Page 110 - Confessioni
P. 110
28. 38. Accingendomi a cantare una canzone che mi è nota, prima dell’inizio la mia attesa si protende
verso l’intera canzone; dopo l’inizio, con i brani che vado consegnando al passato si tende anche la mia
memoria. L’energia vitale dell’azione è distesa verso la memoria, per ciò che dissi, e verso l’attesa, per
ciò che dirò: presente è però la mia attenzione, per la quale il futuro si traduce in passato. Via via che si
compie questa azione, di tanto si abbrevia l’attesa e si prolunga la memoria, finché tutta l’attesa si
esaurisce, quando l’azione è finita e passata interamente nella memoria. Ciò che avviene per la canzone
intera, avviene anche per ciascuna delle sue particelle, per ciascuna delle sue sillabe, come pure per
un’azione più lunga, di cui la canzone non fosse che una particella; per l’intera vita dell’uomo, di cui sono
parti tutte le azioni dell’uomo; e infine per l’intera storia dei figli degli uomini, di cui sono parti tutte le
vite degli uomini.
Conclusione
Dispersione nel tempo e confluenza nell’eterno
29. 39. Ma poiché la tua misericordia è superiore a tutte le vite, ecco che la mia vita non è che
distrazione, mentre la tua destra mi raccolse nel mio Signore, il figlio dell’uomo, mediatore fra te, uno, e
noi, molti, in molte cose e con molte forme, affinché per mezzo suo io raggiunga Chi mi ha raggiunto e
mi ricomponga dopo i giorni antichi seguendo l’Uno. Dimentico delle cose passate, né verso le future, che
passeranno, ma verso quelle che stanno innanzi non disteso, ma proteso, non con distensione, ma con
tensione inseguo la palma della chiamata celeste. Allora udrò la voce della tua lode e contemplerò le tue
delizie, che non vengono né passano. Ora i miei anni trascorrono fra gemiti, e il mio conforto sei tu,
Signore, padre mio eterno. Io mi sono schiantato sui tempi, di cui ignoro l’ordine, e i miei pensieri, queste
intime viscere della mia anima, sono dilaniati da molteplicità tumultuose. Fino al giorno in cui, purificato
e liquefatto dal fuoco del tuo amore, confluirò in te.
Esistenza di Dio prima di tutti i tempi
30. 40. Allora mi stabilizzerò e consoliderò in te nella mia forma, la tua verità. Non subirò più le domande
di chi, per una malattia condannabile desideroso di bere più di quanto non comprenda, chiede: “Cosa
faceva Dio prima di fare il cielo e la terra?”, oppure: “Come gli venne l’idea di fare qualcosa, mentre
prima non aveva fatto mai nulla?”. Concedi loro, Signore, di riflettere bene a come parlano, e di scoprire
che non si parla di un mai là dove non esiste tempo. Dire: “Non aveva fatto mai nulla”, non equivale forse
a dire che non aveva fatto nulla in nessun tempo? Comprendano quindi che non esiste alcun tempo senza
creato, e cessino di dire vanità come queste. Volgano la loro attenzione anche verso le cose che stanno
innanzi, e capiscano che tu sei prima di tutti i tempi, eterno creatore di tutti i tempi; che nessun tempo è
coeterno con te, come anche nessuna creatura, sebbene ve ne siano di superiori al tempo.
Scienza umana e divina
31. 41. Signore Dio mio, quale abisso il tuo profondo segreto, e come me ne hanno gettato lontano le
conseguenze dei miei peccati! Guarisci i miei occhi, e parteciperò alla gioia della tua luce. Certo, se
esistesse uno spirito di scienza e prescienza così potente da conoscere tutto il passato e il futuro come io
una canzone delle più conosciute, susciterebbe, questo spirito, meraviglia e quasi sacro terrore, poiché
nulla gli sfuggirebbe sia delle età già concluse, sia di quelle che rimangono: come a me che canto non
sfugge sia la parte della canzone già passata dopo l’esordio, sia quella che resta fino alla fine. Lontana,
lontana invece l’idea che, creatore dell’universo, creatore delle anime e dei corpi, tu così conosci tutto il
futuro e il passato! Tu assai, assai più mirabilmente e assai più misteriosamente. A chi canta o ascolta una
canzone conosciuta, l’attesa delle note future e il ricordo delle passate modifica il sentimento e tende il
senso. Nulla di simile accade a te, immutabilmente eterno, ossia davvero eterno creatore delle menti.
Come conoscesti in principio il cielo e la terra senza modificazione della tua conoscenza, così creasti in
principio il cielo e la terra senza tensione della tua attività. Chi lo capisce ti confessi, e anche chi non lo
capisce ti confessi. Oh, quanto sei elevato! Eppure quanti si abbassano in cuore sono la tua casa. Tu
infatti sollevi gli abbattuti, e non cadono quanti hanno in te la loro elevatezza.
Agostino – Confessioni pag. 108 di 134