Page 42 - Confessioni
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amava mia madre a cagione della sua vita religiosissima, per cui fra le opere buone con tanto fervore
spirituale frequentava la chiesa. Spesso, incontrandomi, non si tratteneva dal tesserne l’elogio e dal
felicitarsi con me, che avevo una tal madre. Ignorava quale figlio aveva lei, dubbioso di tutto ciò e
convinto dell’impossibilità di trovare la via della vita.
L’ammirevole figura di Ambrogio
3. 3. Non t’invocavo ancora con gemiti affinché venissi in mio aiuto. Il mio spirito era piuttosto attratto
dalla ricerca e mai sazio di discussioni. Lo stesso Ambrogio era per me un uomo qualsiasi, fortunato
secondo il giudizio mondano perché riverito dalle massime autorità; l’unica sua pena mi sembrava fosse il
celibato che praticava. Delle speranze invece che coltivava, delle lotte che sosteneva contro le tentazioni
della sua stessa grandezza, delle consolazioni che trovava nell’avversità, delle gioie che assaporava nel
ruminare il tuo pane entro la bocca nascosta del suo cuore, di tutto ciò non potevo avere né idea né
esperienza. Dal canto suo ignorava anch’egli le mie tempeste e la fossa ove rischiavo di cadere. Non mi
era infatti possibile interrogarlo su ciò che volevo e come volevo. Caterve di gente indaffarata, che
soccorreva nell’angustia, si frapponevano tra me e le sue orecchie, tra me e la sua bocca. I pochi istanti in
cui non era occupato con costoro, li impiegava a ristorare il corpo con l’alimento indispensabile, o l’anima
con la lettura. Nel leggere, i suoi occhi correvano sulle pagine e la mente ne penetrava il concetto, mentre
la voce e la lingua riposavano. Sovente, entrando, poiché a nessuno era vietato l’ingresso e non si usava
preannunziargli l’arrivo di chicchessia, lo vedemmo leggere tacito, e mai diversamente. Ci sedevamo in un
lungo silenzio: e chi avrebbe osato turbare una concentrazione così intensa? Poi ci allontanavamo,
supponendo che aveva piacere di non essere distratto durante il poco tempo che trovava per ricreare il
proprio spirito libero dagli affari tumultuosi degli altri. Può darsi che evitasse di leggere ad alta voce per
non essere costretto da un uditore curioso e attento a spiegare qualche passaggio eventualmente oscuro
dell’autore che leggeva, o a discutere qualche questione troppo complessa: impiegando il tempo a quel
modo avrebbe potuto scorrere un numero di volumi inferiore ai suoi desideri. Ma anche la preoccupazione
di risparmiare la voce, che gli cadeva con estrema facilità, poteva costituire un motivo più che legittimo
per eseguire una lettura mentale. Ad ogni modo, qualunque fosse la sua intenzione nel comportarsi così,
non poteva non essere buona in un uomo come quello.
L’uomo immagine di Dio secondo la fede cattolica
3. 4. Certo è che non mi era assolutamente possibile interrogare quel tuo santo oracolo, ossia il suo cuore,
su quanto mi premeva, bensì soltanto su cose presto ascoltate. Invece le tempeste della mia anima
esigevano di trovarlo disponibile a lungo, per riversarsi su di lui; ma invano. Ogni domenica lo ascoltavo
mentre spiegava rettamente la parola della verità in mezzo al popolo, confermandomi sempre più
nell’idea che tutti i nodi stretti dalle astute calunnie dei miei seduttori a danno dei libri divini potevano
sciogliersi. La scoperta poi da me fatta, che i tuoi figli spirituali, rigenerati per tua grazia dalla maternità
della Chiesa cattolica, non intendevano le parole ov’è detto che l’uomo fu da te fatto a tua immagine nel
senso di crederti e pensarti rinchiuso nella forma di un corpo umano, per quanto non riuscissi a scorgere
neppure debolmente e in un enigma come fosse una sostanza spirituale, mi fece arrossire gioiosamente di
aver latrato per tanti anni non già contro la fede cattolica, bensì contro fantasmi creati da immaginazioni
carnali. Temerario ed empio ero stato, perché avevo asserito, accusando, cose che avrei dovuto asserire
indagando. Tu, altissimo e vicinissimo, remotissimo e presentissimo, non fornito di membra più grandi e
più piccole, ma esistente per intero in ogni luogo e in nessuno, facesti però l’uomo a tua immagine senza
possedere affatto questa nostra forma corporale; ed ecco l’uomo esistere in un dato luogo dalla testa ai
piedi.
Scoperta dell’unica Chiesa
4. 5. Ignorando in quale modo l’uomo fosse tua immagine, avrei dovuto, bussando, controllare in quale
modo bisognava credervi, non, burlando, contrastare, quasi che vi si credesse come io mi immaginavo.
Tanto più acuto era dunque nel mio intimo l’assillo di conoscere cosa dovevo ritenere per certo, quanto
più mi vergognavo di essermi lasciato illudere e ingannare così a lungo da una promessa di certezza, e di
aver proclamato per certo un grande numero di dottrine incerte, come un fanciullo impetuoso nei suoi
errori. La fallacia di quelle dottrine mi apparve più tardi; fin d’allora però ebbi la certezza della loro
incertezza, benché un tempo le avessi tenute per certe, quando sferravo alla cieca attacchi e accuse contro
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