Page 35 - Confessioni
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ultime senza conoscerle, tanto meno poteva conoscere la prima. È pure vanità esibire la scienza mondana
                  anche  quando  la  si  possiede,  e  invece  pietà  riconoscerla  come  tua.  Perciò  il  suo  molto  parlare,  a
                  sproposito, su tali argomenti aveva questo fine: che, confutato da persone davvero istruite in materia, si
                  rivelasse qual era la sua perspicacia in argomenti più astrusi. Lungi dal cercare di essere negletto dagli
                  uomini, tentò di far credere che lo Spirito Santo, consolazione e ricchezza dei tuoi fedeli, risiedeva in lui
                  di persona con la pienezza della sua autorità. Perciò, quando si coglievano flagranti errori nella sua teoria
                  sul cielo, le stelle e i movimenti del sole e della luna, argomenti certo estranei all’insegnamento religioso,
                  ne risultava tuttavia con sufficiente chiarezza l’empietà dei suoi tentativi. Egli esponeva nozioni che non
                  solo ignorava, ma erano anche false, con un orgoglio a tal punto insensato, che si sforzava di attribuirle
                  alla propria persona come divina.

                  5.  9.  Ascoltando  qua  o  là  un  mio  fratello  cristiano,  che  in  materia  è  inesperto  e  ha  idee  sbagliate,  io
                  considero le sue opinioni pazientemente né vedo come gli nuoccia l’ignorare accidentalmente la posizione
                  e la condotta di enti corporei creati da te, allorché su di te, Signore, creatore di tutto, non ha opinioni
                  sconvenienti. Gli nuocerebbe invece il pensare che questa scienza faccia parte proprio dell’insegnamento
                  religioso e l’affermare con sfrontata ostinazione quanto ignora. E poi no: perfino una simile debolezza
                  trova nella culla della fede il sostegno materno della carità finché l’uomo nuovo si levi alla perfezione
                  virile senza lasciarsi spingere or qua or là dal vento di ogni dottrina. Per chi tuttavia aveva osato erigersi a
                  tale dottore, maestro, guida e capo dei discepoli, che i suoi seguaci erano persuasi di trovarsi al seguito
                  non di un uomo comune, ma del tuo Spirito Santo, si poteva mai giudicare che tanta follia, una volta
                  dimostrata  falsa,  non  meritasse  esecrazione  e  un netto rifiuto? Io per altro non avevo ancora assodato
                  chiaramente se la successione di giorni e notti ora più lunghe, ora più brevi, come delle notti stesse ai
                  giorni, l’oscuramento delle luci celesti e quanti fenomeni del genere avevo letto negli altri libri, non si
                  fosse  potuto  spiegarli  anche  secondo  i  suoi  insegnamenti.  Se  si  fosse  potuto,  pur  rimanendo  incerto,
                  naturalmente, su come stessero le cose, avrei tuttavia messo innanzi, per conservare la mia fede, la sua
                  autorità, a cagione della fama di santo che lo circondava.

                  Attesa, arrivo, personalità di Fausto
                  6. 10. Perciò durante i nove anni circa, in cui la mia mente vagabonda ascoltò costoro, attesi con desiderio
                  fin  troppo  intenso  l’arrivo  di  questo  Fausto.  Tutti  gli  altri  suoi  consorti,  con  i  quali  ero  venuto
                  accidentalmente a contatto, alle obiezioni che muovevo su questa materia non sapevano rispondere se non
                  con la promessa del suo arrivo: al primo abboccamento egli non avrebbe avuto la minima difficoltà a
                  risolvere nel modo più chiaro questi e altri più intricati quesiti che gli avessi eventualmente proposti. Così
                  quando arrivò feci la conoscenza di una persona amabile, un parlatore piacevole, capace di esporre le
                  medesime cose dette da altri, in forma molto più attraente. Ma che importavano alla mia sete i più preziosi
                  calici di un elegantissimo coppiere? Di simili discorsi le mie orecchie erano già sature; non mi apparivano
                  migliori per essere detti meglio, o veri per essere eloquenti, né mi appariva saggia la sua mente per essere
                  il suo aspetto gradevole ed elegante l’eloquio. Quanto a coloro che me ne promettevano meraviglie, non
                  erano buoni giudici: egli sembrava a loro accorto e saggio perché li dilettava la sua parola. Ho conosciuto
                  d’altra parte una diversa specie di persone, che prendevano addirittura in sospetto la verità e si rifiutavano
                  di tenersene paghi se gliela si porgeva con linguaggio ornato e ridondante. Ma per mio conto ero già stato
                  ammaestrato dal mio Dio in modi mirabili e segreti: e credo che fosti tu ad ammaestrarmi perché si tratta
                  della verità e fuori di te nessun altro è maestro di verità, ovunque e da dovunque splenda la sua fama.
                  Avevo  già imparato da te, dunque, che un argomento esposto non deve sembrare vero perché esposto
                  eloquentemente, né falso perché risuonano confusamente le parole dalla bocca; ma neppure vero perché
                  espresso rozzamente, né falso perché forbito il discorso. Accade invece della sapienza e della stoltezza
                  come dei cibi utili e nocivi: sono somministrabili con parole ornate o disadorne, come entrambi quei cibi
                  con piatti civili o rusticani.

                  6.  11.  L’avidità  con  cui  avevo  aspettato  per  tanto  tempo  il  personaggio  era  appagata  dall’eccitazione
                  patetica delle sue dispute e dalla scelta di parole adatte, che si ordinavano spontaneamente a rivestire i
                  concetti. Ero dunque soddisfatto, e come molti altri o anche più di molti altri, lo elogiavo e magnificavo;
                  però mi stizzivo di non potergli sottoporre, nella ressa degli ascoltatori, le mie questioni e metterlo a parte
                  delle mie angustie, conferendo con lui nell’intimità, ascoltando e rispondendo ai suoi argomenti. Quando
                  infine me ne fu data l’occasione e con i miei amici riuscii ad accaparrarmi la sua attenzione in un’ora
                  adatta per un dibattito a due, esposi alcuni dubbi che mi turbavano; ma conobbi anzitutto un uomo che
                  non conosceva le lettere, se si esclude la grammatica, in cui pure non era eccezionalmente versato: aveva





                  Agostino – Confessioni                                                    pag. 33 di 134
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