire comunque
nella vita, diamo credito agli amici, ai medici, a persone di ogni genere; e infine come ero saldamente
certo dell’identità dei miei genitori, benché nulla potessi saperne senza prestare fede a ciò che udivo. Così
mi convincesti che non merita biasimo chi crede nelle tue Scritture, di cui hai radicato tanto
profondamente l’autorità in quasi tutti i popoli, ma piuttosto chi non vi crede. Dunque non dovevo
prestare ascolto, se qualcuno per caso mi diceva: “Come sai che questi libri furono trasmessi al genere
umano dallo spirito dell’unico Dio vero e assolutamente veritiero?”. Proprio ciò bisognava soprattutto
credere, poiché non v’era stata violenza di calunniose obiezioni nelle molte dispute dei filosofi lette sui
libri, che avesse potuto strapparmi neppure per un attimo la fede nella tua esistenza sotto qualunque forma
a me ignota, e nel governo delle cose umane, che ti appartiene.
5. 8. Però questa fede era in me ora più salda, ora più fievole. Tuttavia credetti sempre che esisti e ti curi
di noi, pur ignorando quale concezione bisognava avere della tua sostanza e quale sia la strada che
conduce o riconduce a te. Essendo dunque gli uomini troppo deboli per trovare la verità con la sola
ragione, e avendo perciò bisogno dell’autorità di testi sacri, io avevo incominciato a credere ormai che
non avresti attribuito un’autorità così eminente presso tutti i popoli della terra a quella Scrittura, se non
avessi desiderato che l’uomo per suo mezzo credesse in te e per suo mezzo ti cercasse. Dopo le molte
spiegazioni accettabili che ne avevo udito, ormai attribuivo le assurdità che mi solevano urtare in quei
testi alla sublimità dei simboli. La loro autorità mi appariva tanto più venerabile e degna di fede pura, in
quanto si offrivano a qualsiasi lettore, ma serbavano la maestà dei loro misteri a una penetrazione più
profonda. L’estrema chiarezza del linguaggio e umiltà dello stile li rendevano accessibili a tutti, eppure
stimolavano l’acume di coloro che non sono leggeri di cuore; e se accoglievano nel loro seno aperto
l’umanità intera, lasciavano passare per anguste fessure fino a te un numero piccolo di persone, molto più
Agostino – Confessioni pag. 41 di 134