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Libro undicesimo

                  MEDITAZIONE SUL PRIMO VERSETTO DELLA GENESI: “In principio Dio creò...”


                  Introduzione

                  Scopo della confessione a Dio

                  1. 1. Ignori forse, Signore, per essere tua l’eternità, ciò che ti dico, o vedi per il tempo ciò che avviene nel
                  tempo? Perché dunque ti faccio un racconto particolareggiato di tanti avvenimenti? Non certo perché tu li
                  apprenda da me. Piuttosto eccito in me e in chi li leggerà l’amore verso la tua persona. Tutti dovremo
                  dire: “È grande il Signore e ben degno di lode”. Già lo dissi e lo dirò di nuovo: per amore del tuo amore
                  m’induco a tanto. Noi preghiamo, certo; però la Verità dice: “Il Padre vostro sa cosa vi occorre prima
                  ancora che glielo domandiate”. Confessandoti dunque le nostre miserie e le tue misericordie su di noi, noi
                  manifestiamo i nostri sentimenti verso di te, affinché tu possa completare la nostra liberazione già da te
                  iniziata: affinché noi cessiamo di essere infelici in noi e ci rallegriamo in te che ci chiamasti a essere
                  poveri nello spirito, e miti e piangenti, e affamati e assetati di giustizia, e misericordiosi e mondi in cuore,
                  e pacifici. Ecco dunque ch’io ti narrai molti fatti, come potei e volli. Il primo a volere che mi confessassi a
                  te, Signore Dio mio, poiché sei buono, poiché la tua misericordia è eterna, fosti tu.


                  Un nuovo proposito

                  2. 2. Ma quando mai riuscirò con la lingua della mia penna a elencare tutti i tuoi incitamenti e tutte le tue
                  intimidazioni e le consolazioni e le direttive, con cui mi conducesti a predicare la tua parola e a dispensare
                  il tuo sacramento al tuo popolo? Se anche riuscissi a farne un elenco ordinato, troppo preziose per me
                  sono le gocce del tempo. Da molto mi riarde il desiderio di meditare la tua legge, di confessarti la mia
                  conoscenza e la mia ignoranza in proposito, le prime luci della tua illuminazione e i residui delle mie
                  tenebre, fino a quando la mia debolezza sia inghiottita dalla tua forza. Non voglio disperdere altrimenti le
                  ore che mi ritrovo libere dal ristoro indispensabile del corpo, dalle applicazioni dello spirito e dai servizi
                  che dobbiamo ai nostri simili, o che non dobbiamo, ma ugualmente rendiamo.

                  Preghiera a Dio
                  2. 3. Signore Dio mio, presta ascolto alla mia preghiera; la tua misericordia esaudisca il mio desiderio,
                  che non arde per me solo, ma vuole anche servire alla mia carità per i fratelli. Tu vedi nel mio cuore che è
                  così. Lascia che ti offra in sacrificio il servizio del mio pensiero e della mia parola, e prestami la materia
                  della mia offerta a te. Sono misero e povero, tu ricco per tutti coloro che ti invocano, tu senza affanni,
                  che ti affanni per noi. Recidi tutt’intorno alle mie labbra, dentro e fuori, ogni temerità e ogni menzogna.
                  Siano le tue Scritture le mie caste delizie; ch’io non m’inganni su di esse, né inganni gli altri con esse.
                  Signore, guarda e abbi pietà, Signore. Dio mio, luce dei ciechi e virtù dei deboli, e tosto luce dei veggenti
                  e virtù dei forti; volgi la tua attenzione sulla mia anima e ascolta chi grida dall’abisso. Se non fossero
                  presenti anche nell’abisso le tue orecchie, dove ci volgeremo? a chi grideremo? Tuo è il giorno e tua la
                  notte, al tuo cenno trasvolano gli istanti. Concedimene un tratto per le mie meditazioni sui segreti della tua
                  legge, non chiuderla a chi bussa. Non senza uno scopo, certo, facesti scrivere tante pagine di fitto mistero;
                  né mancano, quelle foreste, dei loro cervi, che vi si rifugiano e ristorano, vi spaziano e pascolano, vi si
                  adagiano e ruminano. O Signore, compi la tua opera in me, rivelandomele. Ecco, la tua voce è la mia
                  gioia, la tua voce una voluttà superiore a tutte le altre. Dammi ciò che amo. Perché io amo, e tu mi hai
                  dato  di amare. Non abbandonare i tuoi doni, non trascurare la tua erba assetata. Ti confesserò quanto
                  scoprirò nei tuoi libri. Oh, udire la voce della tua lode, abbeverarsi di te, contemplare le meraviglie della
                  tua legge fin dall’inizio, quando creasti il cielo e la terra, e fino al regno eterno con te nella tua santa
                  città.

                  2. 4. Signore, abbi pietà di me ed esaudisci il mio desiderio. Non credo sia desiderio di cose terrene, di
                  oro  e  argento  e  pietre  preziose,  o  di  vesti  fastose,  o  di  onori  e  potere,  o  di  piaceri  carnali,  o  di  beni
                  necessari al corpo durante il nostro pellegrinaggio in questa vita.  Tutte queste cose ci vengono date in





                  Agostino – Confessioni                                                    pag. 98 di 134
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