Page 15 - Confessioni
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sommo bene e bene mio vero. Belli, dunque, erano quei frutti, ma non quelli bramò la mia anima
miserabile, poiché ne avevo in abbondanza di migliori. Eppure colsi proprio quelli al solo scopo di
commettere un furto. E infatti appena colti li gettai senza aver assaporato che la mia cattiveria, così
inebriante a praticarla. Se pure un briciolo di quei frutti entrò nella mia bocca, a insaporirlo era il misfatto.
E ora, Signore Dio mio, mi domando: cosa mi attrasse in quel furto? Non vi trovo davvero bellezza
alcuna, non dico la bellezza insita nella giustizia e nella saggezza, o nell’intelletto umano, nella memoria,
nella sensibilità, nella vita vegetativa, o la bellezza e la grazia propria nel loro ordine agli astri e alla terra
e al mare, popolati di creature che si succedono nella nascita e nella morte, e nemmeno quella difettosa e
irreale con cui ci seducono i vizi.
6. 13. Infatti l’orgoglio simula l’eccellenza, mentre il solo Dio eccelso al di sopra di tutte le cose sei tu.
L’ambizione a che altro aspira, se non a onori e gloria, mentre tu solo sopra tutto meriti onore e gloria
eterna? La crudeltà dei potenti mira a incutere timore; ma chi è davvero temibile, se non Dio solo, al cui
potere cosa si può strappare o sottrarre, e quando o dove o come o da chi? Le seduzioni delle persone
lascive, poi, mirano a suscitare amore, ma nulla è più seducente della tua carità, né vi è amore più salutare
di quello della tua verità, tanto è bella e splendente oltre ogni cosa. La curiosità si atteggia a desiderio di
conoscenza, mentre chi conosce tutto e in sommo grado sei tu; persino l’ignoranza e la scempiaggine si
coprono col nome di semplicità e innocenza, poiché si trova nulla più semplice di te e c’è cosa più
innocente di te, se ai malvagi stessi nuocciono le opere loro? La pigrizia dal canto suo sembra cercare
quiete, ma esiste quiete sicura senza il Signore? Il lusso vuol essere chiamato soddisfazione e copiosità di
mezzi; sei tu però la pienezza e l’abbondanza inesauribile d’incorruttibili bellezze. La prodigalità si copre
con l’ombra della liberalità, ma il più copioso dispensatore di ogni bene sei tu. L’avarizia aspira a
possedere molto, mentre tu possiedi tutto. L’invidia disputa per eccellere, ma cosa eccelle più di te? L’ira
vuole vendetta, ma quale vendetta è più giusta della tua? La pavidità trema, nella sua ricerca di sicurezza,
dei pericoli insoliti e repentini che incombono sugli oggetti d’amore; a te infatti riesce qualcosa insolito,
repentino? o qualcuno ti può privare degli oggetti del tuo amore? e dove si è saldamente sicuri, se non al
tuo fianco? L’uggia si rode per la perdita dei beni, di cui si dilettava la cupidigia, poiché vorrebbe che,
come a te, così a sé nulla si potesse cogliere.
6. 14. In queste forme l’anima pecca allorché si distoglie da te e cerca fuori di te la purezza e il candore,
che non trova, se non tornando a te. Tutti insomma ti imitano, alla rovescia, quanti si separano da te e si
levano contro di te. Ma anche imitandoti, a loro modo, provano che tu sei il creatore dell’universo e
quindi non è possibile allontanarsi in alcun modo da te. Cosa amai dunque in quel furto e in che cosa
imitai, sia pure in male e alla rovescia, il mio Signore? Mi compiacqui di violare la sua legge con la
malizia, non potendolo fare con la potenza? Il prigioniero voleva imitare una libertà monca, compiendo a
man salva un’azione illecita con una simulazione oscura di onnipotenza? Eccolo questo servo fuggitivo
dal suo padrone, che ha raggiunto un’ombra. Oh marciume, oh mostruosità di vita, oh abisso di morte!
Poté mai piacermi l’illecito per l’illecito, e null’altro?
Perdono e pietà per il peccatore
7. 15. Come rimunerare il Signore del fatto che la mia memoria rievoca simili azioni e la mia anima non
ne è turbata? Io ti amerò, Signore, ti renderò grazie e confesserò il tuo nome, poiché mi hai perdonato
malvagità e delitti così grandi. Attribuisco alla tua grazia e alla tua misericordia il dileguarsi come
ghiaccio dei miei peccati; attribuisco alla tua grazia anche tutto il male che non ho commesso. Cosa non
avrei potuto fare, se amai persino il delitto in se stesso? Eppure tutti questi peccati: e quelli che di mia
spontanea volontà commisi, e quelli che sotto la tua guida evitai, mi furono rimessi, lo confesso. Quale
uomo conscio della propria debolezza osa attribuire alle proprie forze il merito della castità e
dell’innocenza che serba, e quindi ti ama meno, quasi che meno abbia avuto bisogno della misericordia
con cui condoni i peccati a chi si rivolse a te? Chi dunque alla tua chiamata seguì la tua voce ed evitò le
colpe che qui mi vede ricordare e confessare, non mi schernisca se, malato, fui guarito dal medico che lo
preservò dai malanni, o meglio, da più gravi malanni. Perciò dovrà amarti altrettanto, anzi più davvero di
me, poiché vede come da tanta prostrazione di peccati io mi libero ad opera di Colui che, come vede, in
tanta prostrazione di peccati non lo lasciò avviluppare.
Le attrattive del furto
8. 16. Quale frutto raccolsi allora, miserabile, da ciò che ora rievoco non senza arrossire, e specialmente
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