Page 115 - Confessioni
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Accordo: - sull’eternità del creatore;

                  15.  18.  Oserete  affermare  la  falsità  di  quanto  mi  suggerisce  la  verità  con  voce  forte  al  mio  orecchio
                  interiore, riguardo alla vera eternità del creatore, cioè l’assoluta immutabilità della sua sostanza nel tempo
                  e l’unità intrinseca della sua volontà con la sua sostanza, per cui egli non vuole ora una cosa, ora un’altra,
                  ma in una volta sola, tutte insieme e per sempre vuole tutte le cose che vuole? Non vuole di volta in volta,
                  né ora una cosa, ora un’altra; non vuole più tardi ciò che non voleva, né disvuole ciò che prima voleva,
                  perché si comporta così una volontà mutevole, e  il mutevole non è mai eterno, mentre il nostro Dio è
                  eterno.  E  di  quanto  ancora  mi  suggerisce  all’orecchio  interiore  la  verità:  cioè  che  l’attesa  delle  cose
                  venture  diviene  contemplazione  quando  sono  venute,  e  a  sua  volta  questa  contemplazione  diviene
                  memoria quando sono passate? che ogni conoscenza, la quale varia in questo modo, è mutevole, e ogni
                  cosa mutevole non è eterna, mentre il nostro Dio è eterno? Raccogliendo e collegando queste verità, trovo
                  che il mio Dio, Dio eterno, non creò il mondo con un atto nuovo di volontà, e che la sua scienza non
                  subisce alcuna transizione.


                  - sulla creazione della materia e del cielo del cielo;

                  15. 19. Cosa risponderete, miei contraddittori? Sono falsità queste? “No”, rispondono. E questa? È  una
                  falsità che ogni natura formata o materia formabile derivi unicamente da Colui che è sommo Bene, perché
                  sommo Essere? “Non neghiamo neppure questo”, rispondono. E allora? Negate forse l’esistenza di una
                  creatura sublime, la quale con amore casto si unisce al Dio vero e veramente eterno così strettamente, da
                  non staccarsi mai da lui, sebbene non sia coeterna con lui, per riversarsi nelle varie vicende del tempo, e
                  invece riposa nella veracissima contemplazione di lui solo? Tu, Dio, alla creatura che ti ama quanto esigi,
                  tu ti mostri e le basti; quindi non si distoglie da te nemmeno per volgersi a sé. Questa è la dimora di Dio,
                  non terrestre né corporea di materia celeste, bensì spirituale e partecipe della tua eternità, poiché senza
                  macchia in eterno. L’hai fondata per secoli e secoli, hai posto una legge, e non passerà. Non è tuttavia
                  coeterna con te, poiché non fu senza inizio: fu infatti creata.
                  15. 20. Certamente non si trova un tempo prima di questa creatura, poiché prima di tutte le cose fu creata
                  la sapienza: non la Sapienza, naturalmente, coeterna e perfettamente uguale a te, Dio nostro, padre suo,
                  strumento di tutta la creazione e principio in cui creasti il cielo e la terra; ma invece e senza dubbio la
                  sapienza  creata,  ossia  la  natura  intellettuale,  che  è  la  luce per la contemplazione della Luce, chiamata
                  anch’essa sapienza, benché creata. In realtà, quale è la distanza fra la luce illuminante e la riflettente, tale
                  anche fra la Sapienza creatrice e questa creata, come fra la giustizia che rende giustizia, e la giustizia cui
                  giustizia è resa. Noi stessi fummo chiamati la tua giustizia: uno dei tuoi servi non disse: “...affinché noi
                  siamo giustizia di Dio in Dio stesso”? Dunque prima di tutte le cose fu creata una certa forma di sapienza
                  creata, spirito fornito di ragione e intelligenza, cittadino della tua casta città, madre nostra, che sta in alto
                  ed è libera ed eterna nei cieli. Quali cieli? Certamente quei cieli dei cieli che ti rendono lode, designati
                  appunto col cielo del cielo appartenente al Signore. Dicevamo dunque che prima di tale creatura non si
                  trova un tempo, perché colei che prima di tutte le cose fu creata precede anche la creazione del tempo.
                  Sussiste tuttavia prima di essa l’eternità del creatore stesso, da cui fu fatta ed ebbe inizio, non nel tempo,
                  poiché non esisteva ancora il tempo, ma invece nella sua propria condizione.
                  15. 21. Così procede da te, nostro Dio, pur essendo cosa del tutto diversa da te e dalla tua essenza. Però
                  non si trova tempo prima di lei e neppure in lei, poiché ha la facoltà di vedere sempre il tuo volto senza
                  mai distrarsene. Di qui l’assenza in lei di mutamenti e variazioni. Esiste tuttavia in lei la possibilità, per lo
                  meno,  di  mutare  e  quindi  cadere  nelle  tenebre  e  nel  gelo;  ma  il  grande  amore  che  a  te  la  lega  la  fa
                  splendere e ardere di te in un meriggio quasi eterno. O dimora luminosa e graziosa, amai la tua bellezza e
                  il  luogo  dove  abita  la  gloria  del  mio  Signore,  che  ti  edificò  e  possiede.  A  te  i  miei  sospiri  nel  mio
                  pellegrinaggio; al tuo Creatore la preghiera che possegga me pure in te, poiché creò me pure. Errai come
                  una pecora sperduta, ma sulle spalle del mio pastore, tuo costruttore, spero di esserti riportato.


                  - sull’anteriorità delle due creature al tempo.

                  15. 22. Che mi dite voi, a cui mi rivolgevo come contraddittori, che pure considerate Mosè un devoto
                  servitore di Dio, e i suoi libri un oracolo dello Spirito Santo? Non è questa la dimora di Dio, che sebbene
                  non coeterna con lui, sussiste a suo modo eterna nei cieli? Invano vi cercate vicende di tempi, non potete




                  Agostino – Confessioni                                                   pag. 113 di 134
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