Page 113 - Confessioni
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te creata, era materia informe, perché era invisibile e confusa, e le tenebre sopra l’abisso. Da questa terra
                  invisibile e confusa, da questa massa informe, da questo quasi nulla avresti poi tratto tutte le cose che ci
                  attorniano  e  di  cui  questo  mondo  mutevole  consta  e  non  consta;  ove  si  manifesta  quella  medesima
                  mutevolezza, che ci dà modo di avvertire e di misurare i tempi. Il tempo infatti risulta dal mutarsi delle
                  cose, dalle variazioni e dalle successioni degli aspetti sulla materia, che è la terra invisibile sopraddetta.


                  Cielo del cielo e materia informe fuori del tempo

                  9. 9. Perciò lo Spirito, maestro del tuo servitore, quando riferisce che tu in principio creasti il cielo e la
                  terra, non indica tempo, non menziona giornate. Quel cielo del cielo, da te creato in principio, è certo una
                  creatura in qualche modo intelligente, però affatto coeterna con te, Trinità, e tuttavia partecipe della tua
                  eternità. La soavità della tua beatifica contemplazione trattiene fortemente le sue mutazioni, e l’aderire a
                  te senza alcun cedimento dal giorno della sua creazione la eleva sopra ogni vicenda passeggera di tempi.
                  Quanto alla massa informe, alla terra invisibile e confusa, neppure essa fu annoverata tra i giorni, perché
                  dove non c’è un aspetto, un ordine, non viene e non passa nulla; e dove ciò non accade, non esistono
                  indubbiamente giorni e successioni di spazi temporali.


                  Aspirazione

                  10. 10. O verità, lume del mio cuore, non vorrei che fossero le mie tenebre a parlarmi. Riversatomi fra gli
                  esseri di questo mondo, la mia vista si è oscurata; ma anche di quaggiù, di quaggiù ancora ti ho amato
                  intensamente. Nel mio errore mi sono ricordato di te, ho udito alle mie spalle la tua voce che mi gridava
                  di tornare, con stento l’ho udita per le gazzarre di uomini insoddisfatti. Ed ora torno riarso e anelante alla
                  tua fonte. Nessuno me ne tenga lontano, ch’io ne beva e ne viva. Non sia io per me la mia vita: di me vissi
                  male, fui morte per me, e in te rivivo: parlami, ammaestrami. Ho creduto nei tuoi libri, e le loro parole
                  sono arcane assai.


                  Eternità di Dio e creazione dell’universo

                  11. 11. Già mi dicesti, Signore, con voce forte all’orecchio interiore, che sei eterno, il solo a possedere
                  l’immortalità, poiché non muti d’aspetto o in alcun movimento, e la tua volontà non varia col tempo, non
                  essendo immortale una volontà che vuole ora una cosa, ora un’altra. Questo fatto davanti ai tuoi occhi mi
                  è chiaro, e sempre più chiaro mi sia, ti prego, e io rimanga accortamente nella sua rivelazione sotto le tue
                  ali. Poi mi dicesti, Signore, con voce forte all’orecchio interiore, che tutte le nature e sostanze esistenti,
                  pur non essendo ciò che tu sei, tu le hai fatte; che solo il nulla non deriva da te, e il distacco della volontà
                  da te, l’Essere, verso esseri inferiori. Quel distacco è un delitto, è il peccato, e nessun peccato ti nuoce o
                  turba l’ordine del tuo dominio al sommo come al fondo. Questo fatto davanti ai tuoi occhi mi è chiaro, e
                  sempre più chiaro mi sia, ti prego, e io rimanga accortamente nella sua rivelazione sotto le tue ali.


                  Beata quiete del cielo del cielo

                  11. 12. Poi mi dicesti con voce forte all’orecchio interiore, che non è coeterna con te neppure la creatura
                  di  cui  tu  sei  il  solo  piacere;  che,  assorbendoti  con  una  castità  perseverantissima,  non  rivela  in  nessun
                  tempo e in nessun luogo la sua mutevolezza; che, avendo te sempre presente e tenendosi a te con tutto il
                  suo sentire, priva di un futuro da attendere e di ricordi passati ove trasferirsi, non subisce vicende alteranti
                  né distrazioni temporali. Oh beata, se esiste, una tale creatura, per la sua inserzione nella tua beatitudine;
                  beata per colui, per te, che l’abita perpetuamente e la illumina! Io non trovo nulla, che a mio giudizio si
                  potrebbe chiamare cielo del cielo appartenente al Signore più volentieri di questa tua dimora dedita alla
                  contemplazione delle tue delizie senza mai staccarsene per muovere verso altre mete; mente pura, unita
                  nella massima concordia dal vincolo stabile della pace con i santi spiriti cittadini della tua città posta nei
                  cieli sopra i nostri cieli.
                  11. 13. Ogni anima che pellegrina lontano da te, comprenda da quanto ho detto se ha già sete di te; se già
                  le  sue  lacrime  sono  divenute  il  suo  pane,  mentre  ogni  dì  le  si  chiede:  “Ov’è  il  tuo  Dio?”;  se  già  ti
                  domanda una cosa sola, e questa sola ricerca: di abitare nella tua dimora per tutti i giorni della sua vita: e
                  qual è la sua vita se non tu? e i tuoi giorni quali sono, se non la tua eternità, come i tuoi anni, che non




                  Agostino – Confessioni                                                   pag. 111 di 134
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