Page 44 - Commento Mistico al Cantico dei Cantici
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persino lustro alla sua bellezza. Esse sono stupefatte di vedere un amore così intenso,
così costante e così fedele in mezzo a tante traversie. Domandano: Chi è l’Amato? Per
dominare a tal punto la sua Amante, dicono, deve essere di un valore senza pari; perché
nonostante queste fanciulle siano spirituali, esse non sono ancora nella condizione di
comprendere un cammino così intenso e così nudo. Se la Sposa avesse pensato a se
stessa avrebbe detto: Non chiamatemi bella (Rut 1,20), avrebbe usato una qualche
parola di umiltà. Ma ella è incapace di tutto questo, ha un’unica occupazione: la ricerca
del suo Amato. Può parlare solo di lui, può pensare solamente a lui, e, seppure si
vedesse precipitata nell’abisso, non vi presterebbe attenzione. Quanto aveva appena
fatto per il timore di sporcarsi le è costato troppo, poiché le ha causato l’assenza del suo
Sposo: di modo che, istruita dalla sua disgrazia, non può più guardarsi, e quand’anche
fosse tanto orrenda quanto è bella, non potrebbe pensarci.
10. Il mio Amato è bianco e vermiglio, scelto tra mille.
Il mio Amato, dice l’Amante, è bianco grazie alla sua purezza, alla sua innocenza e
alla sua semplicità. È vermiglio per la sua carità, e perché ha voluto essere imporporato
e tinto del proprio sangue. È bianco per il suo candore; è vermiglio a causa del fuoco del
suo amore. Il mio Amato è scelto tra mille, cioè tra tutti. Io l’ho scelto e preferito a ogni
altro. Suo padre lo ha scelto tra tutti i figli degli uomini, come suo figlio unico e
prediletto (Mt 3,17), dal quale trae le sue gioie. Infine se voi volete sapere, o giovani
cuori, chi è che io amo tanto appassionatamente, egli è colui la cui beltà è superiore a
quella di tutti i figli degli uomini (Sal 44 [45],3), perché la grazia è diffusa sulle sue
labbra (Sap 7,16). Egli è lo splendore della luce eterna, lo specchio immacolato della
gloria di Dio, e l’immagine della sua bontà. Giudicate voi se io ho motivo di accordargli
l’assoluto privilegio del mio amore.
11. Il suo capo è un oro purissimo. I suoi capelli somigliano a rami di palma, e sono
neri come un corvo.
Con i capelli che ricoprono il capo si deve intendere l’umanità santa, che copre e
nasconde la Divinità. Questi stessi capelli, o questa umanità stesa sulla croce,
assomiglia ai rami di palma, perché è là che morendo per gli uomini essa conquistò la
vittoria sui loro nemici e fece loro meritare i frutti della redenzione che ci erano stati
promessi con la sua morte: allora la gemma della palma si schiuse, perché la Chiesa
nacque dal cuore del suo adorabile Sposo. Là l’umanità degna di essere adorata pare
nera come un corvo, perché, nonostante il candore e la purezza siano impareggiabili,
essa sembra non solo coperta di ferite, ma anche sovraccarica dei peccati e
dell’indegnità di tutti gli uomini. Quanto era nero Gesù Cristo quando sembrò un verme
e non un uomo (Sal 21 [22],7), l’obbrobrio degli uomini e l’onta del popolo? Tuttavia
tale nerezza non mancò di rivelare la propria bellezza, perché lui se ne era fatto carico
solo per discolparne il mondo intero.
12. I suoi occhi sono come le colombe che stanno vicino ai brevi ruscelli, bianche come
fossero state lavate nel latte, e che si tengono al bordo delle acque più copiose.