Page 16 - Confessioni
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da quel furto ove amai solo il furto e null’altro? E anch’esso era nulla, quindi maggiore era la mia miseria.
                  Tuttavia non l’avrei compiuto da solo. Ricordo bene qual era il mio animo a quel tempo, da solo non
                  l’avrei  assolutamente  compiuto.  In  quell’azione  mi  attrasse  anche  la  compagnia  di  coloro  con  cui  la
                  commisi. Dunque non amai null’altro che il furto. Ma sì, null’altro, poiché anche una tale società non è
                  nulla. Cos’è in realtà? Chi può istruirmi in merito, se non Colui che illumina il mio cuore e ne squarcia le
                  tenebre? Come accade che mi viene in mente d’indagare, di discutere, di considerare questi fatti? Se in
                  quel momento avessi amato i frutti che rubai e ne avessi desiderato il sapore, avrei potuto compiere anche
                  da  solo,  se  si  poteva  da  solo,  quel  misfatto,  appagando  il  mio  desiderio  senza  sfregarmi  a  qualche
                  complice per infiammare il prurito della mia brama. Senonché i frutti non avevano nessuna attrattiva per
                  me; dunque ne aveva soltanto l’impresa e a suscitarla era la compagnia di altri che peccavano insieme con
                  me.

                  Il sapore della complicità

                  9. 17. Quale sentimento provavo allora in cuore? Senza dubbio un sentimento proprio molto turpe, ed era
                  una sventura per me il provarlo. Ma pure in che cosa consisteva? I peccati, chi li capisce?. Era il riso che
                  ci solleticava, per così dire, il cuore al pensiero di ingannare quanti non sospettavano un’azione simile da
                  parte nostra e ne sarebbero stati fortemente contrariati. Perché dunque godevo di non agire da solo? Forse
                  perché non è facile ridere da soli? Certo non è facile, però avviene talvolta di essere sopraffatti dal riso
                  anche stando soli, tra sé e sé, alla presenza di nessuno, se appare ai nostri sensi o al pensiero una cosa
                  troppo ridicola. Invece io quell’atto da solo non l’avrei compiuto, non l’avrei assolutamente compiuto da
                  solo. Ecco dunque davanti a te, Dio mio, il ricordo vivente della mia anima. Da solo non avrei compiuto
                  quel  furto  in  cui  non  già  la  refurtiva  ma  il  compiere  un  furto  mi  attraeva;  compierlo  da  solo  non  mi
                  attraeva davvero e non l’avrei compiuto. Oh amicizia inimicissima, seduzione inesplicabile dello spirito,
                  avidità di nuocere nata dai giochi e dallo scherzo, sete di perdita altrui senza brama di guadagno proprio o
                  avidità di vendetta! Uno dice: “Andiamo, facciamo”, e si ha pudore a non essere spudorati.


                  Desiderio d’innocenza e di pace

                  10. 18. Chi può districare un nodo così tortuoso e aggrovigliato? È sudicio, non voglio più riflettervi, non
                  voglio guardarlo. Voglio te, giustizia e innocenza bella e ornata delle tue pure luci e di un’insaziabile
                  sazietà. Accanto a te una pace profonda e una vita imperturbabile. Chi entra in te, entra nel gaudio del suo
                  Signore; non avrà timori e si troverà sommamente bene nel sommo Bene. Io mi dispersi lontano da te ed
                  errai, Dio mio, durante la mia adolescenza per vie troppo remote dalla tua solida roccia. Così divenni per
                  me regione di miseria.




































                  Agostino – Confessioni                                                    pag. 14 di 134
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