Page 28 - Confessioni
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fatti? Nessuno ti perde, se non chi ti lascia, e poiché ti lascia, ove va, ove fugge, se non dalla tua
benevolenza alla tua collera? Dovunque troverà la tua legge nella sua pena, e la tua legge è verità, e la
verità sei tu.
Destino effimero delle creature
10. 15. Dio delle virtù, rivolgi noi a te, mostra a noi il tuo viso, e saremo salvi. L’animo dell’uomo si
volge or qua or là, ma dovunque fuori di te è affisso al dolore, anche se si affissa sulle bellezze esterne a
te e a sé. Eppure non esisterebbero cose belle, se non derivassero da te. Nascono e svaniscono: nascendo
cominciano, per così dire, a esistere, crescono per maturare, e appena maturate invecchiano fino a morire.
Non tutte invecchiano, ma tutte muoiono. Nel nascere, dunque, e nel tendere all’esistenza, quanto più
rapida è la loro crescita verso l’essere, tanto più frettolosa la loro corsa verso il non essere. Questa è la
loro limitazione, non più di questo hai concesso loro, perché sono parte di altre entità che non esistono
tutte simultaneamente, ma tutte formano con la loro scomparsa e comparsa l’universo, di cui sono parti.
Così, ecco, anche i nostri discorsi si sviluppano fino alla loro conclusione attraverso una successione di
suoni, e non si avrebbe un discorso completo, se ogni parola non sparisse per lasciare il posto a un’altra
dopo aver espresso la sua parte di suono. Ti lodi per quelle cose la mia anima, Dio creatore di tutto, ma
senza lasciarsi in esse invischiare dall’amore, attraverso i sensi del corpo. Esse vanno ove andavano per
cessare di esistere, e straziano l’anima con passioni pestilenziali, perché il suo desiderio è di esistere e di
riposare fra le cose che ama. Ma lì non può trovare un punto fermo, perché le cose non sono stabili.
Fuggono, e chi potrebbe raggiungerle con i sensi della carne, o afferrarle, anche quando sono vicine? I
sensi della carne sono lenti, appunto perché sono della carne, e questa è la loro limitazione. Bastano ad
altri scopi, per cui sono fatti, ma non bastano allo scopo di trattenere le cose che corrono dal debito inizio
al debito fine. Nella tua parola, con cui sono create, si sentono dire: “Di qui e fin qui”.
Stabilità di Dio
11. 16. Non essere vana, anima mia, non assordare l’orecchio del cuore col tumulto delle tue vanità.
Ascolta tu pure: è il Verbo stesso che ti grida di tornare; il luogo della quiete imperturbabile è dove
l’amore non conosce abbandoni, se lui perprimo non abbandona. Qui invece, lo vedi, ogni cosa dilegua
per far posto ad altre e costituire l’universo inferiore nella sua interezza. “Ma io, dice il Verbo divino, mi
dileguo forse da qualche parte?”. Fissa dunque in lui la tua dimora, affida a lui quanto tieni da lui, anima
mia finalmente stanca d’inganni; affida alla verità quanto ti viene dalla verità, e nulla perderai.
Rifioriranno le tue putredini, tutte le tue debolezze saranno guarite, le tue parti caduche riparate,
rinnovate, fissate strettamente a te stessa; anziché travolgerti nel loro abisso, rimarranno stabili e durevoli
con te accanto a Dio eternamente stabile e durevole.
11. 17. Perché segui, pervertita, la tua carne? Essa piuttosto segua te, convertita. Attraverso le sue
sensazioni tu hai conoscenze parziali, ma ignoranza del tutto, di cui pure le parti ti dànno diletto. Se i
sensi della tua carne fossero capaci di abbracciare la totalità e non fossero stati giustamente limitati, per
tuo castigo, a una parte del complesso, vorresti che le cose ora esistenti passassero, per gustarle
maggiormente tutte insieme. Tu odi quanto diciamo, mediante la stessa sensibilità della carne, e certo non
vuoi mai che le sillabe si arrestino, bensì che trascorrano a volo per far posto ad altre, in modo da udire
l’intero discorso. Così sempre per tutte le parti che costituiscono un’unica sostanza e non esistono tutte
simultaneamente per costituirla: si gustano maggiormente tutte, che ognuna per sé, qualora si possano
percepire tutte. Molto migliore delle cose è però colui che le fece tutte, e questi è il Dio nostro, che mai si
ritrae, poiché nulla gli sottentra.
Esortazione a cercare la felicità in Dio
12. 18. Se ti piacciono i corpi loda Dio per essi, rivolgi il tuo amore al loro artefice per evitare di spiacere
a lui per il piacere delle cose. Se ti piacciono le anime, in Dio amale, poiché sono mutevoli anch’esse, ma
in lui si fissano stabilmente, mentre altrove passerebbero e perirebbero. In lui amale dunque, rapisci a lui
con te quante altre anime puoi e di’ loro: “Amiamolo: lui è il creatore di queste cose e non ne è lontano,
perché non le abbandonò dopo averle create, ma, venute da lui, in lui sono. Dov’è? dove si assapora la
verità? È nell’intimo del cuore, ma il cuore errò lontano da lui. Rientrate nel vostro cuore, prevaricatori,
e unitevi a colui che vi ha creati. Restate con lui, e resterete saldi; riposate in lui, e avrete riposo. Dove
Agostino – Confessioni pag. 26 di 134