Page 34 - Confessioni
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3. 4. Investigando questi misteri con l’intelligenza e l’ingegno da te ricevuti, essi fecero molte scoperte,
                  predissero con anticipo di molti anni gli eclissi della luce del sole e della luna, con il giorno, l’ora e la
                  misura  in  cui  sarebbero  avvenuti,  senza  errare  nei  calcoli.  I  fenomeni  si  verificarono  puntualmente
                  secondo  le  loro  predizioni,  ed  essi  misero  per  iscritto  le  leggi  scoperte,  tuttora  consultate  e  usate  per
                  predire l’anno, il mese dell’anno, il giorno del mese, l’ora del giorno e la misura in cui la luce del sole e
                  della  luna  scomparirà;  e  il  fenomeno  avverrà  puntualmente  secondo  le  predizioni.  Il  popolo  ne  è
                  ammirato, gli ignari stupiti, gli esperti imbaldanziti ed esaltati. Ma se, lontani ed eclissati dalla tua luce
                  per la loro empia superbia, prevedono con tanto anticipo l’offuscamento futuro del sole, non vedono però
                  il  loro,  presente,  poiché  non  ricercano  con  spirito  religioso  l’origine  del  proprio  ingegno,  con  cui
                  eseguono  queste  ricerche;  o,  se  si  scoprono  tue  creature,  non  si  donano  a  te  con  slancio  affinché  tu
                  conservi le tue creature. Quasi fossero essi i propri creatori, non si annientano per te, non abbattono come
                  uccelli in volo le proprie vanità, come pesci del mare le proprie curiosità, che li spingono a percorrere i
                  segreti sentieri dell’abisso, come bestie del campo le proprie lascivie, affinché tu, Dio, fuoco divoratore,
                  distrugga i loro morti desideri e ricrei le loro persone a una vita immortale.

                  3. 5. Ignorano invece la via, il tuo Verbo, con cui creasti ciò che essi calcolano, loro stessi che calcolano,
                  il senso con cui percepiscono ciò che calcolano, l’intelligenza per cui calcolano; mentre la tua sapienza è
                  incalcolabile. L’Unigenito si è fatto lui stesso sapienza e giustizia e santificazione per noi, fu calcolato fra
                  noi e pagò il tributo a Cesare. Ignorano questa via su cui discenderebbero da se stessi a lui, e per lui
                  ascenderebbero a lui; ignorano questa via e si credono eccelsi e luminosi come gli astri, mentre eccoli
                  precipitati in terra,  col cuore ottenebrato e insipiente.  Molte verità dicono sul creato, ma non cercano
                  devotamente la verità, autrice della creazione. Quindi non la trovano o, se la trovano, pur conoscendo Dio,
                  non come Dio l’onorano o lo ringraziano, ma si disperdono nei loro vani pensieri, si proclamano sapienti
                  attribuendo a se stessi ciò che è proprio a te, e quindi studiandosi anche, nella loro perversissima cecità, di
                  attribuire a te ciò che è proprio a loro. Ossia trasferiscono le loro menzogne su di te, che sei la verità,
                  trasformando  la  gloria  di  Dio incorruttibile nell’immagine dell’uomo corruttibile e degli uccelli e dei
                  quadrupedi e dei serpenti; convertono la tua verità in menzogna e adorano e servono la creatura anziché
                  il creatore.

                  Dogmatismo manicheo
                  3. 6. Molte sono, comunque, le nozioni esatte che ricavarono dallo stesso creato e che io appresi. Me ne
                  offrivano la prova razionale i calcoli, la successione delle stagioni, le testimonianze visibili degli astri, e le
                  confrontavo con le sentenze di Mani, che in proposito scrisse molto, delirando abbondantissimamente; e
                  non  mi  si  offriva  la  prova  razionale  né  dei  solstizi  ed  equinozi,  né  degli  eclissi  celesti,  né  degli  altri
                  fenomeni  analoghi  che  avevo  appreso  dai  testi  della  sapienza  profana;  tuttavia  mi  si  imponeva  di
                  credergli,  anche  se  discordava  dalle  spiegazioni  che  i  calcoli  numerici  e  i  miei  occhi  accertavano,  e
                  largamente ne divergeva.

                  Scienza e fede

                  4. 7. Signore, Dio di verità, basta la conoscenza di queste cose per piacerti? Infelice davvero chi conosce
                  tutte quelle e ignora te; felice chi conosce te, anche se ignora quelle. Chi poi sa e di te e di quelle, non per
                  quelle è più felice, ma per te solo felice, se, oltre a conoscerti, ti glorifica per ciò che sei e ti ringrazia,
                  anziché  sperdersi  nei  suoi  vani  pensieri.  Chi  sa  di  possedere  un  albero  e  ti  è  grato  di  goderlo,  pur
                  ignorando  i  cubiti  della  sua  altezza  o  la  sua  estensione  in  larghezza,  è  migliore  di  chi  lo  misura e ne
                  conteggia tutti i rami, però non lo possiede né riconosce il suo creatore né lo ama. Così all’uomo di fede il
                  mondo intero con i suoi tesori appartiene; forse non ha quasi nulla, eppure tutto possiede perché unito a
                  te, padrone di tutto. Non importa se nemmeno conosce i giri delle Orse: solo uno stolto dubiterebbe che
                  non sia in ogni caso migliore di chi sa misurare il cielo, enumerare le stelle, pesare gli elementi, però fa
                  nessun conto di te, che ogni cosa hai disposto nella sua misura e numero e peso.


                  Presunzione sfrontata di Mani

                  5.  8.  Infine,  chi  chiedeva  a  un  certo  Mani  di  scrivere  anche  su  cose  che  non  occorre  conoscere  per
                  imparare la pietà? Tu dicesti all’uomo: “Ecco, pietà è sapienza”. Quindi egli poteva ignorare la pietà, pur
                  conoscendo alla perfezione le altre nozioni. Senonché, avendo l’audacia sfrontatissima d’insegnare queste




                  Agostino – Confessioni                                                    pag. 32 di 134
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